lunedì 13 febbraio 2023

Ermete Trismegisto

di Chiara Sacchetti

 

Questa volta parliamo di un personaggio molto particolare, forse vissuto molti secoli fa ma in equilibrio fra realtà, storia e mitologia, comunque considerato il fondatore dell’alchimia e dell’esoterismo in generale, al quale sono state attribuite anche diverse importanti opere e testi che si dice siano stati scritti proprio di suo pugno riguardanti materie complesse ancora oggi oggetto di studio.

 

Da divinità ad essere umano

Dire chi sia stato davvero Ermete Trismegisto è impossibile tanto più che realtà mito e finzione in questa figura si sovrappongono e si fondono. Quello che sappiamo di certo è che il nome deriva dal greco antico ἙρμῆςΤρισμέγιστος, e dal latino Mercurius ter Maximum che significa letteralmente “Ermete tre volte grandissimo” o magnifico. Questa accezione lega di fatto il personaggio al dio Ermete divinità greca della comunicazione, e a Thot, dio egizio delle lettere, dei numeri e della geometria. Entrambe le divinità sarebbero infatti al servizio di altre superiori, Zeus il primo come suo messaggero, e Osiride il secondo in quanto considerato suo scriba personale, esse sono divinità psicopompe, ovvero traghettatrici delle anime dei defunti nell’aldilà e anche intermediarie fra cielo e terra.

Ermete Trismegisto in un intarsio della Cattedrale di Siena

Nell’età alessandrina, momento di fusione fra la tradizione greca e quella egizia, la figura di Ermete lasciò quelle caratteristiche divine per diventare un uomo in carne ed ossa, così tanto importante da far sì che i primi alchimisti lo elessero l’illuminato per eccellenza perché aveva ricevuto le prime potenti rivelazioni e autore (e quindi capostipite) delle opere principali legate all’ alchimia e all’ esoterismo.

 

Varie interpretazioni

Quello che sappiamo per certo è che questa figura stimolò numerosi studiosi nella ricerca per capire chi  veramente potesse essere stato e anche se realmente vissuto. Tra l’VIII e il IX secolo d.C. lo storico bizantino Sincello suppose che nella figura di Ermete si nascondessero in realtà due persone distinte, vissute una prima e l’altra dopo il diluvio universale: il primo Ermete, al quale, secondo questa opinione, si deve l’uso di usare le vesti, sarebbe stato nipote di Abramo, autore di libri di scienza riguardanti cose celesti e terrene, protettore delle scienze e della matematica, e tanto sapiente da aver (si dice) innalzato le piramidi. Il secondo invece avrebbe abitato in Babilonia, sarebbe stato anche lui un cultore delle scienze, della medicina, della filosofia e della matematica, divenendo addirittura  il maestro di Pitagora. Il filosofo e matematico persiano Abu Ma`shar riteneva invece che fossero addirittura tre “gli Ermeti della storia”: oltre ai due succitati, il terzo Ermete sarebbe vissuto in Egitto come medico, filosofo, esperto di urbanistica e autore di due libri, uno sugli animali velenosi e l’altro sull’arte alchimistica e poi sulla nascente chimica.

Ermete Trismegisto, che compie il matrimonio mistico tra Sole e Luna
(dal Viridarium chymicum di Daniel Stolz von Stolzenberg, 1624)
 

Il Corpus Hermeticus

A lui la tradizione attribuisce il famoso Corpus Hermeticus, un insieme di scritti iniziatici e filosofici, raccolti in epoca bizantina e in particolare costituiti da papiri contenenti incantesimi e procedure di iniziazione, come ad esempio l’arte della telestiké, ossia i metodi per richiamare o imprigionare gli angeli o i demoni all'interno di statue, con l'aiuto di erbe, gemme e profumi per poter parlare poi attraverso di esse.

Frontespizio di un'edizione del 1643

Gli scritti vengono solitamente distinti in due categorie, filosofici e tecnici. L’opera venne raccolta e sistemata da Michele Psello, studioso bizantino e insegnante di filosofia storia e religione che purtroppo però probabilmente nella sua revisione tolse alcune parti relative all’occulto. La copia originale appartenuta al famoso studioso, venne ritrovata dal monaco Leonardo da Pistoia in Macedonia e portata a Firenze da Cosimo de’ Medici che ordinò a Marsilio Ficino, a capo dell’Accademia Neoplatonica, di effettuarne la difficile traduzione.

 

La Tavola Smeraldina

Illustrazione della Tavola di smeraldo dal libro di Heinrich Khunrath Amphitheatrum sapientiae aeternae (1606).

Fra le varie opere attribuite ad Ermete ci sarebbe anche la fantomatica Tavola Smeraldina, un testo sapienziale che si proponeva fra l’altro di riassumere e studiare i principali mutamenti che avvengono in natura e gettando con ciò le fondamenta della dottrina alchimista La Tavola Smeraldina o Smaragdina nome attribuito all’oggetto per il suo colore verdastro secondo la leggenda sarebbe stata ritrovata in Egitto prima dell’età cristiana. Secondo la tradizione, lo scritto sarebbe stato inciso dal famoso alchimista proprio su una lastra verde di smeraldo, con una punta di diamante e Sara, la moglie di Abramo, l’avrebbe poi ritrovato all’interno della sua tomba, con il cadavere di Ermete che lo stringeva fra le mani.

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