giovedì 16 dicembre 2021

L’antica magia degli Egizi

di Mario Pagni

La magia degli antichi egizi risale al tempo in cui gli abitatori pre-dinastici e preistorici dell'Egitto credevano che la terra, l'inferno, l'aria e il cielo fossero popolati da innumerevoli creature, visibili ed invisibili, che venivano considerate favorevoli o ostili all'uomo a seconda se le azioni della natura, alla quale si credeva che esse appartenessero e la presidiassero, gli fossero in linea di principio favorevoli o sfavorevoli.

Lo scopo principale della magia consisteva nel tentare di dare all'uomo  il predominio sopra questi esseri. Il loro favore verso gli esseri umani poteva essere ottenuto tramite doni o offerte, ma la cessazione delle ostilità da parte di coloro che si mostravano implacabili e ostili, si poteva ottenere solo con valide e consapevoli lusinghe oppure usando un appropriato amuleto, un nome segreto, una formula magica, un'immagine o un'icona che avevano l'effetto di portare in aiuto del mortale che la possedeva, la potenza di un essere più forte di quello nemico.

L'occhio di Horo o udjat

 

Pietre magiche o amuleti

Sono considerati "amuleti" quegli oggetti, ornamenti, articoli di vestiario fatti di diverse sostanze, che venivano usati dagli antichi egizi ma anche da altri popoli per proteggere il corpo umano sia di un vivo che di un defunto, da influenze maligne e dagli attacchi dei nemici visibili e invisibili. La parola amuleto ha una radice araba che significa "portare, trasportare": perciò "amuleto" di per se è fonte capace di trasmettere energia se portato o indossato". Il nome si applica comunemente a qualunque genere di talismano o ornamento cui vengano attribuiti poteri soprannaturali. Vi sono due tipi di amuleti quelli che per propria forma o rappresentazione rivestono carattere magico e quelli che necessitano di incisioni, scritte o formule magiche per espletare la propria funzione.

Nei tempi più antichi venivano recitate formule oppure preghiere sugli amuleti indossati dai vivi o messi sui morti da sacerdoti o da uomini, incaricati dalla comunità di celebrare le funzioni religiose. Non tutti sapevano, però, come usarli così, in seguito, furono incise sugli amuleti stessi parole magiche e preghiere. 

Il nome più antico per le formule trovate sugli amuleti è hekau: era quindi così necessario per il morto procurarsi queste hekau o "parole magiche" che nel XVI secolo a.C., e forse più di mille anni prima, fu inserita nel Libro dei Morti una sezione speciale che aveva lo scopo di fare in modo che gli amuleti ritornassero al morto, da qualunque parte si trovassero, "più rapidi di un levriero e più veloci della luce". I più antichi amuleti egiziani conosciuti sono frammenti di scisto, di varie forme, animali e simili, che venivano deposti sul petto del morto; se ne trovano in gran numero nelle tombe preistoriche o pre-dinastiche in molti luoghi dell'Egitto.

Collezione di Ushabti  i sostituti e aiutanti del defunto nel viaggio ultraterreno

Gli stessi Ushabti statuette prodotte in gran numero e in vario materiale dal legno al bronzo e anche “faience” (impasto vitreo o ceramico color lapislazzuli) a seconda dell’importanza del defunto, erano veri e propri “accompagnatori” e servitori per il viaggio verso l’aldilà.

Heka responsabile dell' antica magia egizia

 

L’esempio del cuore

Il cuore non era soltanto la sede della forza vitale, ma anche l'origine dei pensieri sia buoni che cattivi e, talvolta, rappresentava la coscienza stessa dell’individuo. Dopo la morte il cuore che alla prova della bilancia della giustizia e rettitudine doveva essere “più leggero di una piuma”, veniva custodito con particolare attenzione, mummificato separatamente e quindi, insieme con i polmoni, veniva conservato in un vaso posto sotto la protezione del dio Tuamutef. La sua conservazione era ritenuta così importante che anticamente si introdusse nel Libro dei Morti un testo con lo scopo di fornire al defunto stesso un cuore che sostituisse quello tagliato via nel processo di mummificazione. Secondo il papiro di Nekhtu-Amen, l'amuleto del cuore doveva essere fatto di lapislazzuli, e non c'è alcun dubbio che si credeva che questa pietra possedesse certe qualità benefiche per coloro che lo indossavano.

L'amuleto del cuore, che era collegato con la parte del corpo più importante adibito alla sua protezione, era noto per essere fatto a forma di scarabeo.  Ma perché proprio lo Scarabeo?

Scarabeo egizio con Aneck e disco solare

Gli Egiziani sembrano aver ragionato così: dal momento che il cuore vero e proprio veniva asportato dal corpo prima della mummificazione, e come precedentemente accennato, il corpo aveva bisogno di un altro sostituto che funzionasse come fonte di energia e di movimento nella sua nuova vita,  così se ne metteva un altro al suo posto.

Lo scarabeo o lo stesso scarafaggio possedevano secondo gli antichi egizi, dei poteri notevoli e se si costruiva un'immagine dello scarabeo e se si scrivevano su di essa le parole magiche giuste, colui, al cui corpo veniva attaccata, riceveva non soltanto protezione per il suo cuore vero e proprio, oramai morto, ma anche una nuova vita ed una nuova esistenza. Inoltre lo scarabeo era l'emblema e il simbolo del dio Khepre, l'invisibile forza della creazione che metteva in moto il sole nel suo percorso celeste. Il particolare lo scarafaggio scelto dagli Egiziani per essere riprodotto negli amuleti propiziatori, appartiene alla famiglia dei lamellicorni stercorari che vivono principalmente nei paesi tropicali ma sono presenti in forma ridotta anche in Italia e in Europa. Esistono molti altri amuleti egizi ma anche credenze e tradizioni che soltanto la casta sacerdotale sapeva usare e governare essendo essa stessa, assieme al Faraone di per se figura divina, custode sia di tutto il sapere del tempo che delle più antiche e spesso occulte conoscenze.

Si dice però anche che gli antichi egizi fossero assai esperti anche di medicina primordiale oltre ad essere ottimi matematici  e astronomi. Ma la disciplina che ancora oggi se vogliamo sta “a cavallo” fra scienza legata alla natura e ai suoi fenomeni e la magia stessa,  che si dice era considerata e praticata dal popolo egizio era l’Alchimia. Essa era di discendenza diretta dal dio Toth e per sua emanazione da Ermete Trismegisto ovvero il “tre volte magnifico”.

Uno dei più potenti amuleti egizi l'Anck


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