di Chiara Sacchetti
Un aspetto
interessante e forse poco conosciuto del Medioevo, se non attraverso studi di simbologia ed esoterismo, sono
certamente i cosiddetti Bestiari, una porta aperta verso il mondo medievale
attraverso gli occhi degli animali. Ma cosa sono i Bestiari? Come nascono e
perché vengono realizzati?
I bestiari
sono una tipologia particolare di manuali redatti a partire circa dal XII
secolo in particolare per moralizzare il
buon cristiano mostrando esempi di virtù e rettitudine e assieme anche di
malvagità e qualità demoniache che si credeva caratterizzassero gli
animali. Uomini e animali erano infatti secondo la concezione cristiana esseri creati entrambi da Dio e quindi non
potevano che assomigliarsi. Va da sé che le peculiarità dell’uno si
potessero quindi ritrovare e riscontrare nell’altro e in questa accezione le
“bestie” diventavano il veicolo e il modello a cui l’uomo doveva guardare per
migliorarsi.
Il leopardo nel Bestiario ducentesco Rochester
Origine e base della redazione dei Bestiari erano sostanzialmente due manuali importanti, redatti entrambi molti secoli prima, la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio e il Phylologus di un anonimo. Il primo, un’opera in 37 volumi ciascuno dedicato ad un animale, fu pubblicata in 10 libri intorno al 77 d.C. da Plinio che nei due anni a seguire prima della sua morte riguardò e ampliò i testi: nella sua opera, a carattere fondamentalmente scientifico in questo caso, l’autore tratta di svariati argomenti, quali per esempio, la zoologia, l’erboristeria, l’antropologia e la psicologia umana, ma anche altri più leggeri su come tenere una fattoria e fare giardinaggio. Il secondo invece, scritto in greco da un anonimo del II-III sec. d.C di religione greca-cristiana e tradotto poi in latino nel secolo successivo, è invece un manuale a carattere didattico dedicato a 48 animali, reali o immaginari, sottoponendo l’attenzione a due caratteristiche precise: la prima una descrizione oggetto dell’essere, le sue caratteristiche la sua forma, e la seconda invece facendo una sorta di esegesi simbolica, dove la natura dell’animale viene paragonata e usata per comprendere come deve essere un buon cristiano.
Pagina tratta dall'incunabolo quattrocentesco della Naturalis hostoria di Plinio il Vecchio
Su queste
due basi, assieme quindi alle Sacre
Scritture e a quelle dei Padri della Chiesa nascono i cosiddetti Bestiari,
opere prettamente moraleggianti dove vengono trattati tutti i tipi di animali,
reali fantastici e mitologici. La cosa non deve assolutamente meravigliarci,
nel Medioevo le bestie che noi oggi consideriamo, a ragione, immaginarie erano ritenute assolutamente vere e molti
giuravano e raccontavano di averle viste. Una fra tutti, il drago, un essere
notoriamente irreale, ma che tanti esploratori giuravano di aver visto, anche
se le sue fattezze non erano sempre riconoscibili universalmente: il numero
delle sue zampe poteva variare da 4 a nessuna, rendendolo così un essere
strisciante come il serpente, il suo alito era così malefico e terrificante che
sembrava sputasse fuoco, la sua pelle squamosa e tanto dura che poteva essere
usata per farci un’armatura. Animale reale e fortissimo era invece il leone,
che assumeva a seconda dei momenti e delle situazioni valenze positive o
negative. Se in Dante lo troviamo fra le fiere che gli bloccano la strada facendolo
titubare e indietreggiare atto a rappresentare la Superbia, nello stesso
Medioevo il leone a volte viene a raffigurare addirittura la figura del
Salvatore, tanto che non a caso spesso nelle chiese soprattutto romaniche lo
troviamo nelle sculture poste alle porte principali di ingresso sotto forma di
leone stilioforo.
Chimera tratta dal Liber monstrorum de diversis generibus
Fra i
bestiari più famosi non possiamo non citare quello di Aberdeen, che prende il
nome dall’omonima biblioteca che lo conserva ma del quale purtroppo non ne
conosciamo l’origine, l’autore né tanto meno le vicissitudini che lo hanno
portato fino ad oggi. Supponiamo che risalga intorno al XII sec. e che sia
dell’ambiente anglosassone. Il libro si
apre con molte pagine dedicate alla creazione del mondo da parte di Dio grazie
ad immagini miniate che raffigurano l’Essere Supremo nell’atto di dare
origine alle acque, agli animali che vi abitano, poi alle terre e agli esseri
che vi risiedono ed infine con l’intento di dare un nome a ciascuno di essi.
Fra le opere invece più antiche troviamo il Liber
mostrorum de diversis generi bus risalente circa all’VIII sec. dove
l’anonimo autore prende a modello e ad
ispirazione la chimera, altro essere immaginario, per categorizzare e
spiegare gli esseri viventi, reali fantastici e mitologici, tracciando così 3
capitoli dedicati, il primo ai “quasi umani”, il secondo De belvis e il terzo De
serpentis.
Per un
articolo dedicato ai bestiari non possiamo però non citare altri due manuali
che poco hanno a che fare con questa tipologia di testi ma che non proprio
inspiegabilmente trattano invece sempre di animali. Il primo è il Bestiario
d’amore, manuale del XII sec. scritto da Richard de Fournival che prendendo in esame i comportamenti animali
elargisce consigli agli uomini su come relazionarsi con una donna, sia per
conquistarla che anche però come tenerla lontana. L’altro quanto curioso ma
altrettanto interessante testo è invece il Flors
duellarum di Fiore de Liberti in cui invece l’autore ci insegna le mosse e
le movenze del bravo schermidore. In una pagina dell’opera infatti l’autore
mette al centro la figura dello
spadaccino al quale collega 4 animali che richiamerebbero altrettante qualità
che questa figura deve avere: la velocità della tigre, la prudenza della
lince, il coraggio del leone e la fortezza dell’elefante.
Come diceva
San Paolo quello che è in terra e anche in cielo e Ugo da San Vittore riteneva
la Natura un codice cifrato composto da un signum,
cioè dei simboli che richiamavano all’essenza religiosa ed esoterica. Ci
sarebbe molto altro da dire su queste opere, per ora fermiamoci qui ma non
mancheranno apprendimenti al riguardo!
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