lunedì 1 giugno 2020

L’Hypnerotomachia Poliphili, ovvero La battaglia d’amore in sogno di Polifilo

di Chiara Sacchetti

Nell’Italia del Quattrocento l’Umanesimo e la sua riscoperta dei classici hanno dato vita a riletture, traduzioni e discussioni su numerose opere filosofiche e letterarie. Questa spinta ha avuto il pregio e merito di riconsegnare alla letteratura testi antichi e ricchi di temi profondi e che spesso celavano significati e simboli difficili da ritrovare e comprendere per un occhio inesperto. Allo stesso tempo essi hanno anche influenzato e ispirato nuove opere che ci sono rimaste e sono state consegnate alla storia. Fra queste anche il trattato di cui stiamo per parlare e che ancora oggi resta un’opera di difficilissima comprensione nel suo vero e intrinseco significato e lettura.
L’Hypnerotomachia Poliphili è un testo scritto nel 1467 e pubblicato alla fine del Quattrocento dallo stampatore veneziano Aldo Manunzio, uno dei pochi editori dell’epoca capace di numerose innovazioni come il carattere corsivo e il formato ottavo, l’antenato della nostra edizione tascabile.
L'incunabolo del Trattato, originale del 1499
L’autore di questo trattato resta tuttora un mistero e numerose sono le ipotesi che lo riguardano. Secondo alcuni studiosi sarebbe opera dello stesso Manunzio, mentre per altri sarebbe mano del celebre architetto e religioso Leon Battista Alberti, vista la presenza di numerose descrizioni minuziose delle architetture. Altri vedono in Giovanni Pico della Mirandola con le molteplici citazioni uno degli autori e infine per altri ancora  Lorenzo de’ Medici, figlio di Piero il Gottoso.
Una tesi a sé, decisamente piuttosto fantasiosa, vuole invece che ad avere scritto l’opera sia stato un certo Francesco Colonna, un acrostico dedotto dalle prime lettere di ciascun capitolo del libro che reciterebbe così “POLIAM FRATER FRANCISCVS COLVMNA PERAMAVIT” (frate Francesco Colonna amò intensamente Polia). Alcune ricerche hanno identificato in questa figura un signore e principe di Palestrina consigliere spirituale della corte di papa Alessandro VI e forse dal 1484 membro “frater” dell’Accademia di Pomponio Leto. Altri studi invece affermano che Francesco fosse un frate domenicano del convento di Venezia dei Santi Giovanni e Paolo.
Fanno da cornice e arricchiscono l’opera 170 xilografie che ritraggono le scene e le ambientazioni descritte, di ispirazione classica, con accurati particolari delle architetture e dei personaggi incontrati dal protagonista, tutte realizzate in modo scrupoloso e forse opera addirittura di Andrea Mantegna.
Le xilografie attribuite al Mantegna
In ogni caso il trattato è un’opera allegorica, scritta in una lingua mista di latino e italiano, con parole di origine greca, ebraica e perfino araba, in cui si racconta del viaggio onirico che compie il protagonista alla ricerca della donna amata. Il tema potrebbe far collocare l’opera fra la letteratura cavalleresca tipica anche dell’epoca, ma una lettura più attenta sovverte e trasforma la storia per collocarla in quel gruppo di testi ricchi di simbologia ed esoterismo.
Polifilo (dal greco polis=molte –moltitudine- e filos=amico) ha smarrito la sua amata Polia (dal greco “molte cose” o “moltitudine”) che si è allontanata da lui apparentemente senza motivo e per questo ha perso il sonno. Comincia così per l’uomo un viaggio alla sua ricerca, trasportato da un  canto melodioso egli  seguendolo si ritrova in una fitta foresta piena di alberi, draghi, creature mostruose e mitologiche, bellissime fanciulle e fantastiche architetture dalle quali fugge e si riaddormenta.
Xilografia con le creature mostruose che incontra Poliphilo nel suo primo sogno
Entriamo così nel suo secondo sogno, dentro al primo, dove appaiono due ninfe che lo trasportano dalla loro regina la quale gli chiede di dichiarare il suo amore per Polia, cosa che lui fa e viene così condotto di fronte a tre porte, davanti alle quali lui decide di aprire la terza da cui appare la sua amata. 
Xilografia con Poliphilo che si inginocchia alla regina Eleuterilda
Polifilo e Polia intraprendono così un viaggio durante il quale passano per cinque processioni trionfali che celebrano la loro unione e vengono trasportati all’isola greca di Citera da un’imbarcazione condotta da Cupido, per arrivare finalmente al tempio dove avverrà la loro cerimonia di fidanzamento.
Xilografia con la barca di Cupido di Poliphilo e Polia
La donna respinge però Polifilo, ma Cupido apparsole in sogno la costringe a tornare con lui che nel frattempo era svenuto ai suoi piedi e poi morto, e riportato in vita con un bacio dell’amata. Venere benedice il loro amore e i due sono finalmente assieme, ma quando l’uomo sta per prendere la sua amata fra le braccia, la donna si dissolve e lui si sveglia.
Il viaggio onirico di Polifilo diviene così un cammino di iniziazione dell’uomo, spinto dall’amore verso Polia, un sentimento questo inteso come platonico, che non ha nulla a che vedere con la realtà ma diviene trascendentale, capace di muovere la conoscenza verso uno Spirito Assoluto, e quindi unico mezzo per arrivare alla Vera Sapienza. Si può facilmente intuire che il trattato, ricco fra l’altro di numerose citazioni e personaggi mitologici, e quindi pagane, richiami altre opere famose, come la Divina Commedia di Dante e in generale molti autori umanistici legati, secondo alcuni studi, alla setta dei Fedeli d’Amore, dove la donna e l’amore verso essa, è l’unico strumento e veicolo per compiere il proprio percorso iniziatico e raggiungere un nuovo livello di coscienza. Alcuni studiosi rivedono in questa straordinaria opera le Metamorfosi di Apuleio  proprio per il suo carattere onirico e iniziatico.
Xilografia
Interessante è, infine, la teoria esposta in un romanzo relativamente recente, pubblicato nei primi anni del 2000, Il codice del Quattro (The rule of Four) di Ian Caldwell e Dustin Thomason in cui gli autori arrivano alla conclusione secondo cui il trattato debba contenere un messaggio cifrato da ricercarsi non solo nel testo  (come di fatto qualcuno ha trovato ritenendo l’autore questo Francesco Colonna), ma anche nelle xilografie. Non dico di più per non togliere la magia della lettura del libro!

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