di Chiara Sacchetti
I Tarocchi
sono delle carte che provengono da molto lontano di cui non abbiamo alcuna
certezza ma soltanto supposizioni e leggende che contribuiscono a rendere
questo sistema di divinazione ancora più affascinante e misterioso.
Ma come si
leggono i Tarocchi?
Leggere e interpretare i Tarocchi è una cosa piuttosto complessa che richiede un’immersione spirituale e una capacità di introspezione molto profonda. La sola e “banale” lettura della carta di cui abbiamo imparato il significato specifico, come ci dicono gli esperti che le usano, non basta, serve anche una capacità personale data da una sensibilità e una visione ampia e intensa della mente umana.
Tanti e vari sono i Tarocchi. Sceglierli per interpretarli non è
cosa facile anzi. Esistono infatti i Tarocchi cosiddetti Marsigliesi, i
Visconti-Sforza e altri tipi di carte, tutti con raffigurazione e
caratteristiche diverse l’uno dall’altro, a cui corrispondono anche personalità
e proprietà diverse, e assieme anche differenti raffigurazioni degli Arcani. La
condizione per il giusto uso e soprattutto per poi capirli e riuscire a
leggerli è quella di scegliere quello
che più si sente vicino a noi, quello che ci provoca emozioni e sensazioni
forti e benevole.
Pagina tratta da Sermones de Ludo cum Aliis XV sec.
I più
antichi manuali suggerivano di esporre queste carte alla luce della luna nuova
per 9 notti prima di cominciare ad usarli ma la cosa più importante in realtà è
sentirli propri e prendere come si suol dire una certa confidenza, senza far avvicinare persone scettiche o
poco affini a questa metodologia di divinazione. Altri invece consigliano a
chi intende cominciare a leggerli di prendere il mazzo in un momento importante
e significativo per una settimana,
sempre alla stessa ora, sparpagliare le carte, toccarle, rivoltarle prenderne
alcune, lasciarle guardarle e poi mischiarle di nuovo. Solo a quel punto si può
cominciare a leggerli.
I Tarocchi
genericamente si dividono nei cosiddetti
“Arcani Maggiori” e “Arcani Minori”. I primi, composti da 22 carte,
consistono nella raffigurazione di personaggi, edifici e oggetti in particolari
situazioni, da cui poi può scaturire una
lettura e quindi un’interpretazione e una risposta ai propri quesiti. Vediamone
alcuni.
Il Bagatto,
primo degli Arcani Maggiori, è conosciuto anche come il Mago, il Giocoliere e
l'Artigiano, questo perché la sua
rappresentazione si è sviluppata nel tempo ed è andata per così dire
trasformandosi fino a quella attuale. All’inizio raffigurava un artista di
strada, quasi un giocoliere di bussolotti (da qui il nome), poi con i Tarocchi
Marsigliesi, teneva nella mano sinistra un bastone quasi fosse un prestigiatore, di solito non guarda verso l’interlocutore
ma di lato. In quelle più recenti invece ritraeva prima un artigiano nel suo
laboratorio intento nel suo lavoro e infine in quelli contemporanei è diventato
un Mago.
Tarocchi Visconti-Sforza Tarocco 13 La morte
Uno degli
arcani che più fanno paura è il numero 13, la Morte, ma quello che viene sempre
detto è che essa non deve essere letta nel significato etimologico del termine,
bensì come un qualcosa che finisce ma che poi ricomincia, una sorta di
rinascita da un momento magari difficile che improvvisamente si chiude per
riaprirsi a qualcosa di nuovo e magari migliore. Proprio per questa sua
rappresentazione nei Tarocchi Marsigliesi essa
viene conosciuta come l’Arcano senza nome e contrassegnata semplicemente dal
suo numero, mentre in alcuni mazzi la carta viene sostituita dalla
Filosofia. In ogni caso l’Arcano viene così rappresentato da uno scheletro
spesso con un mantello armato, come
nelle più famose raffigurazioni della antropomorfizzazione della morte, con
la falce fienaia. In quelli Visconti-Sforza essa impugna un arco, in atto di
falciare teste e membra umane tra le piante. In altri mazzi ancora questo
arcano è rappresentato come il dio egizio dei Morti Anubi, mentre nei Tarocchi
Rider-Waite invece lo scheletro è vestito con un’armatura nera su un cavallo
bianco che regge uno stendardo con una rosa a cinque petali.
Bembo-Visconti Tarocco il Matto
L’ultimo dei
22 Arcani Maggiori è il Matto. Di solito rappresentato come un personaggio
povero con abiti strappati e finiti, il Matto in alcuni Tarocchi è a piedi
nudi, mentre in altri porta i calzari con un lungo bastone al quale è legato un
fagotto, come nelle classiche rappresentazioni dei poveri medievali, con lo
sguardo rivolto verso l’alto, quasi a chiedere aiuto a Dio, o perso verso
l’orizzonte, come se fosse ormai rassegnato
alla sua vita. In alcuni Tarocchi l’uomo viene assalito anche da un cane randagio, un gatto o addirittura
una bestia feroce: questa visione appare per la prima volta con quelli
marsigliesi e dai quali poi i successivi si ispireranno, e dove infine è
rappresentato come un giullare, che poi avrebbe influenzato anche la
raffigurazione del jolly delle carte da gioco.
Gli “Arcani
minori” invece, non sono altro che il nostro mazzo da gioco, diviso in 4 gruppi
(i cosiddetti semi i bastoni, le coppe, i denari e le spade) di 14 carte,
ciascuna delle quali numerate dall’1 al 10 e quattro raffiguranti, cioè il
fante, il cavaliere, il re e la regina per un totale di 56 carte che rappresentano
la vita degli affetti e quella quotidiana di ciascun individuo.
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