giovedì 22 dicembre 2022

Il Natale nella tradizione Toscana

di Mario Pagni

Grande albero natalizio e presepe in piazza Duomo a Firenze

I ricordi di quando ero piccolo si confondono ormai nella mente con la vera tradizione del Natale in Toscana. Ricordo che tutti aspettavamo come oggi la neve per il “Santo Giorno” ma eccetto che nel 1956 quando su Firenze la coltre bianca anche copiosa fece finalmente la sua comparsa, il Natale era già passato e con esso tutta la sua nordica magia. Per i bambini di allora però rimaneva ancora l’Epifania comunemente chiamata “La Befana” che dava il nome alla simpatica vecchietta che scendeva dal vicino Appennino per portare i doni a tutti i bimbi buoni mentre solo carbone agli altri. Anzi la vera notte dei doni che comparivano magicamente nei pressi dei camini sia di cucina che di salotto dentro la classica “calza” era proprio quella.

lunedì 19 dicembre 2022

Capanna e grotta: le origini e i significati di una tradizione millenaria

di Chiara Sacchetti

 

Fra i simboli del Natale, oltre al consueto albero, troviamo anche il presepe che ricostruisce il momento della nascita del Messia fino all’arrivo dei Re Magi con i loro doni colmi di significati esoterici.

Fra i dilemmi che ci siamo trovati ad affrontare fin da piccoli, spesso aiutati dai genitori, vi era quello della scelta di far nascere Gesù bambino in una grotta oppure in una capanna o stalla. Quando ci raccontano la storia del momento del travaglio di Maria spesso ci viene detto che i due futuri genitori non trovarono stanze nelle locande e che per questo vennero portati in un ovile  visto anche l’imminente  lieto evento. Ma allora perché il la nascita di Gesù viene rappresentata anche in una grotta? E quale significato hanno i luoghi scelti per questo importante evento?

 

La grotta

La tradizione che vuole la nascita di Cristo in una grotta, come racconta una celeberrima canzoncina per bambini, era già nota intorno al II sec. d.C. in Oriente, mentre in Occidente comparve circa due secoli dopo di fatto subentrando a quella della stalla/capanna che comunque resterà in alcune tradizioni familiari fino ad oggi. Ma quale significato ha questo luogo così buio e tetro?

Entrata di una grotta

La grotta è il simbolo della Madre per eccellenza, l’utero materno della terra che genera i suoi figli, un viaggio prima a ritroso verso la parte più oscura e profonda nelle viscere della stessa e poi il ritorno fuori alla luce del sole. Un percorso che potrebbe essere paragonato a quello degli iniziati ad un nuovo livello  di Conoscenza, quando per accedere a questa nuova vita (e riuscire a possedere di conseguenza una nuova Sapienza superiore) essi devono morire simbolicamente per poi rinascere, come fossero nuovi esseri che iniziano una nuova vita. Non a caso, (e lo dico anche con un pizzico di malinconia da credente), come in un circolo senza fine, il corpo di Gesù dopo la Passione e la morte terrena verrà posto sempre in una grotta, dalla quale uscirà come rinato però nella natura di una nuova “sostanza”.

giovedì 15 dicembre 2022

Peeter Stubbe. Un caso antico di licantropia

di Mario Pagni

Anche l’uomo che ha puro il suo cuore e ogni giorno si raccoglie in preghiera può diventar lupo se fiorisce l’aconito e la luna piena risplende la sera

Abbiamo già affrontato durante i nostri brevi scritti il tema assai controverso ma anche affascinante della Licantropia o comunemente definita la “malattia del lupo mannaro o del mal di luna”.

Il termine “licantropo” trova origine dal greco lykos, che significa lupo, unito ad anthropos, “uomo”, mentre “lupo mannaro” risale al latino lupus hominarius, cioè lupo come mangiatore d’uomini, oppure anche “simile all’uomo”. In inglese e anche nelle lingue germaniche, la parola werewolf si compone di wer, ovvero uomo (vir in latino) e wolf per lupo. Il francese loup-garou trova forse invece una equivalenza fra garou e wer nel senso di uomo.

La cinematografia hollywoodiana rese omaggio nel secolo scorso alla figura del Lupo Mannaro

Come più volte sostenuto in campo accademico la licantropia sarebbe solo e soltanto una malattia da curare in psichiatria ritenuta un forte disturbo della mente e della personalità che trasformerebbe qualsiasi normale individuo in un vero e proprio mostro sanguinario quando in preda delle sue forti crisi. La tradizione e la superstizione però non la pensano allo stesso modo ed esistono casi storicamente ufficializzati dalle cronache che asserirebbero la capacità di questi soggetti a trasformarsi veramente in lupi o meglio in lupi mannari.

lunedì 12 dicembre 2022

Beato Bartolo Longo

di Chiara Sacchetti

Non tutti i Santi hanno avuto una vita completamente retta e vicina a Dio. Alcuni di loro nel corso della propria esistenza si sono avvicinati a personaggi complessi perdendo completamente la retta via e andando incontro a esperienze oscure e anche diaboliche. È il caso del futuro santo Bartolo Longo che in un momento di crisi spirituale profonda abbandonò la strada cristiana per dedicarsi al mondo dell’occultismo.

Foto di Bartolo Longo (1841-1926) a 22 anni
 

Chi è Bartolo Longo

Figlio di Bartolomeo, medico, e di Antonia Luparelli, entrambi molto devoti, Bartolo nacque a Latiano in provincia di Brindisi il 10 febbraio 1841 e appena tre giorni dopo venne battezzato. Come ci racconta lui stesso era «dice, un diavoletto vivace e impertinente, un po' birichino» e all’età di 5 anni venne portato nel collegio dei Padri Scolopi di Francavilla Fontana (come era consuetudine a quei tempi) per uscirne quasi diciottenne con il titolo di studio che lo abilitava all'insegnamento di “rudimenti grammaticali”. Alla morte del padre, la madre Antonia si risposò con un altro uomo che avviò Bartolo alla carriera di avvocato presso uno studio di Lecce, dove però anche per il lutto paterno, Longo si lasciò andare ad una vita sfrenata fatta di feste goliardiche e storie d’amore. Con l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia però l’istruzione conseguita perse completamente valore e Bartolo dovette iscriversi presso la Regia Università di Napoli per compiere studi di giurisprudenza. Ma anche la vita nella città partenopea si rivelò frivola e libertina per Longo che riprese a partecipare a balli e conviviali incontri con gli amici tralasciando ancora una volta gli studi e il lavoro. Ma i pericoli che lo attendevano erano ben altri!

giovedì 8 dicembre 2022

Antichi segreti e occulte verità. I rotoli del Mar Morto fra leggenda e dati scientifici

di Mario Pagni

 

«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal Diavolo»

(Matteo 4, 1).


Localizzazione

 

Il ritrovamento delle preziose fonti scritte

Siamo nel deserto di Giuda dove si dice che il Diavolo tentò Cristo un apparente assoluto esteso nulla se pure da sempre conteso in ogni genere di  guerra sia nell’antichità giudaica che nella modernità. Questa parte di territorio è stato ed è ancora uno dei più trafficati di Israele, battuto da piste appena segnate e da carovaniere fino dalla remota preistoria. Proprio in questo luogo desolato e inospitale nei pressi delle rovine di Qumran località della Giordania situata a 35 chilometri a est di Gerusalemme nel sito archeologico posto nei pressi della sponda nord–occidentale del Mar Morto, furono deliberatamente nascosti nelle vicine grotte, in giare di terracotta, antichi manoscritti compilati in secoli e situazioni diverse, la cui interpretazione risulta ancora oggi assai controversa, posta come è a metà fra storie della Bibbia e latente gnosticismo. In seguito a tale casuale scoperta, negli stessi anni iniziarono le prime indagini archeologiche e proprio a Qumran riaffiorarono anche le rovine di un edificio di carattere monastico; un complesso di reperti, tra cui utensili di ceramica, metallo o legno, tracce di tessuti e ossa di animali, nonché un vasto cimitero comprendente ben 1200 tombe.

lunedì 5 dicembre 2022

La levatrice

di Chiara Sacchetti

Pur essendo un atto completamente naturale, da quando l’essere umano ha iniziato la sua vita sulla terra c’è sempre stato bisogno di qualcuno che aiutasse la donna nel periodo della gestazione e poi soprattutto durante (e dopo) il parto. Piccoli ma importanti consigli spesso, dati da donne con «una particolare sensibilità e conoscenza della natura umana, tanto da tirar fuori i veri bisogni ed emozioni della donna stessa attraverso l’arte maieutica». Ma chi erano queste figure femminili? E come si è evoluta questa professione che oggi è del tutto regolamentata dalla leggi vigenti?

 

Le antiche ostetriche

Se immaginiamo questa figura di donna vediamo una persona di una certa età con alle spalle un importante bagaglio di esperienza, ma quasi sicuramente in realtà con meno anni di quanto ne dimostri, soprattutto a causa delle difficili e ostili condizioni di vita fra attività agricola e generici lavori di fatica che ne alteravano purtroppo  l’aspetto.

Antico rilievo romano rappresentante un'ostetrica

Nell’Antica Grecia si parla di Maiai, donne anziane che si occupavano non soltanto del parto ma anche di tutti i problemi connessi a questo evento, quali la sterilità, l’isterismo e altre malattie tipiche femminili. Perfino Socrate, famoso filosofo e figlio lui stesso di un’ostetrica, si autodefinì “Ostetrico delle Anime” «perché faceva venir fuori dalla mente dei suoi discepoli le concezioni filosofiche, nella stessa maniera in cui la madre aiutava i feti a venir fuori dall’utero materno». Mentre Platone riteneva la levatrice una donna «che ha fatto studi classici, che ha intelligenza sveglia e memoria pronta. Deve essere studiosa, attiva, robusta, compassionevole, sobria, paziente, riflessiva e prudente».

giovedì 1 dicembre 2022

Enigmi dal passato. Il libro di Enoch

di Mario Pagni

Il Libro di Enoch è uno dei più famosi e misteriosi testi apocrifi della storia, giunto sino a noi in un’antica lingua estinta di origine etiope (il ge῾ez). Secondo gli storici, si tratterebbe di una rielaborazione di alcuni precedenti testi sacri scritti in aramaico. In quanto però apocrifo, il Libro di Enoch non fu accolto tra i testi biblici né ebraici, né cristiani (eccezion fatta per la Bibbia copta). L’opera si ritiene risalente al I secolo a.C., ma ricostruirne le vicende e le origini risulta estremamente difficile, vista la scarsità di fonti al riguardo e il suo non essere stata accettata tra i testi canonici. Questo rifiuto di entrare nella tradizione ebraica risalirebbe al I secolo d.C., mentre quello cristiano al IV secolo d.C.

Il presunto Libro di Enoch

Le vicende del personaggio di Enoch sono contenute nel Libro della Genesi, comune ai testi sacri sia ebraici che cristiani. Secondo la tradizione biblica, Enoch è discendente diretto di Adamo ed Eva da parte di Set, terzo figlio della coppia "divina" per antonomasia. Set visse per ben 365 anni, e fu padre di Matusalemme e bisnonno di Noè. La sua fine, citata anche nel Nuovo Testamento, è particolarmente difficile da comprendere. In poche parole, pare che proprio Dio l’abbia chiamato in cielo perché lo voleva accanto a sé. Tuttavia il Libro di Enoch parla anche d’altro: si narra addirittura di angeli che generarono dei giganti accoppiandosi con le donne presenti sulla Terra, cosa che fece infuriare Dio tanto da punire tutti i suoi "figli", sia divini che terreni. Queste vicende lasciano spazio a fantasie assai pericolose ma a nostro avviso non molto lontane da ciò che a suo tempo è veramente successo. Dei che si accoppiano con esseri umani e che magari provenivano da altri mondi sembra infatti a tutt’oggi una spiegazione del tutto normale o almeno fra quelle plausibili.