lunedì 27 febbraio 2023

Il Tempo

di Chiara Sacchetti

Fra le impercettibili e incorporee grandezze con cui l’uomo ha da fare i conti c’è sicuramente il tempo che procede inesorabile e inavvertibile, senza essere apparentemente visto ma che con il suo trascorrere mostra comunque i segni di quanto ne sia passato. Le rughe sulla pelle, alberi piccoli e scheletrici che poi appaiono alti e robusti pieni di verde, le loro foglie che con le stagioni cambiano colore facendoci emozionare ogni volta in modo diverso e ad indicarci in che momento dell’anno siamo. E gli esempi potrebbero essere infiniti.

Orologio con la sola lancetta delle ore, 1643


Che cosa è il tempo

Da un punto strettamente scientifico il tempo è una grandezza fisica fondamentale, cioè una misura che sta alla base per ogni analisi dimensionale. La sua unità di misura tradizionale è il secondo, in base al quale vengono poi definite tutte le altre misurazioni come il minuto, l’ora, il giorno, la settimana, il mese e così fino all’infinito. Lo strumento attuale per misurare il tempo è l’orologio che ha fatto la sua comparsa nel 1656 per invenzione, così si dice, dell'olandese Christiaan Huygens, anche se il nostro Galileo è stato il primo a dimostrare la regolarità del tempo e la sua possibilità di essere misurato. Prima di ciò esisteva la clessidra, uno strumento usato fin dai tempi degli antichi egizi e in particolare del faraone Amenophi III come conferma il ritrovamento di questo dispositivo nelle rovine del tempio Akh-Menu a Karnak, nei dintorni dell'antica città egizia di Tebe, conosciuta come la clessidra di Karnak. Per leggere le ore poi esisteva la meridiana, strumento astronomico importantissimo, posto spesso sulle facciate delle Chiese o disegnato in spazi aperti, che sfruttava il sole e il suo movimento per sapere in quale momento della giornata ci si trovasse.

giovedì 23 febbraio 2023

Che cos’è una Setta

di Mario Pagni

Molto spesso la gente comune ovvero quella che più difficilmente tende ad approfondire argomenti che almeno all’apparenza sembrano lontani dal vivere quotidiano, non sa ben distinguere certe differenze di aggregazione di  gruppi di persone organizzate fra loro, aventi scopi e finalità simili e spesso nobili, ma altrettanto spesso tese al raggiungimento di ideali poco consoni al bene comune. La differenza fra una confraternita e una setta ad esempio non è molto chiara e spesso anche gli studiosi non sono d’accordo nel considerare l’uno o l’altro aspetto degli stessi affiliati ai due sodalizi. Per molto tempo si è discusso ad esempio sulle vere ragioni, gli scopi e le finalità della “confraternita” dei Fedeli D’Amore che raccoglieva al suo interno adepti del calibro di Dante Alighieri, Guido Guinizzelli o Guido Cavalcanti tanto per fare alcuni nomi.  Eppure ancora oggi anche negli ambienti fiorentini si parla dei Fedeli D’Amore usando a nostro avviso impropriamente il termine “Setta”.

Assuefazione ad un tipo di credo guidati dal terzo occhio

 

Definizione di Setta

Una Setta (dal latino secta, da sequi, seguire, seguire una direzione, e da secare, tagliare, disconnettere) è, in senso generale, un gruppo di persone che segue una dottrina  minoritaria la quale, per particolari aspetti dottrinali o pratici, si discosta da una dottrina preesistente già diffusa e affermata. La definizione di setta è dibattuta e il termine ha assunto un significato negativo o dispregiativo. In tempi più recenti essa indica frequentemente gruppi anche non religiosi sorti intorno a personalità carismatiche o di dominio psicologico nei confronti altrui.

lunedì 20 febbraio 2023

Il Carnevale: origini e feste

di Chiara Sacchetti

Fra le feste meno religiose ma che scaturiscono gioia e divertimento troviamo il Carnevale, una ricorrenza mobile calcolata in base alla Pasqua che trae origini da feste antichissime e che ancora oggi è il divertimento di grandi e piccini.

Festa di Carnevale di Venezia

 

L’etimologia

La parola “carnevale” deriverebbe, secondo alcune interpretazioni, dal latino carnem levare, cioè "eliminare la carne" richiamando l’antica tradizione del banchetto tenuto l’ultimo giorno prima del periodo di digiuno e astinenza della Quaresima per l’arrivo del periodo pasquale con il mercoledì delle ceneri. Altre interpretazioni richiamano ugualmente l’eliminazione della carne, ma con un’origine diversa come l'espressione latina carne levamen, mentre altre ricordano invece il divertimento o il mettersi in maschera quali la parola carnualia ("giochi campagnoli") o la locuzione carrus navalis ("nave su ruote", esempio di carro carnevalesco) e infine currus navalis, ossia il "corteo navale".

 

Le origini della festa

Il Carnevale trova le sue origini da numerose solennità antichissime in cui il divertimento e il camuffamento facevano da padrone. La prima di queste era sicuramente legata alle varie feste dionisiache greche, cerimonie dedicate a Dioniso, dio dell’enfasi del vino e dell’ebbrezza, durante le quali tutte le attività venivano fermate ed erano messe in scena rappresentazioni teatrali tragiche e comiche; le altre erano certamente i Saturnalia, festività romane dedicate all'insediamento nel tempio del dio Saturno e alla mitica età dell'oro, con grandi e fastosi banchetti. In entrambe le cerimonie si assisteva ad un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, con poveri e ricchi che, una volta mascherati, non si riconoscevano fra loro facendo così scomparire le differenze sociali, dediti entrambi allo scherzo e alla dissolutezza più sfrenata.

giovedì 16 febbraio 2023

La superstizione retaggio del passato duro a morire

di Mario Pagni

Corni e corna rosso corallo antimalocchio

Il grande attore comico e drammatico Eduardo de Filippo diceva che “essere superstiziosi è da ignoranti ma non esserlo porta iella”. In queste semplici parole è raccolta tutta l’incertezza di una scelta ancora oggi assai dibattuta e controversa inserita nel piccolo angusto spazio fra scienza e antiche tradizioni. Il secolo scorso ha visto la fine di molti tabù e anche questo non sembra essere da meno, ciononostante altre paure da sempre insite nella mente umana si fanno nuovo spazio reali o inconsce trovano nuovi adepti e credenti in possibili e forse discutibili rimedi alternativi ai dettami scientifici. Per la stregoneria, ad esempio, si è dovuto attendere la metà degli anni ’50 del novecento per una reale e ragionevole comprensione della fenomenologia che la caratterizzava. Dai rapporti della polizia e dagli stessi giornali risultava infatti che i contadini e anche la gente più ignorante in generale (termine inteso come persona che ignora a causa della mancanza della giusta conoscenza), tendevano ad isolare e aggredire le persone sospette di perseguire tali presunte nefandezze legate alla stregoneria stessa specialmente nelle zone più depresse di tutto il continente europeo.

Aforisma sulla superstizione

Certo quindi che la superstizione è comunque dura a morire. Nel 1935 si ha notizia certa che la polizia messicana venne informata troppo tardi che alcuni contadini avevano addirittura bruciato vive cinque povere vecchiette accusate di lanciare incantesimi e di avere rapporti con il demonio. Anche in Francia nel rispetto delle antiche tradizioni per esorcizzare il male giungevano notizie di presunte streghe che una volta catturate del popolo le gettavano nella Loira facendole affogare nelle sue acque spesso tempestose. In Inghilterra nella contea ritenuta ancora oggi “stregata” quando detto in precedenza accadeva regolarmente almeno fino al 1940 e si racconta che un povero vecchietto di ben 90 anni (a quell’epoca erano anche tanti) soprannominato Dummy (manichino) auto dichiaratosi stregone, morì in seguito a shock dopo essere stato gettato in uno stagno da un cliente insoddisfatto dalle sue prestazioni magiche.

lunedì 13 febbraio 2023

Ermete Trismegisto

di Chiara Sacchetti

 

Questa volta parliamo di un personaggio molto particolare, forse vissuto molti secoli fa ma in equilibrio fra realtà, storia e mitologia, comunque considerato il fondatore dell’alchimia e dell’esoterismo in generale, al quale sono state attribuite anche diverse importanti opere e testi che si dice siano stati scritti proprio di suo pugno riguardanti materie complesse ancora oggi oggetto di studio.

 

Da divinità ad essere umano

Dire chi sia stato davvero Ermete Trismegisto è impossibile tanto più che realtà mito e finzione in questa figura si sovrappongono e si fondono. Quello che sappiamo di certo è che il nome deriva dal greco antico ἙρμῆςΤρισμέγιστος, e dal latino Mercurius ter Maximum che significa letteralmente “Ermete tre volte grandissimo” o magnifico. Questa accezione lega di fatto il personaggio al dio Ermete divinità greca della comunicazione, e a Thot, dio egizio delle lettere, dei numeri e della geometria. Entrambe le divinità sarebbero infatti al servizio di altre superiori, Zeus il primo come suo messaggero, e Osiride il secondo in quanto considerato suo scriba personale, esse sono divinità psicopompe, ovvero traghettatrici delle anime dei defunti nell’aldilà e anche intermediarie fra cielo e terra.

Ermete Trismegisto in un intarsio della Cattedrale di Siena

Nell’età alessandrina, momento di fusione fra la tradizione greca e quella egizia, la figura di Ermete lasciò quelle caratteristiche divine per diventare un uomo in carne ed ossa, così tanto importante da far sì che i primi alchimisti lo elessero l’illuminato per eccellenza perché aveva ricevuto le prime potenti rivelazioni e autore (e quindi capostipite) delle opere principali legate all’ alchimia e all’ esoterismo.

 

giovedì 9 febbraio 2023

Il simbolismo del candelabro

di Mario Pagni

“Farai un candelabro d’oro puro con gambo, rami, coppe e sferette, gigli che ne usciranno. Dai due lati usciranno sei rami, tre dall’uno e tre dall’altro. Vi saranno tre coppe a forma di noce con una sferetta ed un giglio ad un ramo e similmente sarà all’altro. Nel sostegno del candelabro vi saranno quattro coppe a forma di noce e per ogni coppa una sferetta e il suo giglio. Le tre sferette saranno disposte in tre posizioni diverse del gambo e da ciascuna di esse usciranno due rami. Sferette e rami apparterranno dunque ad uno stesso pezzo. Farai poi sette lampade da porsi del nel candelabro. Anche gli smoccolatoi saranno d’oro puro. Il tutto peserà un talento di questo metallo (…). Comanda poi ai figli d’Israele che ti portino dell’olio d’olivo del più puro….perchè ardano le lucerne del candelabro nel tabernacolo della testimonianza, fuori da velo posto dinanzi ad essa. Aronne e i suoi figli ne avranno cura affinchè facciano luce sino alla mattina davanti al Signore”

(Descrizione biblica dell’Menorah ebraica)

Non esiste a nostro avviso un altro oggetto celebrativo e simbolico che abbia avuto numericamente maggiori  riscontri  in ogni epoca e ogni civiltà come il candelabro.

Il termine deriva dal latino candelabrum che potremo definire come l’assemblaggio di due oggetti diversi come il bacile o conca labrum  usato nel caso per raccogliere più facilmente la cera delle soprastanti candele e lo stelo che le sorregge. Nella cosiddetta tazza posta alla base dell’oggetto veniva inserita pece, resina o qualunque altra sostanza ritenuta infiammabile. Il candelabro è dotato di una base con un sostegno che può avere varie forme e decori graffiti o scolpiti, tanto che nell’antichità proprio attraverso certe figurazioni vi si tramandavano storie di vita e persino segreti legati alla mitologia del popolo interessato. Naturalmente il candelabro con il trascorrere del tempo di modificò e il tutto si irrobustì in modo da avere più bracci atti a sostenere varie lampade o candele per la migliore illuminazione dell’ambiente circostante oltre ad ottenere più alti gradi di sacralità al luogo dove veniva collocato. Variazioni sui vari temi, fantasie creative e raffigurazioni particolari dettero ad esso l’impronta di ciascuna epoca, intonandosi al lusso di certi ambienti e rispecchiando le esigenze delle diverse espressioni artistiche.

lunedì 6 febbraio 2023

La teurgia, la pratica religiosa degli antichi

di Chiara Sacchetti

La parola Teurgia viene da theourghia ossia «fabbricazione di dei» e venne coniata nel tardo periodo ellenistico per indicare una pratica religiosa finalizzata al bene, come la realizzazione di miracoli e prodigi. Veniva prodotta soltanto dagli uomini che erano riusciti ad instaurare un rapporto diretto e privilegiato con la divinità attraverso un lungo percorso esoterico, tanto da finire per identificarsi con la divinità stessa.

Ma cosa è davvero la Teurgia? E come avveniva il legame umano-divino?

 

La Teurgia

Gli Oracoli caldaici del filosofo medioplatonico del II secolo d.C. Giuliano il Teurgo, sono il primo testo che tratta di questo argomento anche se le pratiche teurgiche cominciarono certamente prima e si differenzia dalla teologia, in quanto la prima non si limita solo a parlare del divino come la seconda, ma vengono indicati anche i rituali e le pratiche per evocarlo e creare con esso uno stretto legame. Si distingue anche dai cosiddetti oracoli in quanto in questi ultimi la divinità entrava nel corpo dell’adepto spontaneamente senza alcuna richiesta, mentre nella teurgia il divino penetrava nella persona del teurgo perché volutamente evocata da questi scelto fra molti in possesso delle giuste inclinazioni.

Immagine stilizzata del Sole, fulcro della sapienza caldaica.

 

La Telestiké

È un termine greco che indicava la tecnica di iniziazione misterica tipica dell’età tardo ellenista e del nuovo Neoplatonismo. Consisteva nel consacrare ed evocare, con nomi ed epiteti, una divinità affinché concedesse la vita alle statue realizzate appositamente che la rappresentavano  per ottenere oracoli. 

giovedì 2 febbraio 2023

Il Carnevale antico e la nave dei matti o dei folli

di Mario Pagni

La Nave dei Folli

Secondo una antica quanto dubbia tradizione il periodo di Carnevale o “Carnascialesco” sarebbe tale perché non governato da nessun segno zodiacale o meglio da una sorta di tredicesimo segno che ispirerebbe una gaia ma alquanto strana follia.

Sia in epoca romana che più recentemente nel medioevo la “memoria storica”  intesa come riportata dalle autentiche fonti scritte, parla di feste ed eventi molto particolari legati proprio al Carnevale e ai vari giullari di corte che per una volta lasciavano il castello o la villa del loro datore di lavoro per imperversare nelle vie e nelle piazze cittadine, assieme al popolo con i loro canti, balli e scherzi di ogni genere. A Firenze si narra che proprio dalla cattedrale di Santa Maria del Fiore ma anche da altre chiese, soprattutto altre cattedrali di tutta Europa ma principalmente in Francia Germania e Olanda, uscissero strani carri simili a vere e proprie navi con tanta gente festante a bordo.  Era la cosiddetta Nave dei Matti o dei Folli che sembra abbia dato vera origine persino alla famosa  tradizione fiorentina dello Scoppio del Carro, seppure in quel caso era il Fuoco Sacro riportato dai crociati di Pazzino dei Pazzi, il vero e ancora attuale protagonista dell’evento che attira turisti e curiosi in grande quantità da ogni parte del mondo.