di Chiara Sacchetti
Tra le
figure che hanno ispirato e dato forse origine alla figura di Dracula troviamo
anche una donna, Erzsébet Báthory, anche
lei della Transilvania.
Elisabetta
Bàthory come è conosciuta in Italia, nacque come unica figlia il 7 agosto
La sua infanzia non fu certamente delle più facili nonostante tutto, caratterizzata dalla sua instabilità manifestata con segni di squilibrio e con repentini passaggi dalla calma alla collera, probabilmente anche per un evento traumatico di cui fu testimone. La visita di un gruppo di zingari chiamati ad intrattenere la corte si trasformò infatti in un momento terribile, quando uno di loro venne condannato a morte per aver venduto i proprio figli ai Turchi. Le grida del condannato giunsero fino alla dimora, tanto che la bambina svegliata e colpita da quello che sentiva si diresse verso il luogo da cui sentiva provenirle urla: la scena che le comparve fu raccapricciante, alcuni soldati dopo aver aperto il ventre di un cavallo stavano tagliando la testa al condannato, facendola rotolare a terra, mentre il resto del corpo veniva infilato all’interno dell’animale al quale venne poi ricucito il ventre.
Promessa a
soli 11 anni come sposa del cugino il conte Ferenc Nádasdy, Elisabetta quando
ebbe raggiunto l’età giusta per il matrimonio, partì per l’Ungheria dove
avrebbe vissuto e creato la sua nuova famiglia, ma la situazione degenerò. Mentre
aspettava di sposarsi la ragazza iniziò una
relazione con un servo dal quale rimase incinta: il futuro marito che per
niente al mondo avrebbe rinnegato un matrimonio così prestigioso per lui,
uccise il suo amante prima evirandolo e poi giustiziandolo, mentre la sua
futura moglie metteva al mondo quel figlio. I due si sposarono l’8 maggio
Ferenc Nadasdy I marito della Bathory
Ma il
marito, grande e coraggioso combattente tanto da essere addirittura
soprannominato il Cavaliere Nero d’Ungheria, era spesso via da casa e quella
lontananza convinse la donna a frequentare la zia, la contessa Karla, con la
quale partecipava ad orge organizzate e grazie alla quale conobbe Dorothea Szentes, conosciuta come Dorka
esperta di magia nera, e il suo servo Thorko che le insegnarono i segreti e le
pratiche della stregoneria. «Ho
appreso da Thorko una nuova deliziosa tecnica: prendi una gallina nera e la percuoti a morte con la verga bianca; ne
conservi il sangue e ne spalmi un poco sul tuo nemico. Se non hai la
possibilità di cospargerlo sul suo corpo, fai in modo di procurarti uno dei
suoi capi di vestiario e impregnalo con il sangue» sono le parole con cui
Elisabetta racconta al marito gli eventi. E proprio da questo scambio epistolare si hanno le prime terribili testimonianze
dell’indole crudele di Erzsébet Bathory, che chiedeva e si consigliava con il
consorte sui metodi più efficaci di tortura per mantenere l’ordine e sugli
abusi a cui venivano sottoposti i servitori. È certo che sia l’uomo che i
servitori della contessa, fossero a conoscenza di quello che la donna faceva,
ma non intervennero mai in proposito sia per le sue insane voglie e neanche denunciandola alle autorità.
Fernec morì
il 4 gennaio
Castello di Cachtice, dimora della Contessa Bathory
Ma il
culmine della sua follia arrivò nel 1609 quando la donna, rimasta ormai sola
nel grande castello e senza nemmeno qualcuno che la potesse fermare, istituì una
sorta di accademia per l’educazione
delle giovani fanciulle, che però nella realtà nascondeva il terribile
scopo di attirarle nella sua dimora per poi spogliarle, incatenarle capovolte e
infine seviziarle.
Le voci di
quello che accadeva nel castello Bathory cominciarono fortunatamente a
diffondersi sempre più insistenti, tanto da spingere lo stesso l’imperatore
Mattia II a disporre un’indagine sulla contessa. Il 30 dicembre proprio su ordine dell’Imperatore, il conte György
Thurzó giunse al castello di Cachtice in Slovacchia, dove abitava la donna e lo
spettacolo che gli si presentò è rimasto una delle memorie più terribili e
disgustose della storia; decine di
cadaveri di donne sui pavimenti del castello, altrettanti corpi agonizzanti di
fanciulle ovunque e odore di sangue e putrefazione nell’aria.
La donna fu
messa sotto la custodia del conte e dopo due anni venne istituito il processo
contro di lei che rifiutò di sottoporsi al giudizio per la sua condizione di
nobile; la sua testimonianza non fu necessaria, al suo posto parlarono i testes
che erano entrati nel castello su mandato dell’Imperatore e i suoi collaboratori
che confermarono tutto ciò che accadeva nel castello e gli ordini dati dalla
contessa a cui erano costretti a obbedire. Donne
mutilate, buttate nella neve per farle congelare, episodi di cannibalismo e in
qualche racconto fra il vero e il leggendario persino il fatto che la contessa
si immergesse in una vasca piena di sangue delle vergini per rimanere per sempre
giovane.
Rovine del castello dimora della Bathory
Alla fine il
tribunale sentenziò che la donna fosse rinchiusa a vita in una stanza del suo
castello senza ventilazione né spiragli da dove potesse entrare la luce del
sole. Il 21 agosto 1614, qualche settimana dopo aver fatto testamento, la
contessa “Dracula” morì: fra le sue richieste ci fu anche quella di essere
seppellita nella chiesa di Cachtice, ma gli
abitanti del villaggio si opposero alla sua sepoltura in terra sacra.
Non sappiamo
con certezza quante siano state davvero le sue vittime, dai diari che si pensa però siano stati manomessi, risultano
addirittura 650 nomi, ma gli storici hanno ridotto di molto la cifra
ritenendola più vicina ad un numero sempre comunque alto di vittime fra le 100
e le 300 circa.
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