lunedì 28 settembre 2020

Santa Teresa d'Avila

di Chiara Sacchetti

Terza figlia di Alfonso Sánchez de Cepeda e di Beatrice de Ahumada, Teresa de Haumada nacque il 28 marzo 1515 dal secondo matrimonio del padre che rimasto vedovo con due figli si risposò in seconde nozze e da cui nacquero altri nove figli. Come ebbe modo di raccontare lei stessa, la sua famiglia era composta da genitori virtuosi e timorati di Dio, cosa che la influenzò sicuramente nelle sue future scelte.

Della sua infanzia si sa pochissimo se non di un episodio che la vide protagonista assieme al fratello Rodrigo. I due ragazzini scapparono infatti di casa alla ricerca dell’isola dei “mori” dove pensavano di versare il loro sangue per la fede per “vedere Dio” e imitando la vita dei martiri di cui avevano sentito raccontare e avevano letto nelle agiografie. Da queste letture, sappiamo, che Teresa aveva imparato due cose, la prima “il fatto che tutto quello che appartiene al mondo di qua, passa”, l’altra che solo Dio è “per sempre, sempre, sempre”. Lo zio fortunatamente ritrovò e salvò i due “fuggitivi” riportandoli a casa. I due bambini capendo l’impossibilità di divenire martiri, decisero di condurre una vita solitaria costruendosi in giardino una celletta dove andavano a meditare e pregare.

Santa Teresa d'Avila
Santa Teresa d'Avila
A soli dodici anni Teresa restò orfana di madre, evento che la sconvolse moltissimo al punto tale da non riuscire a trovare conforto sulla Terra cadendo in una profonda crisi esistenziale. Due anni dopo, mentre la sorella maggiore si stava per sposare,  Teresa entrò in stretto contatto con una cugina di carattere frivolo e  leggero, spinta anche dai romanzi che di nascosto la madre le aveva letto, si innamorò proprio di un cugino.

giovedì 24 settembre 2020

Gusci Vuoti. L'anima delle costruzioni

di Mario Pagni

Barcellona, Spagna, La Sagrada Familia, Tempio in continuo divenire
Barcellona, Spagna, La Sagrada Familia, Tempio in continuo divenire

Nel corso della mia personale esperienza di architetto - archeologo ho visitato tanti luoghi bellissimi centinaia forse migliaia e ognuno aveva un alone di fascino diverso dagli altri, ma tutti accomunati da una sorta di dilemma interiore che riconduceva forse al mio stesso bisogno personale di indagine e di voglia e volontà di scoprire e soprattutto di capire. In molti casi però mi sono accorto che questi luoghi se pure pubblicizzati a vario titolo, spesso anche malamente e con poca vera conoscenza di essi, erano gusci vuoti ormai senza una vera identità e una propria anima. Un esempio per tutti Castel del Monte in Puglia, monumento misterico ancora non del tutto spiegato sia  architettonicamente ma anche dal punto di vista astronomico per le sue reali funzioni.

lunedì 21 settembre 2020

Melusina

 di Chiara Sacchetti

Quando abbiamo parlato della sirena bicaudata ci siamo imbattuti nel personaggio di Melusina, uno degli esempi letterari e mitologici di questi misteriosi esseri. Ma chi era davvero questa creatura particolare?

L’etimologia del suo nome non è così sicuro. Nel dictionnaire Littré la donna viene chiamata Merlusigne in riferimento alla sua natura (anche) acquatica, mentre alcuni studiosi, ritengono il suo nome una derivazione della sua casata della Maison de Lusignane. Altri ancora credono invece che il nome avrebbe origini bretoni e sarebbe collegato alla fabbricazione del miele (Mieleusine).

In saghe precristiane greche e latine e anche nel Vicino Oriente Antico, troviamo storie che ricordano o che possono essere riconducibili con riferimenti agli eventi che conosciamo, ma sarà soltanto nel Tardo Medioevo che questo personaggio darà vita a storie fatate e immaginarie.

La letteratura ci racconta di lei nell’Histoire de Lusignan (o anche Roman de Mélusina) un’opera scritta fra il 1387 e il 1394 da Giovanni di Arras. Questo scrittore francese ebbe la commissione dal conte di Poitu che desiderava dare nobili e importanti origini alla sua casata dei Lusignano, tanto da chiedere di renderla leggendaria facendola fondare da questa immaginaria creatura. Tra poi i suoi sudditi c’era la voce che di notte la fata Melusina portasse nel suo grembiule (come fosse un grembo materno) le pietre per costruire castelli e altri edifici anche religiosi dentro le sue proprietà. 

Il libro Roman de Melusine
Dopo di lui molti altri nobili si fregiavano delle stesse origini mitiche  non a caso la sua figura, (in particolare quella di donna pesce a due code), si ritrova anche negli stemmi araldici di alcune famiglie. Un secondo romanzo, giusto per fare un esempio, fu scritto soltanto pochi anni dopo dal libraio di Parigi Coudrette per celebrare la famiglia di Parthenay e in cui vengono sottolineati i legami con la casa del conte e quindi con la fata stessa.

giovedì 17 settembre 2020

Le iniziazioni al mestiere (2° parte)

Il Medioevo

di Mario Pagni

Maestri della pietra all'opera
Maestri della pietra all'opera

Trattandosi di una tematica assai vasta abbiamo deciso di dividere (forse impropriamente) le iniziazioni al mestiere della cosiddetta antichità classica secondo canoni assai generici, legati cronologicamente alla storia dell’arte, con le stesse identiche linee guida che ne vedranno forse il loro massimo sviluppo nel periodo medievale e rinascimentale.

Dopo l’anno Mille, liquidati gli oscuri territori millenaristici, si manifestò in Europa, un eccezionale fervore costruttivo, legato anche al forte incremento demografico, allo sviluppo economico, e all’investimento dei tesori accumulati per secoli o riportati dalle spedizioni in Oriente, reliquie comprese, che spesso costituivano il pretesto necessario all’edificazione. È diventata celebre la cronaca del monaco tedesco Raul Glaber, relativa a questo momento magico:

 «In tutto il mondo, ma specialmente in Italia e in Gallia, si misero a ricostruire le chiese. Era una gara, fra i popoli cristiani, a chi avesse i migliori edifici. Si sarebbe detto che il mondo volesse rivestirsi di un bianco mantello di chiese».

Nella sola Francia si costruirono in tre secoli, ottanta cattedrali e cinquecento grandi chiese; una vera e propria “crociata dell’edificare” nel XII secolo, si promettevano fra l’altro indulgenze a chi partecipasse alle fabbriche. Dal punto di vista esoterico, la Cattedrale Gotica viene interpretata come opus supremo della Muratoria medievale.

lunedì 14 settembre 2020

La sirena bicaudata

di Chiara Sacchetti

Abbiamo già parlato della sirena, essere metà umano e metà marino, che impersonificava la tentazione e la seduzione e da cui gli uomini dovevano stare lontani. Una variante di questo essere è la cosiddetta sirena bicaudata (bifida), o a due code, ornamento  di moltissimi edifici ed oggetti fino dall’antichità che porta con sé profondi significati allegorici e simbolici non sempre mutati bensì riconoscibili nel corso del tempo.

Presente fin dai primordi della civiltà, questa creatura era raffigurata negli ingressi di grotte prima e di chiese poi ma anche vasi e altri oggetti di uso quotidiano. La sua origine è da ricercarsi soprattutto nell’uso come simboli di natura sessuale  posti agli ingressi già nell’era protostorica di grotte e luoghi ritenuti sacri o da proteggere, per allontanare le forze maligne e soprattutto assicurare a chi vi abitava fertilità procreazione e rinascita. Così troviamo queste raffigurazioni davanti ad abitazioni, luoghi di culto come chiese e santuari  ma anche necropoli.

In ambito italiano e in Etruria antica in particolare, troviamo per esempio raffigurata questa creatura mitologica, sul timpano del finto ingresso di una celeberrima tomba della necropoli etrusca di Sovana nella maremma  toscana, chiamata appunto “Tomba della Sirena”. Tipica della iconografia funeraria essa svolgeva infatti il ruolo di accompagnatrice delle anime nel mondo dell’Aldilà. La doppia coda simbolicamente ha significato di grande potere, simile per certi versi alle divinità del mondo Hindù anch’esse con doppi o multi arti.

tomba della sirena sovana
Sovana, Tomba della sirena
Moltissime sono anche le chiese romaniche, soprattutto della Toscana, dove nei capitelli o nelle basi delle colonne  sono raffigurate le sirene bifide come, (giusto per citarne una), nel pulpito della bellissima pieve di Gropina.

giovedì 10 settembre 2020

Le iniziazioni al mestiere (1° parte)

L’antichità classica

di Mario Pagni

Monumento funerario a Lucio Alfio
Monumento funerario a Lucio Alfio

“L’arte di costruire nell’antichità classica era ben identificata con la geometria; i rapporti numerici e le proporzioni tra le misure degli edifici, avevano somma importanza. Esistevano moduli (rapporti proporzionali) segreti in base ai quali le varie parti dell’edificio, erano assemblate, come testimonia tutta l’opera omnia di Vitruvio in proposito con somma armonia. Tali moduli sono stati riconosciuti dagli archeologi e identificati con assoluti esempi presenti nella civiltà della Grecia classica come lo stesso “Partendone” nel quale sarebbe presente anche una armonia di tipo musicale. La conoscenza del modulo presupponeva tutta una serie di conoscenze più vaste sia da parte dei pitagorici che dei sacerdoti egizi, che andavano dalle dimensioni del globo terrestre, al movimento degli astri e ai loro influssi”.

lunedì 7 settembre 2020

La sirena

di Chiara Sacchetti

Tentatrice, seduttrice e ammaliatrice ma anche conoscitrice e portatrice di saggezza. È la sirena, creatura mitologica a metà fra il regno marino e quello terrestre, metà donna e metà pesce che fin dal principio, è colei che incarna le più terribili caratteristiche femminili.

Una raffigurazione della sirena in un antico testo
Una raffigurazione della sirena in un antico testo
In generale la donna, fin dall’antichità come abbiamo già visto, è stata sempre simbolo di corruzione e peccato: nella religione cristiana non possiamo non ricordarci di Eva, il primo essere femminile creato da Dio, che insidia Adamo, sua povera e scaltra vittima, condannando con ciò l’intera umanità al dolore e alla sofferenza. Solo l’arrivo sulla terra del Cristo, figlio di Dio, salva l’uomo dal peccato con il sacrificio sulla  croce, e per suo tramite attraverso i sacramenti, conduce l’essere umano alla salvezza e al Paradiso.

giovedì 3 settembre 2020

Il vero linguaggio dei simboli

di Mario Pagni

Portale della cattedrale di Chartres


“Man mano che l’uomo è andato allontanandosi da quella che da sempre è stata definita “L’età dell’Oro”, il ricordo della reale antica sapienza è divenuto sempre più sfumato e confuso e la stessa interpretazione delle parabole e degli antichi segni e simboli, assolutamente soggettiva e priva ormai di veri archetipi e paragoni concreti di riferimento. Con esso è scomparsa anche la memoria del suo reale significato, come se improvvisamente l’uomo di ogni epoca compresa quella moderna, avesse “perduto” la chiave della autentica primordiale conoscenza. I simboli stessi se non visionati da occhi esperti dotati di notevole intuito, ma anche di una sorta di secolare bagaglio interpretativo, possono apparire all’uomo di oggi, vuoti e insulsi”