lunedì 6 dicembre 2021

Erzsébet Báthory, la Contessa Dracula

di Chiara Sacchetti

Tra le figure che hanno ispirato e dato forse origine alla figura di Dracula troviamo anche una donna,  Erzsébet Báthory, anche lei della Transilvania.

Elisabetta Bàthory come è conosciuta in Italia, nacque come unica figlia il 7 agosto 1560 a Nyírbátor, un villaggio nel nord-est dell'attuale Ungheria dai Conti Anna e George Báthory, una delle famiglie più antiche e importanti della Transilvania che faceva parte delle casate protestanti del Paese. Fra i suoi avi si possono ritrovare Stefano  Báthory, principe di Transilvania ed Effimero re di Polonia fra il 1575 e il 1586, eroi della guerra contro i Turchi, un cardinale e diversi prelati. La ragazza ricevette una educazione completa che comprendeva lo studio di molte lingue, fra cui ungherese latino e tedesco, che risultarono utili anche per i problemi di salute che i cronisti dell’epoca raccontano avesse, fra questi anche attacchi di epilessia, di cui molti membri della famiglia in effetti soffrivano.

Erzsébet Báthory

La sua infanzia non fu certamente delle più facili nonostante tutto, caratterizzata dalla sua instabilità manifestata con segni di squilibrio e con repentini passaggi dalla calma alla collera, probabilmente anche per un evento traumatico di cui fu testimone. La visita di un gruppo di zingari chiamati ad intrattenere la corte si trasformò infatti in un momento terribile, quando uno di loro venne condannato a morte per aver venduto i proprio figli ai Turchi. Le grida del condannato giunsero fino alla dimora, tanto che la bambina  svegliata e colpita da quello che sentiva si diresse verso il luogo da cui sentiva provenirle urla: la scena che le comparve fu raccapricciante, alcuni soldati dopo aver aperto il ventre di un cavallo stavano tagliando la testa al condannato, facendola rotolare a terra, mentre il resto del corpo veniva infilato all’interno dell’animale al quale venne poi ricucito il ventre.

Promessa a soli 11 anni come sposa del cugino il conte Ferenc Nádasdy, Elisabetta quando ebbe raggiunto l’età giusta per il matrimonio, partì per l’Ungheria dove avrebbe vissuto e creato la sua nuova famiglia, ma la situazione degenerò. Mentre aspettava di sposarsi la ragazza iniziò una relazione con un servo dal quale rimase incinta: il futuro marito che per niente al mondo avrebbe rinnegato un matrimonio così prestigioso per lui, uccise il suo amante prima evirandolo e poi giustiziandolo, mentre la sua futura moglie metteva al mondo quel figlio. I due si sposarono l’8 maggio 1575 a Varanno nell’attuale Slovacchia e Ferenec prese il nome della moglie: dalla loro unione nacquero quattro figli, Anna, Katharina, Ursula e Paul, uniti forse anche da una trasmessa mente malata e contorta, predisposta alle più terribili e animalesche nefandezze.

Ferenc Nadasdy I marito della Bathory

Ma il marito, grande e coraggioso combattente tanto da essere addirittura soprannominato il Cavaliere Nero d’Ungheria, era spesso via da casa e quella lontananza convinse la donna a frequentare la zia, la contessa Karla, con la quale partecipava ad orge organizzate e grazie alla quale conobbe Dorothea Szentes, conosciuta come Dorka esperta di magia nera, e il suo servo Thorko che le insegnarono i segreti e le pratiche della stregoneria. «Ho appreso da Thorko una nuova deliziosa tecnica: prendi una gallina nera e la percuoti a morte con la verga bianca; ne conservi il sangue e ne spalmi un poco sul tuo nemico. Se non hai la possibilità di cospargerlo sul suo corpo, fai in modo di procurarti uno dei suoi capi di vestiario e impregnalo con il sangue» sono le parole con cui Elisabetta racconta al marito gli eventi. E proprio da questo scambio epistolare si hanno le prime terribili testimonianze dell’indole crudele di Erzsébet Bathory, che chiedeva e si consigliava con il consorte sui metodi più efficaci di tortura per mantenere l’ordine e sugli abusi a cui venivano sottoposti i servitori. È certo che sia l’uomo che i servitori della contessa, fossero a conoscenza di quello che la donna faceva, ma non intervennero mai in proposito sia per le sue insane voglie e neanche   denunciandola alle autorità.

Fernec morì il 4 gennaio 1604 in circostanze poco chiare, per le quali si pensa fosse coinvolto addirittura Mattia II d’Ungheria, ed è proprio da questo evento che cominciarono sulla vedova chiacchiere e dicerie relativamente alle pratiche stregonesche e malefiche che lei era solita fare.

Castello di Cachtice, dimora della Contessa Bathory

Ma il culmine della sua follia arrivò nel 1609 quando la donna, rimasta ormai sola nel grande castello e senza nemmeno qualcuno che la potesse fermare, istituì una sorta di accademia per l’educazione delle giovani fanciulle, che però nella realtà nascondeva il terribile scopo di attirarle nella sua dimora per poi spogliarle, incatenarle capovolte e infine seviziarle.

Le voci di quello che accadeva nel castello Bathory cominciarono fortunatamente a diffondersi sempre più insistenti, tanto da spingere lo stesso l’imperatore Mattia II a disporre un’indagine sulla contessa. Il 30 dicembre  proprio su ordine dell’Imperatore, il conte György Thurzó giunse al castello di Cachtice in Slovacchia, dove abitava la donna e lo spettacolo che gli si presentò è rimasto una delle memorie più terribili e disgustose della storia; decine di cadaveri di donne sui pavimenti del castello, altrettanti corpi agonizzanti di fanciulle ovunque e odore di sangue e putrefazione nell’aria.

La donna fu messa sotto la custodia del conte e dopo due anni venne istituito il processo contro di lei che rifiutò di sottoporsi al giudizio per la sua condizione di nobile; la sua testimonianza non fu necessaria, al suo posto parlarono i testes che erano entrati nel castello su mandato dell’Imperatore e i suoi collaboratori che confermarono tutto ciò che accadeva nel castello e gli ordini dati dalla contessa a cui erano costretti a obbedire. Donne mutilate, buttate nella neve per farle congelare, episodi di cannibalismo e in qualche racconto fra il vero e il leggendario persino il fatto che la contessa si immergesse in una vasca piena di sangue delle vergini per rimanere per sempre giovane.

Rovine del castello dimora della Bathory

Alla fine il tribunale sentenziò che la donna fosse rinchiusa a vita in una stanza del suo castello senza ventilazione né spiragli da dove potesse entrare la luce del sole. Il 21 agosto 1614, qualche settimana dopo aver fatto testamento, la contessa “Dracula” morì: fra le sue richieste ci fu anche quella di essere seppellita nella chiesa di Cachtice, ma gli abitanti del villaggio si opposero alla sua sepoltura in terra sacra.

Non sappiamo con certezza quante siano state davvero le sue vittime, dai diari che si pensa però siano stati manomessi, risultano addirittura 650 nomi, ma gli storici hanno ridotto di molto la cifra ritenendola più vicina ad un numero sempre comunque alto di vittime fra le 100 e le 300 circa.

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