di Mario Pagni
Medaglione posto sull'architrave della porta |
“Il Giardino Alchemico rimane chiuso per chi non ha i piedi per camminare e seguire le orme della Natura” Da: Atalanta Fugiens, di M. Mater, Emblema XXVII
Difficile se non impossibile al giorno d’oggi non solo capire ma probabilmente anche riuscire ad immaginare o meglio percepire, ciò che gli antichi alchimisti hanno voluto insegnarci e tramandarci a livello di Tradizione e Conoscenza occulta. Esistono tanti testi scritti in materia soprattutto di matrice divulgativa e non certo per approfondire la materia stessa, che da secoli fluttuano sulla verità rivelata senza però mai svelarla. L’idea che ci siamo fatti giusta o sbagliata che sia è che l’Alchimia nel corso dei secoli dall’esperienza prima Egizia e poi Araba, non sia mai stata realmente sostituita da nessun’altra vera esperienza conoscitiva, meno che meno dalla chimica moderna che si è limitata ad acquisire solo in parte alcuni dettami di essa senza mai penetrare in alcun modo i veri segreti tramandatici dai tempi di Ermete Trismegisto. Tali segreti passati da maestro ad adepto, sono sempre rimasti tali proprio perché dovevano rimanere tali e assolutamente non rivelati. Erano i segreti legati alla Natura e alle sue periodiche e catartiche trasformazioni dalla quale l’uomo moderno “in ben altre faccende affaccendato” si è progressivamente e spesso volutamente distaccato.
Esistono
però ancora oggi segnali e simboli di
questa strana e misteriosa materia non solo descritti su testi antichi e
recenti ma anche rappresentati in monumenti reperti e opere d’arte come quella
che stiamo per descrivere. Narra la leggenda che un giorno, mentre passeggiava tra i viali ombrosi della sua villa,
il marchese Massimiliano Palombara udì una voce e come in un sogno gli
apparve San Giovanni che gli rivelò i segreti dell’alchimia, della pietra
filosofale e della trasmutazione.
Attuale sistemazione della Porta Alchemica |
Se sia
andata proprio così è difficile dirlo ma è un fatto che, dopo quella visione, il marchese si fece costruire un
laboratorio proprio accanto alla sua villa e lì, tra alambicchi e formule
magiche, si dedicò allo studio del mistero della pietra filosofale, lo zenith della ricerca di ogni occultista.
Poco alla volta il nome del marchese Palombara iniziò a circolare in tutti gli
ambienti esoterici dell’Urbe.
La” vox
populi” racconta che una notte del 1660
un enigmatico pellegrino (si pensa che fosse tal Francesco Giustino Bono,
famoso alchimista del tempo) si presentò alla villa del marchese in cerca
di ospitalità.
Giovanni Stradano il laboratorio dell'alchimista |
Generosamente
Massimiliano Palombara gli aprì le porte della sua dimora e gli offrì un
riparo. Al mattino però il misterioso viandante rivelò di essersi spinto fin lì
per trovare un ambiente adatto nel quale dedicarsi nientemeno che alla
creazione della Pietra Filosofale..
Chiese
quindi al marchese di poter utilizzare
il suo splendido e funzionale laboratorio. Ottenuto questo permesso, il
pellegrino trascorse tre giorni chiuso nel gabinetto scientifico del marchese,
a mescolare erbe magiche ad alcuni ignoti elementi chimici. Dopodiché scomparve
ancor più misteriosamente di com’era arrivato.
Villa palombara sede del laboratorio alchemico |
Nessuno fu
in grado di dire quale fine avesse fatto lo sconosciuto, il quale però, a
testimonianza del buon esito dei suoi esperimenti, aveva lasciato proprio sul tavolo del laboratorio alcuni grammi di oro
purissimo e, vicino al prezioso metallo, un foglio in pergamena con sopra
annotata una formula misteriosa: in quelle frasi latine e in quei segni
cabalistici si racchiudeva forse il segreto dell’oro.
Formule misteriose nella Porta Magica
Schema dei simboli incisi su architrave e stipiti della porta alchemica |
Il marchese
Palombara, malgrado gli sforzi e lo studio, non riuscì mai a venir a capo
dell’enigmatico testo capace di trasformare un vile metallo in oro e per
fissare nel tempo quella scoperta, fece incidere sullo stipite della porta del
laboratorio (l’attuale Porta Magica, appunto) la formula misteriosa.
Dopodiché, sul gradino della stessa porta, fece
aggiungere una scritta: “Est opus occultum veri Sophi aperire terram ut
germinet salutem pro populo” (ossia: “È opera occulta del vero saggio
aprire la terra affinchè generi salvezza per il proprio popolo”), sottolineando
con ciò quale fosse la missione vera di ogni studioso di esoterismo.
In tanti,
nel corso dei secoli, hanno provato a
decifrare il segreto della Porta Magica e in tanti si sono dovuti arrendere
dinanzi a quelle iscrizioni latine che prevedono insoliti prodigi : “Quando
nella tua casa neri corvi partoriranno candide colombe, allora sarai chiamato
sapiente; oppure: “Chi sa bruciare con
l’acqua e lavare con il fuoco fa cielo della terra e del cielo cosa preziosa”.
Il marchese Massimiliano Savelli Palombare |
Non esistono
conclusioni di questo breve scritto un po’ come tutte le vere cose alchemiche.
Per chi però volesse approfondire l’argomento e magari andare a Roma a vedere
la Porta Magica, occorrerà sapere che la
sua attuale collocazione non è quella originaria e anche i “guardiani” posti a
fianco dell’ingresso sono statue comunemente definite “Bes” ritrovate nel
1888 durante gli scavi sul colle del Quirinale. Questo nome è da sempre
attribuito dagli egittologi ad una divinità dell’antico Egitto con evidenti
caratteristiche “mascoline” peraltro non presenti nel caso in questione. Chi le
ha collocate a suo tempo forse sapeva dell’attinenza fra le due sculture e la
porta stessa se non altro perché la disciplina alchemica ha indubbie origini
con questa grande e sapienziale civiltà antica.
La porta magica con i guardiani ai fianchi i due Bes |
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