di Chiara Sacchetti
Il termine Amore
cortese è relativamente recente, e fu coniato
nel 1883 da Gaston Paris per indicare quella corrente filosofica, letteraria e
artistica tipica dei primi decenni dell’XII secolo della zona nord della
Francia, fondata sull’idea che soltanto chi ama possiede un cuore nobile.
Considerato
l’antesignano del Dolce Stilnovo, l’amor cortese presenta sostanzialmente due
temi principali: l’avventura e l’amore,
quest’ultimo spesso legato alla prima e che esorta a compiere gesti
cavallereschi ed eroici. Quello che ne viene fuori è un sentimento che si
distingue per due caratteristiche, il desiderio erotico, materiale e la
tensione spirituale, entrambi calibrati nella cosiddetta mezura, un misura giusta fra sofferenza e piacere, tra angoscia ed
esaltazione che il sentimento provoca.
Scene di corte realizzate dietro ad uno specchio
Un amore del genere non può che realizzarsi al di fuori del matrimonio; fino a pochi decenni fa l’unione matrimoniale era un atto prettamente economico e politico, spesso deciso dalle famiglie per proprie scelte di comodo e di avvalersi di un appoggio con una famiglia potente, cosa che poco aveva a che fare con il sentimento. Ma al di là di questo aspetto, quello cortese doveva anche essere un amore forte, profondo, ma allo stesso tempo tormentato affinché facesse scaturire opere come poesie o racconti colmi di passione e fantasia. Quello che esso doveva esprimere quindi doveva essere qualcosa che poco aveva a che fare con una unione calma e sicura come quella matrimoniale. Ciò nonostante la passione dell’artista non metteva in pericolo la figura del marito, anzi, né tantomeno quest’ultima era un ostacolo per il poeta: quell’amore rimaneva per la maggior parte delle volte inappagato e proprio grazie a questa frustrazione con pochi attimi felici, faceva sì che potessero venire fuori quelle opere letterarie colme di tensione e sentimento. La sola visione della donna amata era per il poeta un modo per sollecitarne l’immaginazione per far così sgorgare la facoltà di scrivere poesie e realizzare opere di un grande valore.
L’amore
diviene così il cardine per arrivare al
perfezionamento morale, andando così a coincidere con l’ideale cavalleresco
della cortesia, ossia la gentilezza e la generosità: l’amante deve mettersi al
servizio dell’amata come un vassallo con il suo signore. Ma esiste un vero e proprio rituale di
corteggiamento e una sorte di manuale da seguire: il poeta deve
innanzitutto proteggere l’amata dalle malelingue per non mettere in cattiva
luce la donna e per questo non deve mai usare il nome vero della dama, ma uno
fittizio che non richiami a lei; poi esiste una vera e propria investitura che
richiama quella cavalleresca in cui l’uomo stringe la mano della donna,
giurandole amore eterno mentre lei gli regala un oggetto pegno e dimostrazione
dei suoi sentimenti.
National Library di Parigi, Manoscritto con la Corte dell'Amore
La bellezza
della donna, oggetto di quell’amore, viene così a connettersi con il cuore
nobile del cavaliere e così fra quest’ultimo e il sentimento che per questo
viene però a essere relegato ad una “classe sociale” alta, quindi appartenente ad
opere di un certo stile, mentre quello fra esseri umani di meno lignaggio tende
a diventare più basso, come quello fra un cavaliere e una pastorella, risultando
spesso qualcosa di comico e paradossale.
Una delle
opere tipiche dell’amore cortese è il De Amore di Andrea Cappellano. Il
lavoro, un trattato in latino della seconda metà del XII sec., è la storia di
un certo Gualtiero che si intrattiene con ben quattro donne, Maria di
Champagne, Eleonora d’Aquitania, Ermenegarda di Nappona ed Elisabetta di
Vernardois. Lo scritto è diviso in 3 libri in cui vengono fissati i canoni di questa corrente letteraria:
nei primi due l’autore parla proprio dell’amore extraconiugale mentre nel terzo
nega tutto quanto negando, quasi per paura di essere giudicato e represso,
tutto quello che aveva detto ed elogiando invece il sentimento matrimoniale.
Parlare di
Amor Cortese richiama però alla mente sicuramente il tema della “cerca del Graal” e le gesta di personaggi come
Lancillotto e Percival. Il primo, famoso per il suo amore verso Ginevra, ma
sedotto da Elena con il quale ebbe un figlio Galahad che assieme a a Bors e lo
stesso Percival riuscì nell’impresa. Quest’ultimo fra l’altro così puro di
cuore avrebbe potuto salvare con una semplice domanda il Re Pescatore, custode
della reliquia, ma ignaro del suo “potere” lascia il castello e l’uomo al suo
terribile destino.
Miniatura con Perceval alla ricerca del Graal
L’amore e la
concezione della donna il vassallaggio del poeta, si ritroveranno poi prima nel
Dolce Stilnovo con Dante Petrarca e
Boccaccio e poi perfino nei secoli successivi con il rapporto fra le dame e
i loro cicisbei degli ambienti mondani settecenteschi e ottocenteschi.
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