giovedì 30 aprile 2020

La Cabala un enigma fra significato simbolico e numerico

di Mario Pagni
Abbiamo visto in precedenza l’importanza dei numeri nella vita dell’uomo che fino dall’antichità hanno assunto un notevole peso nel suo cammino esistenziale. Dal comune senso di semplice acquisizione di sistemi di numerazione aritmetica e geometrica, ai più profondi studi nei vari campi della scienza sia moderna che antica. Abbiamo anche visto però che il numero può assumere anche altri significati come ad esempio quello legato alla simbologia. La Cabala rientra a pieno titolo proprio in questa categoria ma soprattutto nel modo di interpretazione del significato e del compito spesso arcano della numerologia. Quest’ultima parte dal presupposto che l’Universo, essendo un tutt’uno perfettamente armonico, possa essere spiegato più facilmente con l’uso delle cifre che non a parole, forse dimenticato retaggio di un lontano sapere. In origine la Cabala attribuiva per sua natura un valore numerico a ciascuna delle lettere e specificatamente per l’alfabeto ebraico, che assumeva di per se un valore di simbolo. Così ogni parola oltre al suo significato letterale,  può diventare al contempo anche un concetto assoluto, in grado di riassumere tutti i simboli rappresentati dalle lettere stesse. In estrema sintesi per la Cabala l’Universo e gli equilibri di energia che lo sorreggono, ne regolerebbero tutto il movimento e le trasformazioni da esso derivate sarebbero deducibili dallo studio dei numeri.
Il metodo intuitivo spesso usato per la sua decodificazione, ci dice che i cabalisti partono dal presupposto che la logica e la ragione da sole risulterebbero inadeguate per esplorare il mondo e conoscerlo a fondo, il nostro intelletto entrerebbe in un labirinto senza via di uscita, solo l’intuito appunto, illuminerebbe il cammino, tracciando un sentiero ben definito attraverso la conoscenza  degli antichi simboli e lo studio e l’interpretazione corretta degli stessi. Questo modo di intendere l’Universo con metodo intuitivo, può sicuramente sembrare strano alla mentalità tutta tecnologica dei nostri tempi per la quale, ovviamente, non può esistere ciò che non è dimostrabile o riproducibile sperimentalmente in laboratorio. Tuttavia recenti studi stanno dimostrando di come scienza e filosofia stiano tornando a dialogare come nel passato, e le distanze che per molto tempo si erano create, si stanno progressivamente annullando. Secondo Henry Bergson scomparso nel 1941, la sola logica sarebbe incapace di comprendere la vera natura delle cose, mentre l’intuizione, consentirebbe di cogliere appieno quella realtà che il metodo scientifico lascia da parte.
I testi cabalistici più antichi sono tradizionalmente due: il Sepher Yetsira e il Sepher ha –Zohar, che risalgono ai primi secoli dopo Cristo; prima di quest’epoca la vera tradizione cabalistica era tramandata  solo oralmente dal saggio al discepolo per intere generazioni. Il Sepher ha – Zohar è un insieme di documenti, scritti in parte in ebraico e in parte in aramaico, contenente dottrine teologiche e filosofiche di varia e complessa natura, insieme al racconto di miti e brani di poetica, il tutto riferito ai primi cinque testi biblici (Pentateuco).
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Tra gli argomenti fondamentali si possono trovare dotte considerazioni sull’infinito (Ain Sof) e sul suo modo di manifestarsi proprio attraverso i numeri. Nel Sepher Yetsira  invece viene offerta al lettore la chiave per comprendere nei suoi dettagli e nelle sue connessioni l’armonia universale, anch’essa veicolata sulla base dei numeri. La conoscenza prima di tale chiave di lettura viene attribuita ad Abramo che l’avrebbe ricevuta dall’alto al momento del suo patto con Dio. (Esodo 17).
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Esiste però anche un aspetto più “intrigante” della Cabala laddove quest’ultima avrebbe avuto origine da radici diverse e procedendo successivamente anche su percorsi diversi, quello iniziatico segreto tramandato dalla Tradizione Esoterica, e quello “Magico” utilizzabile addirittura sul piano pratico per poter fare previsioni, individuare la personalità delle persone e persino per accaparrarsi i favori della dea Fortuna.
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Ma la Cabala quella vera interpretabile soltanto da profondi conoscitori dell’ebraismo e padroni della lingua antica l’Aramaico, è un’altra cosa difficilmente comprensibile a tutti. Storicamente come dottrina delle armonie universali, essa esercitò grande influenza su personalità di prestigio sia della scienza che della filosofia ad essa applicata; fra queste il filosofo e medico arabo Avicenna, Raimondo Lullo, Pico della Mirandola, fino al grande occultista francese Eliphas Levi che nella sua opera Dogma rituale dell’Alta Magia fonda tutto il suo lavoro proprio sull’approfondita essenziale conoscenza della Cabala. Dopo di lui la Cabala avrà un periodo di grande successo ad opera di personalità famose di varie scuole di pensiero fra queste un’altra celeberrima occultista Madame Blavatsky.
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In ultimo ma non certamente a completamento di un problema ancora oggi aperto e studiato, la Cabala presenterebbe anche il vantaggio di parlare attraverso questo suo linguaggio composto da lettere e numeri simbolo, in modo da eliminare qualsiasi dubbio sui significati delle parole stesse, specialmente quando si tratterebbe di tradurre un concetto da una lingua all’altra. Sono rimaste nella nostra mente soltanto alcune parole – guida di questo breve scritto quali: “armonia universale”, “lettere e numeri in pieno accordo”, e infine “innata capacità di lettura dei simboli” che come in altre occasioni, rimangono l’unica se pur complessa chiave di lettura del nostro essere e dell’Universo che ci circonda.

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