È una delle
divinità più misteriose e tenebrose della mitologia greca, legata ad eventi
catastrofici e terribili e a figure malefiche e demoniache. Ma la sua origine era meno terrificante e
paurosa di quanto poi nel tempo non lo sia diventata. Ma vediamo tutto più
nei dettagli tutta la sua storia.
Le origini di
Ecate
La prima dea
Ecate (o meglio Hecate, Hekate o Hekat) la troviamo in Asia Minore, nella zona
della Tracia e della Tessaglia o Caria dove veniva venerata come una Dea Madre, protettrice delle partorienti e
delle nascite ma anche della Natura in generale. Con l’Era Tolemaica però la
divinità cominciò a prendere caratteristiche più oscure fino a legarsi alla
stregoneria e divenire la regina degli spettri, aspetto che mantenne poi
anche in epoche successive fino ad oggi a partire dal Rinascimento, quando la
sua figura tornò in auge nei circoli filosofici, letterari e religiosi.
La dea Ecate
Dea della mitologia/religione greca e romana, Ecate era una divinità psicopompa (in grado cioè di passare dal regno dei vivi a quello dei morti e degli dei e viceversa), caratteristica tipica di coloro che accompagnavano i defunti nell’aldilà. Non a caso infatti spesso viene raffigurata con una torcia in mano, come nell’atto proprio di guidare i vivi nel Regno dei morti.
Le sue
origini non sono chiare: secondo Esiodo
è una discendente diretta della stirpe dei Titani, in quanto figlia del titano
Persete e di Asteria, ma secondo un’altra tradizione sarebbe una delle tante
figlie che Zeus avrebbe avuto, questa volta con Ferea, figlia di Eolo, se non
con Demetra. Ed è proprio grazie al padre che la dea avrebbe tutte le sue
doti, il dominio sconfinato sulla terra, sugli inferi e sul cielo, concedendole
simultaneamente i diritti che spettavano alle divinità primordiali di
realizzare i desideri degli uomini a proprio piacimento. Secondo la leggenda,
poi, fu proprio Ecate a sentire le grida di Persefone quando fu rapita da Ade,
e fu sempre lei ad avvertire sua madre Demetra di quello che era successo. Le
sue figlie (o meglio ancelle) che venivano chiamate Empuse erano mostri soprannaturali femminili solite a terrorizzare e anche mangiare i
viaggiatori che passavano nelle strade dove si trovavano.
Ecate combatte Clizio, a sinistra. Dettaglio del Rilievo dall'Altare di Pergamo, IV secolo a.C.
Le tre Ecate
La dea, la
più potente di tutto l’Olimpo, aveva però anche un aspetto misterioso che la
caratterizzava, quello di essere
considerata Una e Trina, cioè di possedere assieme tre sembianze distinte, in
antitesi l’una con l’altra ma legate da un unico filo conduttore. Non a
caso una delle rappresentazioni più comuni della dea è quella dove viene
riprodotta in triplice forma, che richiama il suo aspetto terrestre, lunare e
ctonio.
La troviamo
raffigurata anche come parte di una triade, da donna anziana in quella di vergine,
ninfa, vegliarda, come Luna calante assieme a Selene, la Luna piena ed
Afrodite, la Luna.
Ecate, la dea greca dei crocicchi e rappresentata in triplice natura
In realtà nelle prime raffigurazioni Ecate viene riprodotta come qualsiasi altra divinità in “forma singola”, come ci racconta anche il poeta della Beozia Esiodo nei suoi celebri passi e come la ritroviamo anche nella «più antica raffigurazione di tutto il mondo greco di Hekate, risalente a circa 2700 anni fa. Il monumento più antico rinvenuto che la riguarda è una piccola terracotta trovata ad Atene, proprio con una dedica a suo nome in una scrittura tipica del sesto secolo. La dea è raffigurata seduta su un trono e ha una corona attorno alla testa; non ha nessun tratto o caratteristica distintivi e l'unico valore dell'opera, che è chiaramente di un tipo comune e degna di menzione solo per l'iscrizione, è che costituisce prova di come la forma singola fosse quella originale e che ad Atene era conosciuta prima dell'invasione persiana».
William Blake, Ecate o le tre Parche, 1795, Londra
Mentre la prima riproduzione nella forma di
triade, almeno secondo Pausania, è quella di Alcamene, scultore del periodo
greco classico della fine del V sec., anche se alcuni artisti continueranno a
raffigurarla in quello originario per poi prendere il definitivo sopravvento nel periodo
ellenistico.
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