Gemella di Apollo, Artemide è figlia
di Zeus e di Leto. Il mito racconta che il padre degli dei si innamorò della
donna e per possederla tramutò se stesso e lei in quaglie. Era, però, infuriata
dal tradimento del marito e dal fatto che era rimasta anche incinta, decise di
vendicarsi ordinando a Pitone, un terribile mostro, di perseguitare la donna
per non farla partorire su nessuna terra dove batteva il sole. L’unico luogo
che la donna trovò dove non sarebbe potuta avvenire la maledizione fu l’isola
di Delo, che secondo alcuni racconti era Asteria, sua sorella trasformata in
isola da Zeus quando lui fu rifiutato. In altri miti si racconta che Era arrivò
a rapire Ilizia, dea del parto, per non far avvenire quello di Leto e solo
l’intervento degli altri dei la fece desistere.
Nata a Delo, la dea venne alla luce
senza procurare dolore alla madre e prima del fratello, e grazie a quest’ultimo
aiutò la madre a metterlo al mondo, come ci racconta Esiodo nella sua
“Teogonia”: per questo Artemide viene anche vista come protettrice delle partorienti
e spesso invocata per calmare o non avere il dolore.
Statua di Artemide, copia romana di statua ellenistica, museo del Louvre |
Marcantonio Franceschini, Nascita di Apollo e Artemide, Liechtenstein Palace, Vienna |
Zeus donò anche tre città alla
figlia, che le sarebbero state tutte fedeli e devote e la nominò custode delle
strade e dei porti. Si dice infatti che il padre degli dei appena vista, fosse
rimasto colpito dalla grazia della bambina e avrebbe promesso che l’avrebbe
esaudita ad ogni richiesta.
Artemide è il modello femminile di
indipendenza e di forza. In una società, come quella greca, in cui la donna era
sicuramente messa da parte, tenuta poco in considerazione, al contrario di
altre società come quella etrusca, si può quindi certamente dire che la sua
figura veniva a rappresentare l’emancipazione e l’autonomia dell’essere
femminile.
E forse, forte di questo, anche nella
mitologia doveva mantenere questo carattere duro e deciso. Dea della caccia e
dei boschi, non si poteva innamorare e ogni qualvolta esisteva invece la
possibilità concreta, intervenivano tempestivamente il fratello Apollo e il
padre Zeus per non compromettere la sua figura. Allo stesso tempo Artemide
proteggeva chi le chiedeva aiuto. Come la bella ninfa dei boschi Aretusa
inseguita insistentemente dal dio del fiume Alfeo che la voleva dopo averla
vista rinfrescarsi nelle sue acque: Artemide arrivò a nascondere la donna prima
fra le nebbie e poi per sempre la trasformò nella fonte del fiume.
La Ninfa Aretusa |
Abraham Bloemaert, Niobe assiste disperata alla morte dei suoi figli, Copenagen Statens Museum for Kunst |
Il suo corrispettivo romano viene
indicato nella dea Diana, anche se le due figure in realtà sono per certi
aspetti diverse tanto che la dea latina andrà nel tempo a rappresentare la
parte più oscura e terribile della donna fino ad essere associata addirittura alla
stregoneria.
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