giovedì 7 ottobre 2021

La Regina Sibilla

di Mario Pagni

La Tradizione e il culto delle  Sibille parte dalla notte dei tempi per arrivare fino a noi pressoché incontaminata se specialmente studiata con metodo scientifico e tenuto ben conto della parte dedicata alle leggende e alle vicende storiche ad essa legate. Abbiamo visto di come la Sibilla “Appenninica” avesse alcune particolarità diverse dalle altre legate principalmente queste ultime, alla classicità di popoli e culture più antichi e radicati nella mitologia. Abbiamo visto anche come invece la Sibilla oggetto del nostro studio, albergasse in una grotta in cima alla montagna che ancora oggi porta il suo nome e che le leggende ad essa legate, affondassero a piene mani non solo in culti pagani ma anche seppure in epoca più recente, nel folklore popolare presente della zona e assai legato alle tradizioni contadine, alla semina, alle fasi lunari e al ciclo perenne delle stagioni, come testimoniano i simboli presenti in ogni dove nelle case e sulle facciate delle antiche chiese presenti sia nella parte umbra che in quella marchigiana. Fasci di grano scolpiti nelle architravi di pietra di porte e finestre con astri posti vicino ad essi  come probabile costante memoria del periodo di riferimento stagionale, fiori della vita e emblemi solari e lunari, indicano una sorta di devozione alla magnificenza della Natura e a ciò che essa ha saputo e saprebbe ancora offrire se trattata nel giusto modo o tradotta in una sapiente opera di agricoltura per mano dell’uomo.

Montemonaco base di partenza per laTradizione e per il percorso verso la grotta

L’area del bellissimo massiccio montuoso dei Sibillini, Monte Vettore e Monte Sibilla raccoglie ancora oggi tradizioni e leggende che originano da culti antichi legati a molti popoli italici presenti prima della romanizzazione ma con particolare riferimento ai Piceni lontani parenti italiani dei Celti e al culto della Grande Madre Terra, in netto contrasto ma spesso anche in curiosa simbiosi, con la pur presente tradizione cristiana. A proposito di religione sono molte le storie che si raccontano sulla Sibilla Appenninica fra queste si narra di una delle sue frequenti apparizioni agli abitanti del luogo che avendola scambiata per la Vergine Maria (alcuni dicono su suo stesso suggerimento), decisero di edificare un piccolo tabernacolo proprio sul posto della presunta visione. La Regina Sibilla forse per far capire che non si trattava della Vergine madre di Cristo, apparve nuovamente ma non sotto il tabernacolo appena costruito bensì sotto un grande albero posto nelle vicinanze, ribadendo con ciò la sua ferrea appartenenza a culti pagani e non cristiani che avevano forti legami con la Natura stessa e con la Dea Madre o Grande Dea.

 

Le leggende sulla Regina Sibilla

Tra le tante “discese infere” narrate dalla letteratura del nostro medioevo, è da ricordare l’avventura compiuta da Guerin Meschino proprio nella Grotta della regina Sibilla. Questo racconto, opera di Andrea da Barberino, testimonia se non altro, l’esistenza dell’antico Oracolo di Norcia, localizzato in tempi medievali proprio sulla cima del Monte Sibilla (tra Marche ed Umbria). Il ricordo del culto della Sibilla, taciuto o quasi dalle fonti storiche ma non come abbiamo visto dalle tradizioni locali e letterarie, era vivido quando Antoine de la Salle riscoprì e disegnò l’interno della grotta nel 1420. Il Guerrin Meschino, dopo una vita d’avventura in Oriente, decise di scoprire chi fossero realmente i suoi genitori. Un eremita gli consigliò di recarsi presso l’oracolo italiano. La ricerca del nome e la spiegazione delle proprie origini, è una costante nelle avventure di molti cavalieri arturiani ed europei.

L'ingresso della Grotta oggi murato

Il Meschino raggiunse la grotta solo attraverso rischiosi percorsi di montagna e, una volta penetrato nel cuore del massiccio, soggiornò nel mondo allucinato di Sibilla per un anno intero. Dopo questo periodo, il cavaliere desistette, comprendendo che la Sibilla non gli avrebbe mai rivelato il segreto, se prima non avesse ceduto ad una delle innumerevoli tentazioni (tra donne bellissime ed ogni genere di ricchezza, tradiscono dei frutti fuori stagione). Il Guerrin Meschino preferisce dunque, alla conoscenza della verità, la salvaguardia della purezza dell’anima. Un’altra di queste leggende racconta del Lago di Pilato. Sotto la cima del Monte Vettore, ad un’altitudine di 1941 metri sul livello del mare,  troviamo il suggestivo lago, un bacino naturale di origine glaciale che presenta una forma molto particolare ad “occhiale”, che lo contraddistingue soprattutto nel periodo estivo dopo lo scioglimento delle nevi, che provvedono, insieme alle piogge, ad alimentarlo.

Lo splendido Lago di Pilato

Da sempre, nella tradizione popolare, il lago era ed è tutt’ora considerato un luogo magico e misterioso; molte sono le leggende che ruotano attorno a questo bacino, una su tutte narra che nelle acque di questo lago sarebbe custodito il corpo di Ponzio Pilato, condannato a morte da Tiberio. Quest’ultimo, dopo aver rinchiuso il cadavere all’interno di un sacco, lo affidò ad un carro di buoi che lasciò liberi di vagare senza una meta precisa. Così gli animali, da Roma, sarebbero giunti nientemeno fino ai Monti Sibillini, fino alla Cima del Redentore, da dove cadde il corpo per finire nelle acque del Lago. Da allora e in rare occasioni cadenzate dalla stessa leggenda il bacino montano diventa di color rossastro come di sangue a memoria delle colpe di Pilato verso il Cristo. La realtà scientifica attribuisce invece il fenomeno ad un gamberetto presente ciclicamente nelle acque e ad un tipo particolare di muschio di montagna di un colore simile. Altre leggende narrano invece che in questo lago vi era un’entrata verso gli Inferi, attraverso accessi estremamente impervi e difficilmente raggiungibili.

La Sibilla Appenninica in un affresco dipinto da Adolfo de Carolis 1908

L’invito dunque è a recarsi in questo magnifico contesto montuoso posto al confine fra l’Umbria e le Marche e a ritagliarsi a seconda delle proprie conoscenze scientifiche e alla personale voglia di fantasticare, una verità sia interiore che esteriore che possa dare a livello personale, la risposta che vorremo e che cerchiamo fra le mille che ci vengono proposte dalla Regina Sibilla.

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