lunedì 6 aprile 2020

Il vaso di Pandora e i mali del Mondo

di Chiara Sacchetti

Narra un mito greco che la nascita del fuoco, elemento fondamentale per la vita umana, e soprattutto la sua diffusione fra gli esseri viventi, sia dovuta al titano Prometeo, che con uno stratagemma lo rubò a Zeus. Secondo la leggenda infatti, il dio, impietositosi per gli uomini che morivano sulla Terra, si accordò con Atena che lo fece entrare nell’Olimpo, accese una torcia dal carro di Elio e scappò. Zeus, accortosi del furto, e adirato,  decise di punirlo per quanto aveva fatto.
Heirich Fueger, Prometeo ruba il fuoco, 1817 
Il Padre degli dei chiamò allora Efesto, e gli ordinò di plasmare nella sua fucina con del fango, il corpo di una donna, di darle vita con il soffio divino e infine di portarla a lui. Il dio, ignaro dei suoi piani, ubbidì ai voleri e “fabbricò” una donna e una volta vestita con degli abiti consoni, la portò da Zeus che si complimentò per come fosse stata creata.
Zeus chiamò poi alcuni dei affinché le donassero i doni che la rendessero più bella e desiderabile e allo stesso tempo la sua maledizione potesse così avere più effetto. Afrodite, dea dell’amore, le regalò  la grazia e l’arte della seduzione, Atena invece, dea della saggezza, le mise al collo una collana di smeraldi luccicanti, fra i  gioielli più belli; Apollo le insegnò l’arte del canto, infine Ermes le fece dono dell’astuzia e della curiosità. Terminate le donazioni, decisero di chiamarla Pandora che significava “piena di doni”. Il giorno seguente fu detto alla donna che sarebbe andata sulla terra per diventare moglie di Epimeteo, l’unico titano rimasto sul Monte degli dei e fratello di Prometeo, come dono finale di nozze, le venne consegnato  un vaso da portare con sé che però non avrebbe dovuto essere aperto per nessuna ragione.
J.D.Batten, La creazione di Pandora
Epimeteo, informato di quello che sarebbe accaduto, rifiutò inizialmente con forza il matrimonio, anche perché spesso il fratello lo aveva messo in guardia da Zeus e da ciò che avrebbe potuto architettare dopo il furto. Ma il Padre degli dei più furbo e astuto  rapì Prometeo, che fu incatenato nudo nella zona più alta della montagna ed esposto alle intemperie, inoltre gli fu conficcata una colonna nel corpo. Non contento Zeus liberò un’aquila che gli dilaniò con il becco il petto e il fegato ma quest’ultimo (che gli ricresceva durante la notte), fece aumentare e prolungare le sofferenze al malcapitato. Epimeteo, disperato per la sorte del fratello, decise allora di acconsentire al matrimonio con Pandora pur di salvarlo.
Dirk Van Baburen, Prometeo viene incatenato da Vulcano, 1606
Quando l’uomo vide per la prima volta la sua futura sposa non si pentì affatto di aver acconsentito, così il matrimonio avvenne. Pandora sembrava anche una buona moglie, devota e servizievole al marito che gli consegnò il vaso con la raccomandazione data da Zeus di non aprirlo. L’uomo, che conosceva bene il dio e non avrebbe mai osato contraddire il suo volere, lo nascose nella sua stanza più nascosta dove nessuno avrebbe potuto toccarlo. La fiducia fra i due però crebbe tanto con il tempo che Epimeteo concesse alfine a Pandora di poter accedere anche alle sue stanze private. La donna però che non era come sembrava mossa dalla curiosità spesso si recava dove era conservato il vaso con il desiderio irrefrenabile di aprirlo.
Heindrick Goltzius, Ermes presenta Pandora a Epimeteo, 1611
Un giorno, approfittando dell’assenza del marito andato a caccia, la donna cominciò a girovagare per le varie stanze della reggia fino ad arrivare proprio a quella dove si nascondeva il regalo di Zeus e presa da un’irrefrenabile curiosità, decise di aprirlo per dare solo una piccola sbirciatina. Appena sollevato il coperchio però dall’interno, si aprì un fascio di luce e un’immensa nube invase tutta la stanza seguita da un coro di grida e lamenti. La donna si spaventò e cercò subito di richiudere il coperchio ma invano, era impossibile: così tristezza, povertà, invidia, malattia, follia e tutti gli altri mali che ancora oggi (e lo sappiamo bene purtroppo) affliggono l’umanità, si diffusero in tutto il mondo. Gli uomini che fino a quel momento avevano vissuto felicemente e spensierati senza sofferenze, furono sopraffatti da tutte quelle sciagure e difficoltà, conoscendo la vera disperazione. Zeus nel frattempo dal Monte Olimpo osservava soddisfatto quello che stava accadendo, la sua punizione per gli uomini era finalmente arrivata e questi avrebbero dovuto tornare a venerare e implorare gli dei  anche con maggiore devozione, chiedendo loro nuovamente aiuto e protezione per poter continuare a stare bene ed essere felici.
Nicolas Règnier, Pandora apre il vaso
Ma gli uomini non fecero ciò che Zeus aveva pensato, continuando a disperarsi e piangere senza tregua. Pandora allora che si sentiva responsabile per quanto era successo, chiese aiuto proprio agli altri dei ma senza successo.
Di tutti gli spiriti che erano stati liberati all’apertura del vaso però, ancora rinchiusa e incastrata sul fondo, restava sempre la speranza. Così la donna aprì di nuovo l’anfora e una scintilla di ottimismo arrivò nel suo cuore e in quello degli altri esseri viventi che ritrovando almeno la fiducia, impararono a convivere con le proprie sofferenze che purtroppo come sappiamo fanno parte della vita.
Pandora, Museo del Louvre
Non stupisce che sia stata una donna la causa di tutti i mali. In moltissime religioni è, l’essere femminile, la donna debole e fragile causa delle sofferenze: la religione cristiana ce lo insegna: è stata colpa sua se l’umanità ha conosciuto il dolore, lei che tentata dal serpente - demonio mangia e fa mangiare ad Adamo il frutto dell’albero della Conoscenza. Incapace per indole di essere forte, ha condannato tutta l’umanità al peccato originale.  Nemmeno la cultura e la mitologia  greca fanno eccezione. La figlia che ha avuto, secondo il mito, da Epimeteo, Pirra, genitrice femminile del genere umano, fu proprio causa del loro sterminio avvenuto dopo le Età dell’Oro con il diluvio dell’Ellade, assieme al suo sposo Deucalione.
Psicologicamente l’apertura del vaso può essere anche vista come il momento della vita di ciascuno di noi in cui si perde l’innocenza, si scoprono il male e le sofferenze. Finisce così il periodo della felicità e della leggerezza:  ma da quel preciso istante ognuno diventando adulto, sarà anche responsabile delle proprie scelte e delle proprie azioni,  non potendo in concreto più esimersi da quelle che saranno le vere difficoltà della umana esistenza.

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