giovedì 9 febbraio 2023

Il simbolismo del candelabro

di Mario Pagni

“Farai un candelabro d’oro puro con gambo, rami, coppe e sferette, gigli che ne usciranno. Dai due lati usciranno sei rami, tre dall’uno e tre dall’altro. Vi saranno tre coppe a forma di noce con una sferetta ed un giglio ad un ramo e similmente sarà all’altro. Nel sostegno del candelabro vi saranno quattro coppe a forma di noce e per ogni coppa una sferetta e il suo giglio. Le tre sferette saranno disposte in tre posizioni diverse del gambo e da ciascuna di esse usciranno due rami. Sferette e rami apparterranno dunque ad uno stesso pezzo. Farai poi sette lampade da porsi del nel candelabro. Anche gli smoccolatoi saranno d’oro puro. Il tutto peserà un talento di questo metallo (…). Comanda poi ai figli d’Israele che ti portino dell’olio d’olivo del più puro….perchè ardano le lucerne del candelabro nel tabernacolo della testimonianza, fuori da velo posto dinanzi ad essa. Aronne e i suoi figli ne avranno cura affinchè facciano luce sino alla mattina davanti al Signore”

(Descrizione biblica dell’Menorah ebraica)

Non esiste a nostro avviso un altro oggetto celebrativo e simbolico che abbia avuto numericamente maggiori  riscontri  in ogni epoca e ogni civiltà come il candelabro.

Il termine deriva dal latino candelabrum che potremo definire come l’assemblaggio di due oggetti diversi come il bacile o conca labrum  usato nel caso per raccogliere più facilmente la cera delle soprastanti candele e lo stelo che le sorregge. Nella cosiddetta tazza posta alla base dell’oggetto veniva inserita pece, resina o qualunque altra sostanza ritenuta infiammabile. Il candelabro è dotato di una base con un sostegno che può avere varie forme e decori graffiti o scolpiti, tanto che nell’antichità proprio attraverso certe figurazioni vi si tramandavano storie di vita e persino segreti legati alla mitologia del popolo interessato. Naturalmente il candelabro con il trascorrere del tempo di modificò e il tutto si irrobustì in modo da avere più bracci atti a sostenere varie lampade o candele per la migliore illuminazione dell’ambiente circostante oltre ad ottenere più alti gradi di sacralità al luogo dove veniva collocato. Variazioni sui vari temi, fantasie creative e raffigurazioni particolari dettero ad esso l’impronta di ciascuna epoca, intonandosi al lusso di certi ambienti e rispecchiando le esigenze delle diverse espressioni artistiche.

Candelabro della Galassina Museo civico di Modena

Notevole con il trascorrere degli anni e dei secoli fu il divario fra oggetti di questo tipo destinati ad uso sacro o religioso e anche cimiteriale, perlopiù massicci e stilisticamente sobri e quelli di uso civile, più leggeri, fantasiosi e lambiccati. Anche i materiali usati per il candelabro erano adeguati alle esigenze suindicate e si passava dalla ceramica usata spesso anche in epoca etrusca fino al bronzo e persino all’argento e all’oro.

Tipologie ed usi diversi dei candelabri dispensatori di luce

 

Simbolismo del candelabro

Complesso e distinguibile a seconda del tempo e del popolo antico o moderno è il significato simbolico del candelabro. Dapprima esso è dispensatore di luce e la sua intensità si fa largo nella umana tradizione come dissipatore delle tenebre intese sia dal punto di vista della realtà legata al suo uso pratico che da quella spirituale e sacra intesa come Luce Divina. Vi sono poi nessi inscindibili con l’Albero della Vita e con quello Sephirotico, quello cosmico e la croce stessa, se ci riferiamo come esempio al candelabro ebraico, ma anche il numero delle braccia che sostengono le candele accese è assai importante e da ricercarsi principalmente nella vasta simbologia del numero sette. In ogni civiltà sia antica che moderna vi sono simboli nascosti nella base dei candelabri e dei candelieri che spesso erano di lettura nascosta e possibile solo agli stessi sacerdoti che celebravano il rito. Nella più recente storia cristiana esso ha assunto varie forme ma anche mutazioni della sostanza simbolica legate al numero dei bracci usati. Anche la sua collocazione nell’ambiente assumeva mutevoli significati, ad esempio se posti ai lati dell’altar maggiore o sopra di esso. Nel candelabro sarebbero anche ben leggibili gli influssi trasmessi fra culture e tradizioni di popoli diversi in grado già di comunicare fra loro.

Candeliere da altare con croce soprastante

 

La menorah e gli antichi segreti

Ritenuto il candelabro per eccellenza l’antica menorah posta nel sacro tabernacolo aveva certamente anche una sua funzione mnemonica, quella per ricordare ai posteri con il suo simbolismo, le raffigurazioni scolpite nei pannelli dei ripiani di base, compiutamente disposti a somiglianza della scala cerimoniale mitraica; figurazioni che si riallacciano alle vetuste ma mai dimenticate mitologie mesopotamiche e iraniche con i mostri della Genesi: due draghi alati ritenuti biblicamente i due Leviatani, una coppia di fenici che si potrebbero identificare con gli stessi cherubini effigiati sull’Arca dell’Alleanza ed infine le strane e misteriose creature–pesce che ricorderebbero i famosi Oannè che secondo lo storico babilonese Beroso apparvero “nei tempi primi” per dispensare agli uomini il frutto della loro sapienza.

Menorah ebraica nell'arco di trionfo di Tito con i pannelli scolpiti alla base

 

Il candelabro del tempio di Apollo Palatino

Concludiamo questo breve scritto riferito al candelabro con quello memorabile che si conservava nel tempio di Apollo Palatino a Roma e che aveva colossali dimensioni. Esso raffigurava un albero con delle lampade appese. Costruito probabilmente in Grecia fu successivamente trasferito in Italia e si vuole realizzato per desiderio di Alessandro in Grande.

 Il grande tempio di Apollo Palatino


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