Non tutti i
Santi hanno avuto una vita completamente retta e vicina a Dio. Alcuni di loro
nel corso della propria esistenza si sono avvicinati a personaggi complessi
perdendo completamente la retta via e andando incontro a esperienze oscure e anche
diaboliche. È il caso del futuro santo Bartolo Longo che in un momento di crisi
spirituale profonda abbandonò la strada cristiana per dedicarsi al mondo
dell’occultismo.
Foto di Bartolo Longo (1841-1926) a 22 anni
Chi è Bartolo
Longo
Figlio di Bartolomeo, medico, e di Antonia Luparelli, entrambi molto devoti, Bartolo nacque a Latiano in provincia di Brindisi il 10 febbraio 1841 e appena tre giorni dopo venne battezzato. Come ci racconta lui stesso era «dice, un diavoletto vivace e impertinente, un po' birichino» e all’età di 5 anni venne portato nel collegio dei Padri Scolopi di Francavilla Fontana (come era consuetudine a quei tempi) per uscirne quasi diciottenne con il titolo di studio che lo abilitava all'insegnamento di “rudimenti grammaticali”. Alla morte del padre, la madre Antonia si risposò con un altro uomo che avviò Bartolo alla carriera di avvocato presso uno studio di Lecce, dove però anche per il lutto paterno, Longo si lasciò andare ad una vita sfrenata fatta di feste goliardiche e storie d’amore. Con l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia però l’istruzione conseguita perse completamente valore e Bartolo dovette iscriversi presso la Regia Università di Napoli per compiere studi di giurisprudenza. Ma anche la vita nella città partenopea si rivelò frivola e libertina per Longo che riprese a partecipare a balli e conviviali incontri con gli amici tralasciando ancora una volta gli studi e il lavoro. Ma i pericoli che lo attendevano erano ben altri!
La casa natale di Bartolo Longo a Latiano
«La Vita di Gesù» di Renan
Tra le letture
che capitarono sotto gli occhi di Bartolo ci fu la «Vita di Gesù» scritta da
Ernest Renan, un’opera rivoluzionaria che sconvolse il mondo cristiano in cui
l’autore affermava che Cristo era solo un personaggio importante e non il
Figlio di Dio. Il contenuto del libro
contraddiceva tutto quello in cui Bartolo aveva creduto e che gli era stato
insegnato dalla madre facendolo sprofondare in una crisi profonda e portandolo
a frequentare ambienti di sedute spiritiche e messe nere, spinto da curiosità
ma anche dalla ricerca di qualcosa che placasse i suoi dubbi. Per cinque
anni la vita di Longo fu praticamente dedicata soltanto alla frequentazione di
quei circoli, arrivando egli stesso a dichiarare di essere posseduto da un
demone e persino divenendo un sacerdote satanico.
La redenzione
Ma la
frequentazione di quegli ambienti gettò Longo in una profonda depressione sia
psichica che fisica, arrivando fra l’altro un paio di volte vicino al suicidio,
probabilmente anche per i digiuni che venivano richiesti per le cerimonie
sataniche. La svolta della sua vita
fortunatamente arrivò una notte. In preda agli incubi, Bartolo sognò il padre Bartolomeo
che gli chiedeva di tornare da Dio. Qualche giorno dopo, l’uomo con l’aiuto
del prof. Vincenzo Pepe, suo compaesano e uomo molto religioso egli venne mandato sotto la direzione
spirituale del padre domenicano Alberto Radente il quale in pochissimo tempo lo
fece entrare nell’Ordine Terziario dei Domenicani riportandolo sulla retta via.
Disegno di Padre Alberto Radente ad opera di N. Iuppariello
L’incontro
con Caterina Volpicelli e Marianna Farnararo
Bartolo
tornò a Napoli dove conobbe Ludovico da Casoria e Caterina Volpicelli, che
saranno proclamati in seguito anche loro santi e grazie ai quali entrò in
contatto con la contessa Marianna Farnararo che a soli 27 anni era rimasta
vedova con cinque figli con un enorme patrimonio da gestire. Per amministrare i beni e insegnare ai
bambini venne scelto lo stesso Longo che si trasferì in una delle abitazioni
della nobildonna e nel tempo i due divennero amici e inseparabili nelle opere
di carità. Quella amicizia così profonda dette origine però a molte
malelingue e papa Leone XIII consigliò loro di sposarsi con il proposito però
di essere e rimanere solo buoni amici.
I coniugi Longo dopo il matrimonio
In uno dei
tanti viaggi a Pompei per gestire i beni della moglie, Bartolo vagando per quei
campi, in contrada Arpaia, sentì una
voce misteriosa che gli diceva: “Se propaghi il Rosario, sarai salvo!”. E
subito dopo udì l'eco di una campana lontana, che suonava l'Angelus di
mezzogiorno. L’uomo capì così di avere una missione da compiere, quella di costruire
una “pia società” intitolata al Santo Rosario, da realizzarsi proprio lì, in
quella zona pressochè disabitata.
Il quadro
della Madonna di Pompei
L’opera più
famosa legata a quel luogo e ancora oggi è la cosiddetta “Madonna di Pompei”. Si tratta di una tela consumata dalle tarme
e dal tempo, che mancava in più parti di pezzi di colore, che raffigurava la
Madonna in atteggiamento antistorico, mentre porge la corona a Santa Rosa da
Lima anziché a Santa Caterina da Siena, come invece vorrebbe la tradizione
domenicana. L’opera arrivò nelle mani di Longo per puro caso. Quando si
trovava a Napoli in cerca di un quadro che potesse richiamare i fedeli e diffondere
la devozione, l’uomo incontrò Padre Radente che gli suggerì di recarsi al Conservatorio
del Rosario di Portamedina e di chiedere a Suor Maria Concetta De Litala un
vecchio quadro del Rosario che egli stesso le aveva affidato dieci anni prima.
Alla vista del dipinto Bartolo rimase sconvolto e assieme a lui anche tutti gli
altri che lo aiutavano nella missione. Ci vollero tre interventi di restauro
prima di poterlo finalmente esporre.
Gli ultimi
anni
Alla morte della moglie, Longo fuggì
da Pompei per la confusione che l’eredità della donna avrebbe creato,
trasferendosi prima a Napoli, dal nipote ingegnere, e poi, a Latiano mentre a
Pompei gli ufficiali del Salento inventariavano tutti i beni della contessa. A distanza di poco più di un anno,
dopo tante richieste, Longo tornò nella sua città, senza un soldo, ma accolto
dalla popolazione come un salvatore. Il 30 maggio 1925 venne insignito
dell'onorificenza pontificia di Cavaliere di Gran Croce del Sacro e Militare Ordine
del Santo Sepolcro, mentre qualche anno prima papa Leone XIII gli aveva
conferito l'onorificenza pontificia di Commendatore dell'Ordine di San Gregorio
Magno.
Bartolo Longo insignito della Gran Croce del Santo Sepolcro, 1925
Gli ultimi anni Bartolo li trascorse
vivendo una profonda amicizia con il dott. Giuseppe Moscati, che verrà proclamato
santo il 25 ottobre 1987 da papa Giovanni Paolo II. Il pomeriggio del 5 ottobre
1926 Longo morì: il grande amico senza sapere nulla di quanto stesse accadendo, mentre tornava da Pompei dopo
averlo accudito come era solito fare disse ai familiari «Don Bartolo è passato
in cielo».
Urna contenente il corpo del beato Bartolo Longo situata nella cappella omologa del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei |
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