di Mario Pagni
La Nave dei Folli |
Secondo una
antica quanto dubbia tradizione il periodo di Carnevale o “Carnascialesco”
sarebbe tale perché non governato da nessun segno zodiacale o meglio da una
sorta di tredicesimo segno che ispirerebbe una gaia ma alquanto strana follia.
Sia in epoca romana che più recentemente nel medioevo la “memoria storica” intesa come riportata dalle autentiche fonti scritte, parla di feste ed eventi molto particolari legati proprio al Carnevale e ai vari giullari di corte che per una volta lasciavano il castello o la villa del loro datore di lavoro per imperversare nelle vie e nelle piazze cittadine, assieme al popolo con i loro canti, balli e scherzi di ogni genere. A Firenze si narra che proprio dalla cattedrale di Santa Maria del Fiore ma anche da altre chiese, soprattutto altre cattedrali di tutta Europa ma principalmente in Francia Germania e Olanda, uscissero strani carri simili a vere e proprie navi con tanta gente festante a bordo. Era la cosiddetta Nave dei Matti o dei Folli che sembra abbia dato vera origine persino alla famosa tradizione fiorentina dello Scoppio del Carro, seppure in quel caso era il Fuoco Sacro riportato dai crociati di Pazzino dei Pazzi, il vero e ancora attuale protagonista dell’evento che attira turisti e curiosi in grande quantità da ogni parte del mondo.
La nave dei folli nella versione del pittore Bosch |
Nella
letteratura e nell’arte della fine del XV secolo compare un vivido esempio di
quanto si diceva a proposito del periodo di carnevale esteso però all’intera
comunità umana e a ciò che essa sarebbe in grado di compiere nell’arco di tempo
di tutto l’anno. Infatti nel 1494 a Basilea Sebastian Brant pubblica La nave dei folli (Das Narrenschiff). E’ una
operetta satirica in versi, suddivisa nella prima edizione in ben 112 capitoli
illustrati da altrettante xilografie attribuite ad Albrecht Durer.
L’immagine dell’imbarcazione il cui equipaggio è costituito unicamente da pazzi
era già diffusa come abbiamo detto nella tradizione europea, e compariva in
diversi poemi a partire dal XIII secolo. Brant però la utilizza a scopi
umoristico–moralistici, dedicando a ogni stolto passeggero un capitolo e
facendone una sorta di compilazione dei peccati, dei difetti e delle meschinità
umane.
Le xilografie allegate all'opera di Brant |
Ogni personaggio è l’espressione di
una specifica “follia” dell’uomo fra queste la cupidigia, il gioco d’azzardo,
la crapula, l’adulterio, le chiacchiere, gli studi inutili o ritenuti tali,
l’usura, la voluttà, l’ingratitudine, la bestemmia e tante altre. Ci sono capitoli dedicati a coloro
che disobbediscono al proprio medico, agli arroganti che correggono
continuamente gli altri, per chi volontariamente tende a cacciarsi nei guai e
ci riesce, chi si crede superiore, chi non sa mantenere un segreto, chi sposa
donne vecchie per l’eredità, e chi se ne va in giro di notte a cantare e
suonare quando sarebbe tempo di riposare e di far riposare gli altri.
Il carnevale di Capua uno dei più antichi nel panorama italiano |
La visione
di Brant è impietosa, sebbene parzialmente stemperata dai toni carnascialeschi,
e in effetti la sua nave dei pazzi ha
una stretta relazione con il Carnevale che nel caso specifico, potrebbe trarre
il suo nome dal carrus navalis il
carro delle processioni costruito appunto a forma di imbarcazione. Il
Carnevale era il momento della cosiddetta “inversione sacra”, durante il quale
ogni eccesso era o sembrava lecito, si poteva liberamente parodiare il clero o
i potenti mettendo in scena pantomime e sberleffi sfrenati. Le navi erano poste su ruote cariche di
maschere e caratteri grotteschi, portavano effettivamente la follia nelle
strade e nelle piazze. Ma queste esternazioni erano accettate soltanto in
quanto limitate ad un preciso periodo, eccezione consentita per rafforzare
anche il proprio mentale equilibrio. Come non attribuire a tutto ciò il
bellissimo spettacolo del carnevale di Viareggio o di altre piazze italiane e
soprattutto rendersi ben conto della vera origine degli attuali carri
allegorici ancora ben in uso.
Il celeberrimo carnevale di Viareggio con i carri allegorici |
Viviamo
dunque questa vita per ciò che è e per quello che anche grottescamente riesce
ad offrirci con una sorta di acuta intelligenza in grado di comprendere la
beffa e l’ironia della sua grande infinita forse commedia pubblica.
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