giovedì 19 gennaio 2023

I fuochi di Sant’Elmo

di Mario Pagni

Fuochi di Sant'Elmo su un antico veliero Ricostruzione

Il nome trae la sua origine (secondo alcune fonti) da Sant’Erasmo poi Sant’Elmo vescovo di Formia martirizzato nell’anno 303 sotto l’imperatore Diocleziano. Patrono dell’intestino (secondo una delle versioni agiografiche sarebbe stato martirizzato proprio per eviscerazione), sarebbe anche protettore dei naviganti per i quali le fonti riportano invece la sua condanna al rogo. Per questo e secondo la tradizione, quando il santo fu bruciato si levarono fiamme bluastre che furono viste e interpretate come la sua stessa anima che si levava al cielo. Secondo una ulteriore versione ad esso collegata, Sant’Elmo si sarebbe ammalato proprio durante un viaggio in mare (da qui il patrono dei naviganti) e sopraggiunta una forte tempesta trovandosi già in punto di morte e prima di esalare l’ultimo respiro, promise all’equipaggio che sarebbe tornato per salvare la nave e i suoi occupanti. In effetti poco dopo la sua morte una strana luce bluastra comparve sull’alberatura della nave tranquillizzando i marinai riguardo l’esito propizio della tempesta.

Sant'Elmo o Sant'Erasmo da Formia

C’è anche chi sostiene invece che Sant’Elmo in verità sarebbe San Pedro Gonzales confuso con Sant’Erasmo vescovo siriano che avrebbe ugualmente due significati: stando ai navigatori che ebbero alla loro vista esperienze confortanti, porterebbero (come detto sopra) le imbarcazioni alla salvezza, al contrario le faville elettriche che durante le tempeste coronano le alberature delle navi rappresenterebbero infausti presagi e conseguenti destini.

Come si vede esistono infinite versioni del fenomeno appena descritto alle quali viene associata in passato una certa evidente confusione legata alla stessa sua natura, tanto da confonderlo con i “fuochi fatui” (emanazione di gas organico di palude o presso i cimiteri) e i cosiddetti “fulmini globulari” ionizzazione dell’aria che precederebbe i temporali.

Immagine notturna di fulmine globulare

La tradizione e le leggende spesso assai suggestive, vorrebbero invece che questi fenomeni luminosi in particolare i succitati fuochi fatui sarebbero anime dannate che attraevano i viandanti verso i cimiteri e le infide paludi circostanti come terre senza ritorno. Secondo altri al contrario sarebbero spiriti benigni i quali avrebbero condotto e guidato i coraggiosi che osavano seguirli nella notte di Santa Walpurga (il primo maggio quando per il folklore tedesco si facevano i sabba), in luoghi dove erano sepolti fantastici tesori.

Immagine di fuochi fatui presso un cimitero ricostruzione

 

La versione rigorosamente scientifica dei Fuochi di Sant’Elmo

Secondo la scienza ufficiale i fuochi sono comunque una delle più spettacolari manifestazioni della presenza di elettricità nell'atmosfera. Il fenomeno è provocato da una ionizzazione delle molecole di ossigeno (O2) e di azoto atmosferico (N2), (da qui il colore bluastro luminescente) che si caricano e quando tornano nello stato precedente, emettono un bagliore che in alcune circostanze appare proprio come un fuoco, spesso in getti doppi o tripli, che scaturisce da strutture alte ed appuntite, come alberi maestri delle navi, guglie e ciminiere.

Fuochi fatui di Palude

L'effetto è visibile solo quando l'aria è priva di umidità, infatti l'atmosfera secca accumula più facilmente elettricità. Per questo motivo essi sono visibili solitamente prima di un temporale e non appena arriva la pioggia, il bagliore scompare.  I fuochi fatui e ancor peggio i fulmini globulari sono fenomeni ancora diversi e di altra origine (gassosa i primi, elettricità elettrostatica con ionizzazione delle molecole dell’aria circostante i secondi).

Aereo in volo con strane luminescenze sulle ali e sul muso del velivolo

Rimane indubbia la suggestione nei soggetti che osservano tali fenomeni e che in passato hanno originato anche le succitate leggende e le conseguenti fantasiose spiegazioni.

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