di Mario Pagni
La Tradizione e il culto delle Sibille parte dalla notte dei tempi per arrivare fino a noi pressoché incontaminata se specialmente studiata con metodo scientifico e tenuto ben conto della parte dedicata alle leggende e alle vicende storiche ad essa legate. Abbiamo visto di come la Sibilla “Appenninica” avesse alcune particolarità diverse dalle altre legate principalmente queste ultime, alla classicità di popoli e culture più antichi e radicati nella mitologia. Abbiamo visto anche come invece la Sibilla oggetto del nostro studio, albergasse in una grotta in cima alla montagna che ancora oggi porta il suo nome e che le leggende ad essa legate, affondassero a piene mani non solo in culti pagani ma anche seppure in epoca più recente, nel folklore popolare presente della zona e assai legato alle tradizioni contadine, alla semina, alle fasi lunari e al ciclo perenne delle stagioni, come testimoniano i simboli presenti in ogni dove nelle case e sulle facciate delle antiche chiese presenti sia nella parte umbra che in quella marchigiana. Fasci di grano scolpiti nelle architravi di pietra di porte e finestre con astri posti vicino ad essi come probabile costante memoria del periodo di riferimento stagionale, fiori della vita e emblemi solari e lunari, indicano una sorta di devozione alla magnificenza della Natura e a ciò che essa ha saputo e saprebbe ancora offrire se trattata nel giusto modo o tradotta in una sapiente opera di agricoltura per mano dell’uomo.
Montemonaco base di partenza per laTradizione e per il percorso verso la grotta |
L’area del
bellissimo massiccio montuoso dei Sibillini, Monte Vettore e Monte Sibilla
raccoglie ancora oggi tradizioni e leggende che originano da culti antichi
legati a molti popoli italici presenti prima della romanizzazione ma con
particolare riferimento ai Piceni lontani parenti italiani dei Celti e al culto
della Grande Madre Terra, in netto contrasto ma spesso anche in curiosa
simbiosi, con la pur presente tradizione cristiana. A proposito di religione
sono molte le storie che si raccontano sulla Sibilla Appenninica fra queste si
narra di una delle sue frequenti
apparizioni agli abitanti del luogo che avendola scambiata per la Vergine Maria
(alcuni dicono su suo stesso suggerimento), decisero di edificare un piccolo
tabernacolo proprio sul posto della presunta visione. La Regina Sibilla forse
per far capire che non si trattava della Vergine madre di Cristo, apparve
nuovamente ma non sotto il tabernacolo appena costruito bensì sotto un grande
albero posto nelle vicinanze, ribadendo con ciò la sua ferrea appartenenza a
culti pagani e non cristiani che avevano forti legami con la Natura stessa e
con la Dea Madre o Grande Dea.
Le leggende sulla Regina Sibilla
Tra le tante
“discese infere” narrate dalla letteratura del nostro medioevo, è da ricordare
l’avventura compiuta da Guerin Meschino proprio nella Grotta della regina
Sibilla. Questo racconto, opera di Andrea da Barberino, testimonia se non
altro, l’esistenza dell’antico Oracolo di Norcia, localizzato in tempi
medievali proprio sulla cima del Monte Sibilla (tra Marche ed Umbria). Il
ricordo del culto della Sibilla, taciuto o quasi dalle fonti storiche ma non
come abbiamo visto dalle tradizioni locali e letterarie, era vivido quando
Antoine de la Salle riscoprì e disegnò l’interno della grotta nel 1420. Il
Guerrin Meschino, dopo una vita d’avventura in Oriente, decise di scoprire chi
fossero realmente i suoi genitori. Un eremita gli consigliò di recarsi presso
l’oracolo italiano. La ricerca del nome e la spiegazione delle proprie origini,
è una costante nelle avventure di molti cavalieri arturiani ed europei.
L'ingresso della Grotta oggi murato |
Il Meschino
raggiunse la grotta solo attraverso rischiosi percorsi di montagna e, una volta
penetrato nel cuore del massiccio, soggiornò nel mondo allucinato di Sibilla
per un anno intero. Dopo questo periodo, il cavaliere desistette, comprendendo
che la Sibilla non gli avrebbe mai rivelato il segreto, se prima non avesse
ceduto ad una delle innumerevoli tentazioni (tra donne bellissime ed ogni
genere di ricchezza, tradiscono dei frutti fuori stagione). Il Guerrin Meschino
preferisce dunque, alla conoscenza della verità, la salvaguardia della purezza
dell’anima. Un’altra di queste leggende racconta del Lago di Pilato. Sotto la
cima del Monte Vettore, ad un’altitudine di 1941 metri sul livello del
mare, troviamo il suggestivo lago, un
bacino naturale di origine glaciale che presenta una forma molto particolare ad
“occhiale”, che lo contraddistingue soprattutto nel periodo estivo dopo lo
scioglimento delle nevi, che provvedono, insieme alle piogge, ad alimentarlo.
Lo splendido Lago di Pilato |
Da sempre,
nella tradizione popolare, il lago era ed è tutt’ora considerato un luogo
magico e misterioso; molte sono le leggende che ruotano attorno a questo
bacino, una su tutte narra che nelle acque di questo lago sarebbe custodito il
corpo di Ponzio Pilato, condannato a morte da Tiberio. Quest’ultimo, dopo aver
rinchiuso il cadavere all’interno di un sacco, lo affidò ad un carro di buoi
che lasciò liberi di vagare senza una meta precisa. Così gli animali, da Roma,
sarebbero giunti nientemeno fino ai Monti Sibillini, fino alla Cima del
Redentore, da dove cadde il corpo per finire nelle acque del Lago. Da allora e
in rare occasioni cadenzate dalla stessa leggenda il bacino montano diventa di
color rossastro come di sangue a memoria delle colpe di Pilato verso il Cristo.
La realtà scientifica attribuisce invece il fenomeno ad un gamberetto presente
ciclicamente nelle acque e ad un tipo particolare di muschio di montagna di un
colore simile. Altre leggende narrano invece che in questo lago vi era
un’entrata verso gli Inferi, attraverso accessi estremamente impervi e
difficilmente raggiungibili.
La Sibilla Appenninica in un affresco dipinto da Adolfo de Carolis 1908 |
L’invito
dunque è a recarsi in questo magnifico contesto montuoso posto al confine fra
l’Umbria e le Marche e a ritagliarsi a seconda delle proprie conoscenze
scientifiche e alla personale voglia di fantasticare, una verità sia interiore
che esteriore che possa dare a livello personale, la risposta che vorremo e che
cerchiamo fra le mille che ci vengono proposte dalla Regina Sibilla.
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