giovedì 1 dicembre 2022

Enigmi dal passato. Il libro di Enoch

di Mario Pagni

Il Libro di Enoch è uno dei più famosi e misteriosi testi apocrifi della storia, giunto sino a noi in un’antica lingua estinta di origine etiope (il ge῾ez). Secondo gli storici, si tratterebbe di una rielaborazione di alcuni precedenti testi sacri scritti in aramaico. In quanto però apocrifo, il Libro di Enoch non fu accolto tra i testi biblici né ebraici, né cristiani (eccezion fatta per la Bibbia copta). L’opera si ritiene risalente al I secolo a.C., ma ricostruirne le vicende e le origini risulta estremamente difficile, vista la scarsità di fonti al riguardo e il suo non essere stata accettata tra i testi canonici. Questo rifiuto di entrare nella tradizione ebraica risalirebbe al I secolo d.C., mentre quello cristiano al IV secolo d.C.

Il presunto Libro di Enoch

Le vicende del personaggio di Enoch sono contenute nel Libro della Genesi, comune ai testi sacri sia ebraici che cristiani. Secondo la tradizione biblica, Enoch è discendente diretto di Adamo ed Eva da parte di Set, terzo figlio della coppia "divina" per antonomasia. Set visse per ben 365 anni, e fu padre di Matusalemme e bisnonno di Noè. La sua fine, citata anche nel Nuovo Testamento, è particolarmente difficile da comprendere. In poche parole, pare che proprio Dio l’abbia chiamato in cielo perché lo voleva accanto a sé. Tuttavia il Libro di Enoch parla anche d’altro: si narra addirittura di angeli che generarono dei giganti accoppiandosi con le donne presenti sulla Terra, cosa che fece infuriare Dio tanto da punire tutti i suoi "figli", sia divini che terreni. Queste vicende lasciano spazio a fantasie assai pericolose ma a nostro avviso non molto lontane da ciò che a suo tempo è veramente successo. Dei che si accoppiano con esseri umani e che magari provenivano da altri mondi sembra infatti a tutt’oggi una spiegazione del tutto normale o almeno fra quelle plausibili.

 Visioni oniriche ispirate dal Libro di Enoch

Nonostante l’accantonamento del Libro di Enoch motivato dal suo essere bollato come apocrifo, l’interesse per questa misteriosa opera non si spense mai del tutto. Dal Rinascimento sino all’età contemporanea, furono molti gli autori ed intellettuali che si dedicarono alla traduzione e all’esegesi del testo. Tra questi Pico della Mirandola, lo storico Joseph Justus Scaliger, il bibliografo Johann Albert Fabricius, il linguista Silvestre de Sacy e il biblista Robert Henry Charles. Quest’ultimo tradusse verso la fine del XIX secolo il Libro di Enoch in inglese, basandosi su tutto il materiale allora disponibile. Decisiva, in tal senso, fu la diffusione in Europa (risalente a circa un secolo prima) di alcune copie del testo apocrifo sempre in lingua ge’ez ad opera dell’esploratore scozzese James Bruce, che però sembra non fosse a conoscenza dell’identità di ciò che si portò dietro da un viaggio in Etiopia.

Le recenti scoperte dei Rotoli del Mar Morto (intorno agli anni 50’ del XX secolo) hanno riesumato l’interesse per questo curioso e inquietante scritto che tacciato di essere un falso per secoli, ha dimostrato invece la sua reale esistenza proprio con il rinvenimento nel sito archeologico di cui sopra. Le antiche cinque distinte parti in aramaico, che avrebbero poi composto il nucleo del libro, erano così suddivise: Libro dei Vigilanti, Libro delle Parabole, Libro dell’Astronomia, Libro dei Sogni e Lettera a Enoch.

Frammenti del Libro dai Rotoli del Mar Morto

Ciò ha cambiato completamente la percezione del testo anche nella cultura di massa ridestandone autentico interesse. Tra l’inestimabile patrimonio di informazioni e scritti rinvenuti e poi tradotti, vi erano frammenti malridotti del Libro di Enoch in lingua aramaica, i quali come abbiamo detto, contribuirono ad ampliarne la conoscenza e le successive traduzioni.

Enoch e i vigilanti


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