di Chiara Sacchetti
Narra un mito greco che la nascita del fuoco, elemento
fondamentale per la vita umana, e
soprattutto la sua diffusione fra gli esseri viventi, sia dovuta al titano
Prometeo, che con uno stratagemma lo rubò a Zeus. Secondo la leggenda infatti,
il dio, impietositosi per gli uomini che morivano sulla Terra, si accordò con
Atena che lo fece entrare nell’Olimpo, accese una torcia dal carro di Elio e
scappò. Zeus, accortosi del furto, e adirato,
decise di punirlo per quanto aveva fatto.
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Heirich Fueger, Prometeo ruba il fuoco, 1817 |
Il Padre degli dei chiamò allora Efesto, e gli ordinò di
plasmare nella sua fucina con del fango, il corpo di una donna, di darle vita
con il soffio divino e infine di portarla a lui. Il dio, ignaro dei suoi piani,
ubbidì ai voleri e “fabbricò” una donna e una volta vestita con degli abiti
consoni, la portò da Zeus che si complimentò per come fosse stata creata.
Zeus chiamò poi alcuni dei affinché le donassero i doni che
la rendessero più bella e desiderabile e allo stesso tempo la sua maledizione
potesse così avere più effetto. Afrodite, dea dell’amore, le regalò la grazia e l’arte della seduzione, Atena
invece, dea della saggezza, le mise al collo una collana di smeraldi luccicanti,
fra i gioielli più belli; Apollo le
insegnò l’arte del canto, infine Ermes le fece dono dell’astuzia e della
curiosità. Terminate le donazioni, decisero di chiamarla Pandora che significava
“piena di doni”. Il giorno seguente fu detto alla donna che sarebbe andata
sulla terra per diventare moglie di Epimeteo, l’unico titano rimasto sul Monte
degli dei e fratello di Prometeo, come dono finale di nozze, le venne
consegnato un vaso da portare con sé che
però non avrebbe dovuto essere aperto per nessuna ragione.
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J.D.Batten, La creazione di Pandora |
Epimeteo, informato di quello che sarebbe accaduto, rifiutò
inizialmente con forza il matrimonio, anche perché spesso il fratello lo aveva
messo in guardia da Zeus e da ciò che avrebbe potuto architettare dopo il furto.
Ma il Padre degli dei più furbo e astuto rapì Prometeo, che fu incatenato nudo nella
zona più alta della montagna ed esposto alle intemperie, inoltre gli fu
conficcata una colonna nel corpo. Non contento Zeus liberò un’aquila che gli
dilaniò con il becco il petto e il fegato ma quest’ultimo (che gli ricresceva
durante la notte), fece aumentare e prolungare le sofferenze al malcapitato.
Epimeteo, disperato per la sorte del fratello, decise allora di acconsentire al
matrimonio con Pandora pur di salvarlo.
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Dirk Van Baburen, Prometeo viene incatenato da Vulcano, 1606 |
Quando l’uomo vide per la prima volta la sua futura sposa non
si pentì affatto di aver acconsentito, così il matrimonio avvenne. Pandora
sembrava anche una buona moglie, devota e servizievole al marito che gli
consegnò il vaso con la raccomandazione data da Zeus di non aprirlo. L’uomo,
che conosceva bene il dio e non avrebbe mai osato contraddire il suo volere, lo
nascose nella sua stanza più nascosta dove nessuno avrebbe potuto toccarlo. La
fiducia fra i due però crebbe tanto con il tempo che Epimeteo concesse alfine a
Pandora di poter accedere anche alle sue stanze private. La donna però che non
era come sembrava mossa dalla curiosità spesso si recava dove era conservato il
vaso con il desiderio irrefrenabile di aprirlo.
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Heindrick Goltzius, Ermes presenta Pandora a Epimeteo, 1611 |
Un giorno, approfittando
dell’assenza del marito andato a caccia, la donna cominciò a girovagare per le
varie stanze della reggia fino ad arrivare proprio a quella dove si nascondeva
il regalo di Zeus e presa da un’irrefrenabile curiosità, decise di aprirlo per
dare solo una piccola sbirciatina. Appena sollevato il coperchio però
dall’interno, si aprì un fascio di luce e un’immensa nube invase tutta la
stanza seguita da un coro di grida e lamenti. La donna si spaventò e cercò
subito di richiudere il coperchio ma invano, era impossibile: così tristezza,
povertà, invidia, malattia, follia e tutti gli altri mali che ancora oggi (e lo
sappiamo bene purtroppo) affliggono l’umanità, si diffusero in tutto il mondo.
Gli uomini che fino a quel momento avevano vissuto felicemente e spensierati
senza sofferenze, furono sopraffatti da tutte quelle sciagure e difficoltà,
conoscendo la vera disperazione. Zeus nel frattempo dal Monte Olimpo osservava
soddisfatto quello che stava accadendo, la sua punizione per gli uomini era
finalmente arrivata e questi avrebbero dovuto tornare a venerare e implorare
gli dei anche con maggiore devozione,
chiedendo loro nuovamente aiuto e protezione per poter continuare a stare bene
ed essere felici.
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Nicolas Règnier, Pandora apre il vaso |
Ma gli uomini non fecero ciò che Zeus aveva pensato,
continuando a disperarsi e piangere senza tregua. Pandora allora che si sentiva
responsabile per quanto era successo, chiese aiuto proprio agli altri dei ma
senza successo.
Di tutti gli spiriti che erano stati liberati all’apertura
del vaso però, ancora rinchiusa e incastrata sul fondo, restava sempre la
speranza. Così la donna aprì di nuovo l’anfora e una scintilla di ottimismo
arrivò nel suo cuore e in quello degli altri esseri viventi che ritrovando
almeno la fiducia, impararono a convivere con le proprie sofferenze che
purtroppo come sappiamo fanno parte della vita.
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Pandora, Museo del Louvre |
Non stupisce che sia stata una donna la causa di tutti i mali.
In moltissime religioni è, l’essere femminile, la donna debole e fragile causa delle
sofferenze: la religione cristiana ce lo insegna: è stata colpa sua se
l’umanità ha conosciuto il dolore, lei che tentata dal serpente - demonio
mangia e fa mangiare ad Adamo il frutto dell’albero della Conoscenza. Incapace
per indole di essere forte, ha condannato tutta l’umanità al peccato originale.
Nemmeno la cultura e la mitologia greca fanno eccezione. La figlia che ha avuto,
secondo il mito, da Epimeteo, Pirra, genitrice femminile del genere umano, fu
proprio causa del loro sterminio avvenuto dopo le Età dell’Oro con il diluvio
dell’Ellade, assieme al suo sposo Deucalione.
Psicologicamente l’apertura del vaso può essere anche vista
come il momento della vita di ciascuno di noi in cui si perde l’innocenza, si
scoprono il male e le sofferenze. Finisce così il periodo della felicità e
della leggerezza: ma da quel preciso
istante ognuno diventando adulto, sarà anche responsabile delle proprie scelte
e delle proprie azioni, non potendo in
concreto più esimersi da quelle che saranno le vere difficoltà della umana
esistenza.
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