di Mario Pagni
La magia degli antichi egizi risale al tempo in cui gli abitatori pre-dinastici e preistorici dell'Egitto credevano che la terra, l'inferno, l'aria e il cielo fossero popolati da innumerevoli creature, visibili ed invisibili, che venivano considerate favorevoli o ostili all'uomo a seconda se le azioni della natura, alla quale si credeva che esse appartenessero e la presidiassero, gli fossero in linea di principio favorevoli o sfavorevoli.
Lo scopo
principale della magia consisteva nel tentare di dare all'uomo il predominio sopra questi esseri. Il loro favore verso gli esseri umani
poteva essere ottenuto tramite doni o offerte, ma la cessazione delle
ostilità da parte di coloro che si mostravano implacabili e ostili, si poteva
ottenere solo con valide e consapevoli lusinghe oppure usando un appropriato
amuleto, un nome segreto, una formula magica, un'immagine o un'icona che
avevano l'effetto di portare in aiuto del mortale che la possedeva, la potenza
di un essere più forte di quello nemico.
L'occhio di Horo o udjat |
Pietre magiche o amuleti
Sono
considerati "amuleti" quegli oggetti,
ornamenti, articoli di vestiario fatti di diverse sostanze, che venivano usati
dagli antichi egizi ma anche da altri popoli per proteggere il corpo umano sia
di un vivo che di un defunto, da influenze maligne e dagli attacchi dei nemici
visibili e invisibili. La parola amuleto ha una radice araba che significa
"portare, trasportare": perciò "amuleto" di per se è fonte
capace di trasmettere energia se portato o indossato". Il nome si applica
comunemente a qualunque genere di talismano o ornamento cui vengano attribuiti
poteri soprannaturali. Vi sono due tipi di amuleti quelli che per propria forma
o rappresentazione rivestono carattere magico e quelli che necessitano di
incisioni, scritte o formule magiche per espletare la propria funzione.
Nei tempi
più antichi venivano recitate formule
oppure preghiere sugli amuleti indossati dai vivi o messi sui morti da
sacerdoti o da uomini, incaricati dalla comunità di celebrare le funzioni
religiose. Non tutti sapevano, però, come usarli così, in seguito, furono
incise sugli amuleti stessi parole magiche e preghiere.
Il nome più
antico per le formule trovate sugli amuleti è hekau: era quindi così necessario
per il morto procurarsi queste hekau o
"parole magiche" che nel XVI secolo a.C., e forse più di mille anni
prima, fu inserita nel Libro dei Morti una sezione speciale che aveva lo
scopo di fare in modo che gli amuleti ritornassero al morto, da qualunque parte
si trovassero, "più rapidi di un levriero e più veloci della luce". I
più antichi amuleti egiziani conosciuti sono frammenti di scisto, di varie
forme, animali e simili, che venivano deposti sul petto del morto; se ne
trovano in gran numero nelle tombe preistoriche o pre-dinastiche in molti
luoghi dell'Egitto.
Collezione di Ushabti i sostituti e aiutanti del defunto nel viaggio ultraterreno |
Gli stessi
Ushabti statuette prodotte in gran numero e in vario materiale dal legno al
bronzo e anche “faience” (impasto vitreo o ceramico color lapislazzuli) a seconda dell’importanza del defunto,
erano veri e propri “accompagnatori” e servitori per il viaggio verso
l’aldilà.
Heka responsabile dell' antica magia egizia |
L’esempio del cuore
Il cuore non
era soltanto la sede della forza vitale, ma anche l'origine dei pensieri sia
buoni che cattivi e, talvolta, rappresentava la coscienza stessa
dell’individuo. Dopo la morte il cuore che alla prova della bilancia della giustizia e rettitudine doveva essere “più
leggero di una piuma”, veniva custodito con particolare attenzione,
mummificato separatamente e quindi, insieme con i polmoni, veniva conservato in
un vaso posto sotto la protezione del dio Tuamutef. La sua conservazione era
ritenuta così importante che anticamente si introdusse nel Libro dei Morti un
testo con lo scopo di fornire al defunto stesso un cuore che sostituisse quello
tagliato via nel processo di mummificazione. Secondo il papiro di Nekhtu-Amen,
l'amuleto del cuore doveva essere fatto di lapislazzuli,
e non c'è alcun dubbio che si credeva che questa pietra possedesse certe
qualità benefiche per coloro che lo indossavano.
L'amuleto
del cuore, che era collegato con la parte del corpo più importante adibito alla
sua protezione, era noto per essere fatto a forma di scarabeo. Ma perché proprio lo Scarabeo?
Scarabeo egizio con Aneck e disco solare |
Gli Egiziani
sembrano aver ragionato così: dal momento che il cuore vero e proprio veniva
asportato dal corpo prima della mummificazione, e come precedentemente
accennato, il corpo aveva bisogno di un altro sostituto che funzionasse come
fonte di energia e di movimento nella sua nuova vita, così se ne metteva un altro al suo posto.
Lo scarabeo o lo stesso scarafaggio
possedevano secondo gli antichi egizi, dei poteri notevoli e se si costruiva
un'immagine dello scarabeo e se si scrivevano su di essa le parole magiche
giuste, colui, al
cui corpo veniva attaccata, riceveva non soltanto protezione per il suo cuore
vero e proprio, oramai morto, ma anche una nuova vita ed una nuova esistenza.
Inoltre lo scarabeo era l'emblema e il
simbolo del dio Khepre, l'invisibile forza della creazione che metteva in
moto il sole nel suo percorso celeste. Il particolare lo scarafaggio scelto
dagli Egiziani per essere riprodotto negli amuleti propiziatori, appartiene
alla famiglia dei lamellicorni stercorari che vivono principalmente nei paesi
tropicali ma sono presenti in forma ridotta anche in Italia e in Europa.
Esistono molti altri amuleti egizi ma anche credenze e tradizioni che soltanto
la casta sacerdotale sapeva usare e governare essendo essa stessa, assieme al
Faraone di per se figura divina, custode sia di tutto il sapere del tempo che
delle più antiche e spesso occulte conoscenze.
Si dice però
anche che gli antichi egizi fossero assai esperti anche di medicina primordiale
oltre ad essere ottimi matematici e
astronomi. Ma la disciplina che ancora oggi se vogliamo sta “a cavallo” fra
scienza legata alla natura e ai suoi fenomeni e la magia stessa, che si dice era considerata e praticata dal
popolo egizio era l’Alchimia. Essa era di discendenza diretta dal dio Toth e
per sua emanazione da Ermete Trismegisto ovvero il “tre volte magnifico”.
Uno dei più potenti amuleti egizi l'Anck |
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