lunedì 11 aprile 2022

Significati e simbologia dell’Ultima Cena

di Chiara Sacchetti

È uno dei quadri più raffigurati nella storia dell’arte oltre ad essere uno dei momenti della storia “cristiana” più importanti e significativi, ma cosa racconta l’Ultima Cena? E soprattutto quali sono i significati e le simbologie legate a questo  episodio essenziale per i cristiani?

Quando parliamo dell’Ultima Cena raccontiamo il momento in cui Gesù si congedò dai suoi discepoli insegnando loro il rituale che ancora oggi nella Santa Messa viene celebrato e ricordato al momento dell’Eucarestia, e in cui predisse quanto sarebbe accaduto quella notte, il tradimento e la morte. Una sorta di testamento, ma anche di insegnamento da affidare ai posteri.

Giotto, L'Ultima Cena

Il pasto consumato da Gesù e dai suoi discepoli rispecchia esattamente quello della tradizione ebraica della Pasqua, chiamata Pesach, in cui vengono riproposti i cibi che richiamano alle simbologie della schiavitù in Egitto e soprattutto della fuga e liberazione grazie a Mosè; e quindi troviamo il pane azzimo, non lievitato per la mancanza di tempo e la necessità di fuggire presto; le erbe amare, ossia la lattuga, la cicoria selvatica o il sedano, tutte comunque crude che ricordano l’amarezza e le difficoltà di quegli anni e che rimandano anche al tradimento con la frase espressa da Cristo "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà" (Matteo,n 26, 1-2); l’agnello, sacrificato al posto dei bambini e in ricordo del suo sangue versato  che li aveva salvati, e una salsa, il Charoset, che richiama la malta usata dagli ebrei per le costruzioni egiziane  fatta con mela, melagrana, fico, dattero, mandorla, noce, cosparse di cannella e cinnamomo, a simboleggiare la paglia che si mischiava al fango.

Ma a parte i significati dei cibi consumati, quella cena nasconde anche numerosi quanto esoterici simboli. Vediamoli!

Rivolta d'Adda, Basilica, Ultima cena, sec XIII

Non tutti gli studiosi concordano con l’idea che l’Ultima Cena si sia svolta per la Pasqua ebraica e anzi alcuni di loro sostengono invece che quella cena non avesse nulla a che fare con i rituali dell’imminente festa, ma fosse bensì una cena d’addio voluta dallo stesso Gesù che aveva già preannunciato la sua morte. È di questa opinione infatti il biblista e sacerdote cattolico John Paul Meier che sostiene che Cristo abbia fatto quei gesti nel ricordo  di lui e che soltanto gli Evangelisti poi si sarebbero accordati per far svolgere quell’evento nei giorni antecedenti alla Pasqua. Lo storico e biblista protestante Rudolf Bultmann invece si spinge oltre reputando non storici molti degli elementi, come l’invio dei discepoli per trovare il luogo della cena, o anche la presenza di un vassoio comune in tavola, ma che soprattutto siano elementi non affini alla Pasqua ebraica.

È probabile che in realtà la scelta della Pasqua ebraica come momento di predizione di quello che sarebbe accaduto e dell’istituzione di nuove cerimonie avesse la valenza di dare a quella ricorrenza nuova simbologia e significato e soprattutto quello di stabilire un Nuovo Patto, dando così ordine alla nuova Chiesa che si sarebbe poi andata a formare. Ma non solo. Le cerimonie stesse della Pesach avrebbero così assunto un legame e una sorta di continuità con quello che sarebbe poi successo, ossia il sacrificio per tutti i popoli da parte di Cristo, che morendo salvava l’intera umanità liberandola dal Peccato Originale di Adamo ed Eva. "Poi prese il calice, rese grazie e disse: «Prendete questo e dividetelo fra di voi, perché io vi dico che non berrò piú del frutto della vigna, finché il regno di Dio sia venuto». Poi, preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Cosí pure, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è sparso per voi" ci ricorda l’Evangelista Luca (22:17–20). Il pane azzimo della fuga diventa così il suo corpo, come lui stesso dice "Io sono il pane della vita chi viene a me non avrà mai piú fame e chi crede in me non avrà mai piú sete […] Io sono il pane vivente che è disceso dal Cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; or il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo». […] Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Poiché la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda" (Giovanni 6:35, 51, 54–55). L’agnello e soprattutto il suo sangue diventano così il sangue di Cristo versato per la salvezza di tutti noi.

Gerusalemme, Monte Sion

Secondo alcuni studi il luogo dove si sarebbe svolta l’Ultima Cena sarebbe il Cenacolo situato sul Monte Sion fuori dalle mura dell’attuale Gerusalemme, dove per diversi anni c’era stato un convento di Frati Minori della Custodia della Terra Santa; mentre la tavola dove si sarebbe svolto il banchetto è conservato nella Cappella della Casa Colonna presso la Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Il Sacro Catino dove Cristo avrebbe consumato il suo pasto invece è conservato a Genova al Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo.

Milano, Santa Maria delle Grazie, Leonardo da Vinci, L'Ultima Cena

Fra le opere più famose e importanti che ritraggono questo momento non possiamo non citare l’Ultima Cena di Leonardo, posto nel Refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano e realizzato a tempera. Ne riparleremo presto!

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