di Chiara Sacchetti
Chi di noi da
piccolo non ha aspettato la mezzanotte per mettere nel presepe le statuine di
Melchiorre Baldassarre e Gasparre assieme ai loro cammelli davanti alla grotta
che portavano i doni al piccolo Gesù guidati dalla Stella Cometa che indicava loro
la via? E cosa significano però le offerte che avevano con se?
I Re Magi che seguono la Stella Cometa
Partiamo prima di tutto dallo scoprire chi sono questi personaggi dal nome così curioso, Re Magi, che di suo incarnano e rappresentano tutti i fedeli che si recarono a rendere omaggio alla culla del Messia. Il numero, dedotto dallo stesso di quello dei doni, richiamerebbe simbolicamente i tre Continenti allora conosciuti, cioè Asia, Europa e Africa chiaramente identificati anche nelle varie raffigurazioni che nei secoli sono state prodotte dai capolavori iconografici degli artisti. In questa accezione andrebbero a richiamare, secondo alcuni studiosi, anche le tre razze generate dai figli di Noè, ovvero Sem, Cam e Iafet, anche se a volte vengono rappresentati come le tre età dell’uomo, giovinezza, maturità e vecchiaia.
Il termine “Magi” inoltre non
indicherebbe alcun potere sovrannaturale bensì la loro appartenenza ad una
casta dello zoroastrismo riferito ai sacerdoti, anche se in Erodoto con questo
termine si intendevano i membri dell’aristocrazia della Media e in particolare
i sacerdoti astronomi, ritenuti capaci di uccidere i demoni o ridurli in
schiavitù e non stupisce quindi anche il loro legame con la celeberrima e amata
stella cometa. Non a caso infatti, all’inizio essi venivano raffigurati con il
berretto frigio, tipico degli iniziati di Mithra (legato allo Zoroastrismo), poi
sostituito con la corona.
Beato Angelico e Filippo Lippi L'Adorazione dei Magi, National Gallery of Art, Washington
Melchiorre dei
tre era il più anziano e portava con se l’oro, il suo nome deriverebbe da
Melech che significa Re; Gasparre che portava
l’incenso, è il più giovane e il suo nome pare derivi dal greco Galgalath che
significa signore di Saba. Infine Baldassare (scuro di pelle) portava con se la
mirra, il suo nome deriverebbe da Balthazar (re babilonese) e potrebbe
suggerire anche la sua origine.
Mandati da
re Erode per trovare dove si trovasse il Messia, affinché anche lui potesse poi
giungere ad onorarlo, i Re Magi «udite le parole del re essi partirono. Ed ecco la stella, che
avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il
luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una
grandissima gioia.»
«Entrati nella
casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi
aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro (χρυσὸν chryson), incenso
(λίβανον libanon) e mirra (σμύρναν smyrnan).»
Ma cosa
significano questi doni così particolari?
L’oro, il più nobile fra i metalli, è il dono riservato ai Re e Gesù è
il Re dei Re, andando a simboleggiare la rivelazione divina, l’abbondanza divina,
la gloria, la corona regale e il potere di governare; l’incenso, emblema del
potere sacerdotale, invece, che ancora oggi viene utilizzato durante i rituali
cristiani, richiama la vita divina e rappresenta l’adorazione della sua
divinità per Gesù e Dio fatto uomo, mentre
I Re Magi in presenza di Erode
Curioso è che i Re Magi si intreccino
anche con la storia della Befana. Si racconta infatti che nel loro lungo
viaggio verso la grotta del Messia appena nato, abbiano incontrato una vecchia
alla quale avrebbero chiesto indicazioni per la strada da intraprendere perchè
si stavano smarrendo. La donna, non fidandosi di quegli uomini, avrebbe detto
che non sapeva aiutarli e li avrebbe lasciati andare incontro al loro destino.
Una volta scomparsi dalla sua vista però la donna si sarebbe pentita di quello
che aveva fatto e sarebbe andata di casa in casa a cercare quel Bambino così importante: in cambio di aiuto, visto il
lungo viaggio, come scarpe o calzette nuove, la vecchietta avrebbe lasciato dei
doni nelle case lungo il suo tragitto.
Tante
sono poi le leggende anche sui presunti resti
mortali dei re Magi e sul loro luogo di sepoltura. Marco
Polo nel Milione ci racconta di aver visitato la loro tomba «In Persia è la città ch'è chiamata Saba, da
la quale si partiro li tre re ch'andaro adorare Dio quando nacque. In quella
città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti
interi con barba e co' capegli: l'uno ebbe nome Beltasar, l'altro Gaspar, lo
terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III
re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re soppelliti
anticamente.»
A Milano nella chiesa di Sant’Eustorgio esiste
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