di Mario Pagni
“Farai un candelabro d’oro puro con gambo, rami, coppe e sferette, gigli che ne usciranno. Dai due lati usciranno sei rami, tre dall’uno e tre dall’altro. Vi saranno tre coppe a forma di noce con una sferetta ed un giglio ad un ramo e similmente sarà all’altro. Nel sostegno del candelabro vi saranno quattro coppe a forma di noce e per ogni coppa una sferetta e il suo giglio. Le tre sferette saranno disposte in tre posizioni diverse del gambo e da ciascuna di esse usciranno due rami. Sferette e rami apparterranno dunque ad uno stesso pezzo. Farai poi sette lampade da porsi del nel candelabro. Anche gli smoccolatoi saranno d’oro puro. Il tutto peserà un talento di questo metallo (…). Comanda poi ai figli d’Israele che ti portino dell’olio d’olivo del più puro….perchè ardano le lucerne del candelabro nel tabernacolo della testimonianza, fuori da velo posto dinanzi ad essa. Aronne e i suoi figli ne avranno cura affinchè facciano luce sino alla mattina davanti al Signore”
(Descrizione
biblica dell’Menorah ebraica)
Non esiste a nostro avviso un altro
oggetto celebrativo e simbolico che abbia avuto numericamente maggiori riscontri
in ogni epoca e ogni civiltà come il candelabro.
Il termine deriva dal latino candelabrum che potremo definire come l’assemblaggio di due oggetti diversi come il bacile o conca labrum usato nel caso per raccogliere più facilmente la cera delle soprastanti candele e lo stelo che le sorregge. Nella cosiddetta tazza posta alla base dell’oggetto veniva inserita pece, resina o qualunque altra sostanza ritenuta infiammabile. Il candelabro è dotato di una base con un sostegno che può avere varie forme e decori graffiti o scolpiti, tanto che nell’antichità proprio attraverso certe figurazioni vi si tramandavano storie di vita e persino segreti legati alla mitologia del popolo interessato. Naturalmente il candelabro con il trascorrere del tempo di modificò e il tutto si irrobustì in modo da avere più bracci atti a sostenere varie lampade o candele per la migliore illuminazione dell’ambiente circostante oltre ad ottenere più alti gradi di sacralità al luogo dove veniva collocato. Variazioni sui vari temi, fantasie creative e raffigurazioni particolari dettero ad esso l’impronta di ciascuna epoca, intonandosi al lusso di certi ambienti e rispecchiando le esigenze delle diverse espressioni artistiche.
Candelabro della Galassina Museo civico di Modena |
Notevole con il trascorrere degli
anni e dei secoli fu il divario fra oggetti di questo tipo destinati ad uso
sacro o religioso e anche cimiteriale, perlopiù massicci e stilisticamente
sobri e quelli di uso civile, più leggeri, fantasiosi e lambiccati. Anche i materiali usati per il
candelabro erano adeguati alle esigenze suindicate e si passava dalla ceramica
usata spesso anche in epoca etrusca fino al bronzo e persino all’argento e
all’oro.
Tipologie ed usi diversi dei candelabri dispensatori di luce |
Simbolismo
del candelabro
Complesso e
distinguibile a seconda del tempo e del popolo antico o moderno è il
significato simbolico del candelabro. Dapprima
esso è dispensatore di luce e la sua intensità si fa largo nella umana
tradizione come dissipatore delle tenebre intese sia dal punto di vista della
realtà legata al suo uso pratico che da quella spirituale e sacra intesa come
Luce Divina. Vi sono poi nessi inscindibili con l’Albero della Vita e con
quello Sephirotico, quello cosmico e la croce stessa, se ci riferiamo come
esempio al candelabro ebraico, ma anche il numero delle braccia che sostengono
le candele accese è assai importante e da ricercarsi principalmente nella vasta
simbologia del numero sette. In ogni civiltà sia antica che moderna vi sono
simboli nascosti nella base dei candelabri e dei candelieri che spesso erano di
lettura nascosta e possibile solo agli stessi sacerdoti che celebravano il
rito. Nella più recente storia cristiana
esso ha assunto varie forme ma anche mutazioni della sostanza simbolica legate
al numero dei bracci usati. Anche la sua collocazione nell’ambiente
assumeva mutevoli significati, ad esempio se posti ai lati dell’altar maggiore
o sopra di esso. Nel candelabro sarebbero anche ben leggibili gli influssi
trasmessi fra culture e tradizioni di popoli diversi in grado già di comunicare
fra loro.
Candeliere da altare con croce soprastante |
La menorah e
gli antichi segreti
Ritenuto il
candelabro per eccellenza l’antica menorah posta nel sacro tabernacolo aveva certamente anche una sua funzione
mnemonica, quella per ricordare ai posteri con il suo simbolismo, le
raffigurazioni scolpite nei pannelli dei ripiani di base, compiutamente
disposti a somiglianza della scala cerimoniale mitraica; figurazioni che si riallacciano alle vetuste ma mai dimenticate
mitologie mesopotamiche e iraniche con i mostri della Genesi: due draghi
alati ritenuti biblicamente i due Leviatani, una coppia di fenici che si
potrebbero identificare con gli stessi cherubini effigiati sull’Arca
dell’Alleanza ed infine le strane e misteriose creature–pesce che ricorderebbero
i famosi Oannè che secondo lo storico
babilonese Beroso apparvero “nei tempi primi” per dispensare agli uomini il
frutto della loro sapienza.
Menorah ebraica nell'arco di trionfo di Tito con i pannelli scolpiti alla base |
Il candelabro
del tempio di Apollo Palatino
Concludiamo
questo breve scritto riferito al candelabro con quello memorabile che si
conservava nel tempio di Apollo Palatino a Roma e che aveva colossali
dimensioni. Esso raffigurava un albero
con delle lampade appese. Costruito probabilmente in Grecia fu
successivamente trasferito in Italia e si vuole realizzato per desiderio di
Alessandro in Grande.
Il grande tempio di Apollo Palatino |
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