lunedì 24 gennaio 2022

Storia dei Tarocchi

di Chiara Sacchetti

Non sappiamo con certezza quale sia l’origine degli attuali Tarocchi, e varie e molteplici sono le teorie che si sono susseguite nel corso dei secoli, anche se la loro storia si perde nella notte dei tempi fino a intrecciarsi con racconti leggendari e misteriosi.

Thoth divinità egizia

Per Court Gebelin, uno studioso francese del 1700, i Tarocchi sarebbero una rappresentazione su carta degli antichi geroglifici del Libro di Thot, testo in cui veniva raccolta tutta la conoscenza e la religione degli antichi egizi, e dove i tarocchi stessi sarebbero l’alfabeto riservato inizialmente ai sommi sacerdoti dove è raccolto il sapere originario e da cui poi sono iniziate tutte le forme di conoscenza. In questa accezione quindi, secondo lo storico, queste carte sarebbero state anticamente la chiave per aprire i sigilli dei geroglifici ieratici e sarebbero arrivate in Europa grazie alle migrazioni dei nomadi verso il XIV sec..

Un’altra teoria sulla stessa linea della precedente e forse anche la più probabile, vuole i Tarocchi collegati allo Ching, anch’esso un libro sapienziale cinese custode di tutta la conoscenza e risalente a più di 3000 anni fa. Questa ipotesi trova fondamento per più di un motivo: nell’Antica Cina i chings erano in effetti uno strumento di divinazione ad opera di scelte e casualità e collegato all’estrazione e soprattutto, proprio in quella terra, videro la luce sia la nascita delle carte da gioco sia anche la stampa stessa, tutti elementi che renderebbero plausibile questa ipotesi.

Milano, Sala Borromeo, Giocatori di Tarocchi

Altri invece sostengono che i primordiali Tarocchi siano collegabili alle naibbe, carte di un antico gioco che i musulmani portarono in Sicilia nel IX secolo quando vi si insediarono, il nome sarebbe derivante probabilmente dal sostantivo arabo nā’ib (“deputato”) che richiamerebbe proprio una delle figure del mazzo. Queste tessere erano originariamente senza figure con soli ornamenti e numeri, come la religione musulmana obbligava  e nel tempo poi si trasformarono in quelli odierni. Sappiamo che ebbero una grande fortuna e troviamo la prima menzione ufficiale nel Ludus qui vocatur naibbe (Il gioco chiamato naibbe), un testo contenuto nell’ordinanza del Priore di Firenze del 1376, dove se ne vietava però il gioco.

Ci sono infine altre due teorie.

Una che vuole che le carte siano arrivate tramite i contatti con i Mamelucchi egiziani verso la fine del XIII sec. nelle forme molto simili a quelli odierni con quattro semi, ossia mazze da polo, denari, spade e coppe, le prime poi sostituite nei tempi successivi con i bastoni, e dove ogni seme aveva tre figure di corte (Re, Regina e Cavaliere).

Infine l’altra teoria, molto più semplice, sostiene che i Tarocchi non sarebbero altro che il normale mazzo di carte a cui poi sono stati aggiunti i 22 Trionfi (i cosiddetti Arcani Maggiori); e il primo riferimento in Italia ufficiale è in una missiva del 1440 del notaio Giusto Giusti di Anghiari dove egli scrive: «Venerdì a dì 16 settembre donai al magnifico signore messer Gismondo un paio di naibi a trionfi, che io avevo fatto fare a posta a Fiorenza con l’armi sua, belli, che mi costaro ducati quattro e mezzo.»

Tarocchi del Mantegna, Carta della Fortezza

Solo due anni più tardi troviamo altre due citazioni sui Trionfi che compaiono nei registri della corte di Ferrara, la prima riferita al pagamento di Jacopo da Sagramoro, pittore di corte, per la decorazione di quattro mazzi di trionfi destinati al signore di Ferrara stesso Leonello d'Este mentre la seconda all'acquisto, ad un prezzo molto minore, di alcuni mazzi destinati ai fratelli di Leonello come se esistessero mazzi più economici rispetto ad altri.

Ed è proprio nell’Italia del Nord e precisamente alla corte di Milano con il duca Filippo Maria Visconti che si pensa possano essere nati gli attuali Tarocchi nella prima metà del 1400: come prova di ciò i numerosi ritrovamenti di carte, citazioni sui mazzi nei documenti e nei registri di corte e l’uso dei semi (tipicamente italiano), con le spade, i bastoni le coppe e i denari. Narra la storia infatti che il duca per celebrare la nascita di un figlio che non sperava di avere abbia commissionato la realizzazione di un mazzo di Tarocchi “italiani” dove erano rappresentate sedici divinità greche: la nascita però di una figlia femmina l’anno successivo, Bianca Maria Visconti, modificò il simbolismo delle carte ma non certamente il fatto che già in quegli anni i Tarocchi erano presenti e conosciuti nel nostro Paese.

Pisanello, Codex Vallardi 2483, Filippo Maria Visconti

Difficile se non impossibile sapere quale sia la reale storia di queste carte che nel tempo hanno preso significati esoterici e magici, usate per divinare il futuro  spesso influenzando scelte e idee.

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