lunedì 7 febbraio 2022

Raimondo di Sangro Principe di Sansevero

di Chiara Sacchetti

Parlare di Raimondo di Sangro, meglio conosciuto come il Principe di Sansevero, significa addentrarci nelle profondità più oscure e singolari della mente umana, scavare non solo nella genialità ma anche nelle conoscenze esoteriche e simboliche che poi si sono esplicate non soltanto nella sua vita ma anche nelle straordinarie opere che ci ha lasciato. Uomo dotato di un ingegno fuori dal comune, e anche «Uomo straordinario predisposto a tutte le cose che osava intraprendere […] celebre indagatore dei più reconditi misteri della Natura», il Principe, visse un’esistenza come si può dire “piena”, fatta di esperimenti, invenzioni e assieme anche con lo studio di materie adatte solo a poche persone e fu lui stesso che alimentò il suo mito e l’alone di mistero intorno alla sua figura.

Francesco de Mura, Raimondo di Sangro

Discendente si dice dalla casata di Carlo Magno, Raimondo di Sangro nacque nel castello di Torremaggiore il 30 gennaio 1710 da Cecilia Gaetani dell'Aquila d'Aragona, figlia della principessa Aurora Sanseverino, e da Antonio di Sangro, duca di Torremaggiore. Rimasto orfano da parte di madre molto presto, con un padre spesso lontano dall’Italia, il bambino venne affidato alle cure del nonno Paolo, sesto principe di Sansevero e cavaliere del Toson d'Oro, che lo portò con sé a Napoli crescendolo nel Palazzo di famiglia in piazza San Domenico Maggiore.

Ragazzino molto sveglio e vivace, dotato di una profonda intelligenza, Raimondo venne mandato dal nonno al Collegio dei Gesuiti a Roma, dove si dedicò allo studio della filosofia, della pirotecnica, dell'architettura militare (della quale scrisse anche un saggio rimasto però purtroppo inedito), delle lingue, dell'idrostatica e delle scienze naturali.

Statua della Pudicizia velata

Ancora allievo al Collegio dei Gesuiti, il futuro principe  iniziò inventando un palco pieghevole per le rappresentazioni teatrali dimostrando la sua natura eclettica e fantasiosa. Poco dopo morì il nonno e grazie alla rinuncia paterna all’eredità divenne il settimo Principe di Sansevero entrando in possesso anche del Palazzo di Sangro che resterà la sua dimora per tutta la vita.

Giovanissimo incontrò il grande amore, la cugina quattordicenne Carlotta Gaetani dell'Aquila d'Aragona con la quale convolò a nozze nel 1736 nelle Fiandre ed ebbe addirittura otto figli. Ma la sua fama e la sua grande intelligenza non passarono inosservati e due anni prima del matrimonio venne nominato gentiluomo di camera con esercizio di Sua Maestà dall'amico Carlo III di Borbone, Re del Regno di Napoli, e soltanto nel 1740 gli venne conferito il titolo di Cavaliere dell'Ordine di San Gennaro.

Soltanto tre anni prima era stato iniziato alla Massoneria entrando nella Loggia del duca di Villeroy a Parigi; quattro anni più tardi divenne Maestro Venerabile della Loggia “Perfetta Unione”, e come se non bastasse il 10 dicembre 1747 fondò nel suo Palazzo di Famiglia il “Cerchio Interno” alla sua stessa Loggia che definì Rosa d'Ordine Magno, dalla quale prese vita il Rito Egizio Tradizionale. Nel 1759 divenne Gran Maestro della Massoneria napoletana, ma l’anno successivo Carlo III promulgò un editto con il quale condannò i membri della «rispettabile Società» e chi li frequentasse, cosa che portò Raimondo a rinunciare sotto giuramento all’appartenenza alla Massoneria, restando però in segreto Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale.

Non pago l’anno successivo il Principe di Sansevero pubblicò la Lettera Apologetica dell'Esercitato Accademico della Crusca contenente la Difesa del libro intitolato “Lettere d'una Peruana” per rispetto alla supposizione de' Quipu scritta alla Duchessa di S**** e dalla medesima fatta pubblicare, un’opera molto discussa con moltissimi riferimenti alla Cabbala e all’esoterismo e numerose citazioni e riferimenti ad autori eterodossi che vivacizzavano l’Illuminismo dell’epoca. Il lavoro di Raimondo però non piacque alla Chiesa che già l’anno successivo mise la Lettera nell’indice dei Libri Proibiti: a nulla valse la supplica scritta di pugno dal Principe direttamente al Papa e l’opera fu così oscurata.

Dopo quello che era accaduto il suo estro nello scrivere fu messo a tacere, soprattutto per evitare di cadere in nuove censure, tanto da rimanere praticamente improduttivo se si esclude la “Dissertation sur une lampe antique” del 1756, dove egli discute su alcuni meccanismi che aveva già progettato per la realizzazione del “lume perpetuo”. Di contro si dedicò alla sua passione più grande, ossia la realizzazione di straordinarie invenzioni.

Nonostante la fortuna e le conoscenze, gli ultimi anni di vita di Raimondo di Sangro furono caratterizzati da un grave problema economico e dai contrasti che emersero a seguito della partenza dalla corte di Carlo di Borbone, suo grandissimo e fedele amico.

Carrozza Marittima di Raimondo di Sangro

Nel luglio 1770 avvenne la sua ultima uscita pubblica ufficiale con un’elegante carrozza marittima apparentemente trainata da cavalli ma in realtà mossa da un ingegnoso sistema di pale a foggia di ruote rimasta la sua più creativa e straordinaria invenzione. Finite le sue energie e anche la sua stessa vena creativa, il Principe di Sansevero si spense il 22 marzo 1771 nel suo Palazzo di Napoli, quasi certamente per una malattia dovuta alle «chimiche preparazioni», a cui si dedicava con passione e dedizione nei momenti liberi, assieme alle invenzioni più disparate.

Cappella di Sansevero a Napoli

Di lui, oltre alle sue curiose invenzioni, resta soprattutto la splendida Cappella di Sansevero a Napoli, un connubio di arte ed esoterismo e le celeberrime “macchine anatomiche umane” eccellente e valido cantiere per lo studio della circolazione sanguigna.

Nessun commento:

Posta un commento