lunedì 10 gennaio 2022

Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti

di Chiara Sacchetti

È il fondatore di uno degli ordini religiosi più importanti e forti, definito il braccio armato della Chiesa, ma chi è davvero Ignazio di Loyola?

Minore di tredici figli, Íñigo López de Loyola, più conosciuto come Ignazio di Loyola nacque nel comprensorio municipale di Azpeitia, il 23 ottobre 1491 da Beltrán Yáñez de Oñaz y Loyola, soldato al servizio di Enrico IV, dei Re cattolici, e Marina Sáenz de Licona y Balda, quest’ultima figlia di Martín García de Licona, cortigiano dei re di Castiglia e consigliere dei Re cattolici, che possedeva il dominio e il maggiorascato della casa di Balda.

Sant'Ignazio di Loyola fondatore dei Gesuiti

Cresciuto sotto l’attenzione del fratello maggiore Martín e della cognata Magdalena Araoz, il futuro fondatore dei Gesuiti rimase orfano molto presto e nel 1506 venne mandato alla corte di Giovanni Velázquez de Cuéllar, ministro delle finanze del re Fernando il Cattolico per ricevere un'educazione cavalleresca e religiosa e dove si mise in evidenza per le sue doti artistiche nel suonare uno strumento e nella danza, ma assieme anche per la sua abilità nei tornei.

Momento cruciale della sua vita fu l’incidente di guerra che gli procurò la rottura in più parti della gamba destra durante i bombardamenti. Venne sottoposto a moltissimi e dolorosissimi interventi che sopportò stoicamente, ma che non gli evitarono di rimanere zoppo per il resto della sua vita. Il lungo periodo di degenza che dovette sopportare fu per Ignazio anche l’occasione di una profonda crisi esistenziale e religiosa, dovuta anche (e forse) alle letture che faceva per trascorre il tempo a letto. Anche se lui avrebbe voluto romanzi cavallereschi e avventure eroiche più vicine alla sua indole, gli vennero dati la Vita Christi, di Landolfo di Sassonia, un frate certosino e il Flos sanctorum, le celebri vite dei santi composte dal domenicano Jacopo da Varazze. Le storie che lesse, quelle gesta altrettanto eroiche di digiuni e penitenze misero in dubbio, (anche forse per la sua situazione fisica che non gli avrebbe permesso di proseguire la sua carriera militare), la sua vita così tanto che Ignazio decise di dedicarsi all’impegno religioso. Trascorse così quei mesi di obbligata permanenza pregando, leggendo testi sacri, meditando e scrivendo appunti che poi sarebbero sfociati negli Esercizi Spirituali, il suo testo più importante.

Ignazio di Loyola in abiti militari

Una volta ristabilito, il futuro Santo decise di partire per un pellegrinaggio verso i santuari mariani della Spagna e in quello di Montserrat fece una veglia delle armi dedicata alla Vergine, dove appese i suoi paramenti militari davanti ad un’immagine della Madonna mettendosi a pregare. Il 25 marzo, festa di Maria, entrò nel Monastero di Manresa in Catalogna dove assunse il nome di Ignazio, forse in onore e in devozione di Sant’Ignazio di Antiochia, anche se qualcuno pensa che erroneamente lo ritenesse una semplice variante del suo nome.

Durante un periodo di penitenza e di digiuno sul fiume Cardoner, Ignazio «camminando così assorto nelle sue devozioni, si sedette un momento, rivolto verso l’acqua che scorreva in basso, e, stando lì seduto, cominciarono ad aprirglisi gli occhi dell'intelletto. Non già che avesse una visione, ma capì e conobbe molte cose della vita spirituale, della fede e delle lettere, con una tale luce che tutte le cose gli apparivano nuove.»

Da Venezia nel 1523 arrivò così a Gerusalemme, meta del pellegrinaggio, dove visitò i luoghi santi della vita di Gesù ma dovette abbandonare l’idea di trasferirsi in Palestina per il divieto da parte dei frati francescani della Custodia della Terra Santa. Ma una volta tornato in Spagna all’Università per il suo spiccato misticismo venne sospettato di essere un alubrando e venne tenuto in carcere dall’Inquisizione per oltre 40 giorni. Una volta libero andò a Parigi dove si iscrisse all’Università per ampliare la sua cultura letteraria e teologica e qui vi restò per 7 anni e dove progettò di fondare un nuovo ordine religioso, che «non si dedicasse, come gli altri alla preghiera e alla santificazione dei suoi componenti, ma, libero da ogni impaccio di regole claustrali, esercitasse praticamente il cristianesimo, servendo ai grandi scopi della Chiesa.»

Emblema della Compagnia di Gesù L'emblema dell'ordine un disco raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere IHS, il monogramma di Gesù. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi della Passione.

Il 15 agosto del 1534, Ignazio e altri sei colleghi, Pierre Favre, Francesco Saverio, Diego Laínez, Alfonso Salmerón, Nicolás Bobadilla e Simão Rodrigues si incontrarono a Montmartre, un quartiere vicino alla Parigi di allora, dove fondarono un ordine militare-religioso che chiamarono la Compagnia di Gesù avente lo scopo di eseguire lavoro missionario e di ospitalità a Gerusalemme o andare incondizionatamente in qualsiasi luogo il Papa avesse ordinato loro, legandosi con un voto di povertà, castità e obbedienza, anche e soprattutto al Papa.

Tre anni più tardi i nuovi “confratelli” si recarono a Roma per ottenere l’approvazione al nuovo ordine dal Papa che elogiò il loro operato; il 24 giugno a Venezia ricevettero dal vescovo di Arbe l’ordinazione sacerdotale: il gruppo iniziò subito il proprio incarico in Italia prendendosi cura dei poveri e dei bisognosi. L’anno successivo una congregazione di cardinali confermò l’ordine nella Bolla papale “Regimini militantis ecclesiae”, limitando però inizialmente il numero dei membri a soli 60.

Paolo III e Sant'Ignazio di Loyola che approva la regola e l'ordine

Ignazio venne così eletto come primo preposto dell’Ordine e il suo primo incarico dato ai seguaci, fu quello di andare come missionari in tutto il mondo a dare vita a scuole, istituti, collegi e seminari, predicare e confessare e istruire tutti: non a caso molti sovrani dell’epoca ebbero proprio i gesuiti come padri spirituali.

Dopo aver dato alle stampe i suoi Esercizi Spirituali e aver fondato a Messina il primo Collegio dei Gesuiti, fra il 1553 e il 1555 Ignazio dettò al suo segretario la sua autobiografia.

Esercizi Spirituali

La sera del 30  luglio 1556 sentendo approssimarsi la fine, il futuro Santo, chiese conforti religiosi e la benedizione del Papa, ma il suo segretario rimandò tutto alla mattina: Ignazio morì purtroppo la mattina presto del giorno successivo, senza ricevere i sacramenti dei moribondi che aveva richiesto. Fu seppellito il 1 luglio nella chiesa di Santa Maria della Strada a Roma.

Ignazio venne successivamente canonizzato il 12 marzo 1622. Il 23 luglio 1637 il suo corpo fu collocato in un'urna di bronzo dorato, nella Cappella di Sant'Ignazio della Chiesa del Gesù in Roma. La statua del Santo, in argento fu realizzata da Pierre Legros. La festa religiosa viene celebrata il 31 luglio, giorno della sua morte.

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