lunedì 4 aprile 2022

Girolamo Cardano, il medico inventore rinascimentale

di ChiaraSacchetti

 

Figlio illegittimo di Fazio Cardano, un giurista molto importante tanto che perfino Leonardo da Vinci lo consultò, Girolamo venne al mondo il 24 settembre 1501 e ancora prima di nascere la sua vita fu difficile e complicata. L’uomo, infatti conobbe la futura madre di Cardano, la vedova Chiara Micheri che aveva già tre figli a Milano e se ne innamorò tanto che lei rimase incinta. Non essendo sposata e vivendo ancora con la famiglia del defunto marito, Chiara, grazie all’aiuto di un amico di Fazio, venne assunta come governante presso il patrizio Isidoro Resta, per limitare lo scandalo. I figli di lei però si ammalarono la peste e morirono a poca distanza l’uno dall’altro e la donna disperata tentò l’aborto ma senza fortuna; ancora piccolo, a soli 3 anni, lo stesso Gerolamo contrasse il morbo assieme alla balia che ne morì mentre lui riuscì a sopravvivere.

Girolamo Cardano
Girolamo Cardano

La sua vita cominciò a riprendere verso i 7 anni, quando ripresosi dalla peste, andò ad abitare assieme alla madre e alla balia a Milano dove si trasferì poco dopo anche il padre che negli anni successivi riuscì a regolarizzare l’unione con Chiara Micheri.

Gerolamo passò la sua infanzia e l’adolescenza seguendo il padre nei suoi viaggi di lavoro e saltuariamente anche studiando. A 17 anni invece si iscrisse all’università, prima a Pavia e poi a Mantova, per intraprendere gli studi di matematica e medicina anche se il padre avrebbe preferito seguisse le sue orme legali.

Alla fine dopo essere scappato per la peste si trasferì prima a Padova e poi a Venezia dove si laureò in “arti liberali” per poi prendere il dottorato nel 1526 in medicina.

Rifiutato per l'iscrizione nel Collegio dei Nobili Fisici di Milano perché era un figlio illegittimo, Cardano, grazie all’aiuto del senatore milanese Filippo Archinto, ottenne la cattedra per l'insegnamento della matematica, geometria, aritmetica e astronomia presso le scuole Piattine di Milano, luogo dove fra l’altro aveva insegnato anche il padre. In quegli stessi anni rifiutò diversi incarichi di prestigio come medico proprio per la sua assenza nel collegio visto che non poteva essere retribuito, ma è da quel momento che iniziò la sua fama anche e soprattutto grazie ad una disputa con Niccolò Tartaglia a proposito della formula di risoluzione delle equazioni cubiche. L’uomo lo accusò di avergli rubato lo studio e averlo pubblicato a suo nome.

Niccolò Tartaglia Terza lettera di risposta a Girolamo Cardano e a Messer Ludovico Ferraro

Quando nel 1539 venne finalmente ammesso nel collegio e 4 anni più tardi accettò la cattedra di medicina nell’Università di Padova, cominciò anche a praticare la sua professione, dando prova della sua bravura e del suo fiuto per comprendere quali mali affliggessero i malati: famosa è  la cura, fra l’altro con esiti positivi, per l'arcivescovo di Edimburgo John Hamilton (1512-1571), che soffriva quasi sicuramente di asma bronchiale. Questi infatti intuì nelle lenzuola e nei cuscini che il religioso usava per andare a dormire la causa del suo male proibendogli di usarli e guarendolo. Meno fortunata fu invece la sua vocazione per la predizione del futuro: «volle fare l'oroscopo all'arcivescovo e al re, e lesse nelle stelle un futuro radioso per entrambi. Il primo fu impiccato quasi subito dai riformatori, e il secondo morì di tubercolosi l'anno dopo.». si dedicò anche allo studio del corpo umano e in particolare a condurre autopsie al fine per verificare le sue tesi diagnostiche e ottenere conferme o comunque nuove informazioni sulle malattie.

Ma la vita di Gerolamo ebbe numerose disgrazie e motivi di tristezza. Il primo in ordine di tempo, il processo e la successiva condanna a morte del primogenito Giovanni, accusato di aver ucciso la moglie. L’uomo infatti, sposato con una contadina povera, per risparmiare aveva dovuto abitare dai suoceri e la convivenza non era certamente piacevole e serena. Oltre ai continui litigi Giovanni aveva dovuto anche sopportare le numerose infedeltà coniugali e una sera, colto dalla rabbia, uccise la moglie facendole mangiare una focaccia avvelenata con l’arsenico. Convinto dell’innocenza del figlio e che la condanna fosse solo dovuta all’invia Cardano si trasferì a Bologna dove però nemmeno lì ebbe vita facile. Il secondogenito Aldo, un ragazzo scapestrato e irrequieto, passava le sue giornate a parlare male del padre e a derubarlo tanto che l’uomo alla fine fu costretto a denunciarlo. Aldo venne così espulso dalla città. Ma come se non bastasse ebbe la notizia che stavano preparando un processo contro di lui per eresia, e su consiglio di Giovanni Morone, Cardano decise di lasciare la sua cattedra. Ma non gli bastò. La sera del 6 ottobre 1570 venne arrestato assieme al suo discepolo Rodolfo Silvestri che non volle abbandonare il maestro.

Illustrazione del Cerchio di Cardano

Non sappiamo purtroppo di preciso quali furono i capi d’accusa che la Chiesa gli rivolse, sappiamo soltanto che fra le altre cose eretiche c’erano la composizione dell’oroscopo di Cristo che raccontava come la sua vita fosse scritta dalle stelle, l’aver scritto l’encomio di Nerone, l’imperatore romano che aveva perseguitato i cristiani e soprattutto l’aver intrattenuto rapporti di amicizia assieme al suo allievo (anch’esso arrestato) nei circoli protestanti.

Ai domiciliari fino al 18 febbraio dell’anno successivo, Cardano fu costretto all’abiura per ordine dalla Sacra Congregazione del Santo Uffizio, e in particolare quello dell’inquisitore bolognese Antonio Baldinucci, imposta prima in forma grave (de vehementi) coram populo e successivamente in forma meno infamante (coram congregationem). La sua ritrattazione avvenne in una lettera rivolta a papa Pio V in cui il medico prometteva di non insegnare più, anche perché fra l’altro gli era stata tolta la cattedra di Pavia, e di non pubblicare più altre opere “compromettenti”. E sotto proprio la protezione del Pontefice, Cardano si trasferì a Roma dove inizialmente gli venne negata la pensione, che invece ottenne grazie a papa Gregorio XIII, che conosceva bene visto che era stato suo collega all’università di Bologna e città dove scrisse il De propria vita, opera poi pubblicata postuma.

De propria vita di Girolamo Cardano
Il 13 settembre 1576 Cardano morì, non sappiamo bene per quale ragione e ancora oggi aleggia su di lui il mistero della sua sepoltura: sappiamo che il medico per sua volontà sarebbe voluto tornare a Milano, ma tutto ciò era impossibile visto che in quegli anni, nella città era tornata la peste che aveva provocato l’evacuazione totale.

Nessun commento:

Posta un commento