Fra le
pagine di storia relativamente recente troviamo anche la curiosa e assai
incredibile vicenda di un gruppo di suore carmelitane che per uno strano susseguirsi
di eventi e anche e soprattutto per loro stesso volere di sacrificio vennero
ghigliottinate nel periodo della Rivoluzione Francese. Ma cosa accadde? E cosa
portò delle donne simbolo dell’amore e della pace a perire in un modo così
terribile e violento?
Vetrata dedicata alle carmelitane di Compiègne della Nostra Signora
del Monte Carmelo di Norfolk (Regno Unito)
Un sogno
premonitore
Nel 1693 Élisabeth-Baptiste, una giovane donna disabile del Carmelo di Compiègne, ebbe un insolito sogno in cui vide Gesù in compagnia di sua Madre Maria Vergine, di Santa Teresa d’Avila e di altre due carmelitane che erano vissute nello stesso monastero. Divenuta suora la donna ebbe una nuova visione dove tutte le monache del suo convento scelte per seguire l’agnello di Dio, ascendevano al cielo in abito bianco, con in mano una foglia di palma, simbolo del martirio cristiano. Ma non era un sogno come un altro e un’immagine così tanto misteriosa fece credere ad Elisabeth e alla sue consorelle di aver ricevuto un messaggio divino sull’ordine, venne così deciso di tramandare questa storia alle consorelle del monastero. Così accadde fino a quando il sogno non divenne cruda realtà.
I Carmelitani di Compiègne affrontano la ghigliottina.
llustrazione tratta da Louis David
I fatti
Passato
quasi un secolo da quell’episodio, a Parigi il 26 luglio 1789 venne promulgata
la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo” che, oltre a sancire una serie di
norme atte a elevare tutti gli uomini in pari dignità, libertà e diritti, proibiva di offrire a Dio i voti e di
conseguenza sopprimeva anche tutti gli ordini religiosi esistenti a quell’epoca
in Francia, a partire da quelli contemplativi. Alla base di tale decisione
c’era infatti l’opinione che chi consacrava i propri voti al Padre lo faceva
solo perché costretto, dimostrando che quindi non vi era alcuna libertà in questa
decisione né tantomeno per la persona che giurava. Ma non solo. Era compito
della Nazione liberare tutti i religiosi e chi si rifiutava doveva essere
ucciso perché la società doveva essere costituita soltanto da persone libere e
uguali fra di loro.
I martiri di Compiègne alla ghigliottina, disegno del 1907
A febbraio
dell’anno successivo venne ratificata la sospensione di tutti gli ordini ma non
tutti i monasteri approvarono e aderirono a tali richieste e fra i dissidenti
tre di ordine carmelitano spedirono una lettera all’Assemblea Nazionale in cui le
consorelle dicevano che «Alla base dei
nostri voti c’è la libertà più grande: nelle nostre case regna la più perfetta
uguaglianza; noi confessiamo davanti a Dio che siamo davvero felici». Ma la
risposta fu poco comprensiva e vennero mandati degli ufficiali che si offrirono
per liberarli.
L’opposizione
delle suore di Compiègne
A Pasqua 1792 la Madre Priora avvisò
le sue monache sulla eventualità, (viste le loro scelte), di un possibile martirio
proponendo loro di sacrificarsi come atto di consacrazione e di offrirsi per
placare l’ira di Dio. Tutte le consorelle accettarono.
Lapide al Cimitero di Picpus a Parigi in memoria delle 16 Martiri di Compiègne
Un mese
dopo, al Monastero di Compiègne le sedici consorelle vennero convocate ad una
ad una per dichiarare “spontaneamente” di essere liberate e di voler quindi
uscire dal monastero. Ma le religiose non ubbidirono agli ordini e ognuna di
loro fece la propria dichiarazione. La Priora dichiarò di «voler vivere e
morire in questa santa casa». La più anziana disse: «Sono 56 anni che sono
Suora e vorrei averne ancora altrettanti per consacrarli tutti al Signore».
Un’altra spiegò: «Mi sono fatta religiosa di mio pieno gradimento e conserverò
il mio abito anche a costo del sangue». Così, con parole simili, ripeterono
tutte, fino alla più giovane professa da pochi mesi: «Nulla mi indurrà ad
abbandonare il mio Sposo Gesù». Oltre a loro anche due laiche che allo stesso
modo dichiararono di voler restare volontariamente dentro al convento.
Ma non
bastò.
Il martirio
A settembre le consorelle ricevettero
l’ordine di lasciare il monastero andando ad abitare a piccoli gruppi in case
nello stesso quartiere ma riuscendo comunque a comunicare fra loro e a vivere
religiosamente seguendo la loro “Santa Regola” di preghiera e di lavoro, in intimità con il Signore Gesù. Il
mese dopo, in un clima di terrore, le Suore di Compiègne vennero accusate di
fanatismo religioso e per questo furono arrestate, condotte a Parigi e
incarcerate.
Le suore di Compiègne al patibolo
A luglio del
1794 le suore si ritrovarono di fronte al Tribunale con l’accusa di “ribellione,
sedizione, e oppressione” del popolo francese. Alle 6 dello del 17 luglio,
assieme ad altre 24 persone, dopo un processo farsa, furono condotte tutte e
sedici mentre cantavano inni sacri, al patibolo sulla piazza del
Trono-Rovesciato, dove ricevettero l’ultima benedizione andando incontro al
loro orrendo destino.
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