giovedì 19 dicembre 2019

Il "sacro" vischio natalizio

di Mario Pagni
La pianta del vischio fra magia e proprietà terapeutiche
Personalmente gradisco molto gli addobbi natalizi che se ben scelti e posizionati arrecano all’ambiente una sorta di sottolineatura in grado di richiamare la diversità e la letizia che normalmente dovrebbero rendere il periodo più armonico e festoso. In genere si tratta di una sommatoria di vecchi e anche preziosi ninnoli che si arrampicano su alberi di natale fortunatamente non più estorti nella maggioranza dei casi ai nostri bellissimi boschi ma soltanto ai grandi magazzini, supermercati o cartolerie ben fornite. Anche le varie tradizioni si incrociano nelle nostre abitazioni spesso neanche ben comprese nelle loro vere origini, così imparano a convivere il nordico albero di natale con l’italianissimo e quasi commovente “presepio” (detto alla toscana) o presepe per il resto della nazione, fatte salve alcune denominazioni locali di altre regioni.
Quando ero piccolo mia madre insisteva però spesso assieme ad altri più sfavillanti decori, ad avere in casa anche un consistente rametto di Vischio che già all’epoca era venduto a prezzi pressoché proibitivi, anche se di scarsa qualità dal punto di vista arboreo. Anche in questo caso la tradizione del Vischio aveva come ancora oggi numerose varianti in parte derivate dalla poca conoscenza di quella originale prettamente pagana. Per questo avvicinandosi sempre più alla scadenza natalizia per l’anno in corso, ci è piaciuto trattare dell’argomento proprio sul nostro Blog “Le vie dellaConoscenza”, per tentare di fare luce su questo tipo di pianta peraltro catalogata e ritenuta botanicamente “infestante” anche se dall’aspetto abbastanza piacevole con le sue foglie rigide di un verde un po’ spento e le sue piccole bacche perlacee .

lunedì 16 dicembre 2019

Le Visioni di Ildegarda di Bigen

L’Universo, l’Uomo e tutta la Sophia che la monaca imparò dalla Luce

di Chiara Sacchetti

«La luminosità che vedo non è racchiusa in un luogo, ma risplende più della nube che sta davanti al sole; non so distinguere in essa altezza, lunghezza e larghezza; ed essa per me ha nome “Ombra del Vivo Splendore”. E come il sole, la luna e le stelle appaiono riflessi nell'acqua, così le scritture, i discorsi, le virtù e le opere degli uomini risplendono per me in essa. Tutto quello che vedo e apprendo nelle visioni lo conservo nella memoria per lungo tempo, cosicché ricordo quello che un tempo vidi; e vedo, ascolto e apprendo nello stesso istante, e quasi istantaneamente comprendo ciò che ho appreso; ma quello che non vedo non lo conosco, perché sono ignorante ed ho imparato a malapena a leggere. Le cose che scrivo delle visioni sono ciò che ho visto e udito; e non aggiungo altre parole oltre a quelle che sento e che riferisco in un latino imperfetto, come le ho udite nella visione; poiché nelle mie visioni non mi si insegna a scrivere come scrivono i filosofi, e le parole udite nella visione non sono come quelle che risuonano sulla bocca degli esseri umani, ma come fiamma che abbaglia o come una nube che vaga nella sfera dell'aria più pura. Di questa luminosità non posso conoscere la forma, non più di quanto si possa guardare direttamente la sfera del sole. Talvolta, ma non accade di frequente, vedo all'interno di questa luminosità un'altra luce, che chiamo 'Luce Vivente'. Non so dire quando e come io la veda; ma, allorché la vedo, si allontano da me tristezza e dolori, e mi comporto allora con la semplicità di una fanciulla, e non come una donna ormai vecchia».
Statua di Ildegarda di Bigen, Corizia

giovedì 12 dicembre 2019

Simbolismo determinazione e costruzione di uno Spazio Sacro

Seconda parte

di Mario Pagni

Il demiurgo traccia con il compasso il processo creativo
Come abbiamo già visto la determinazione di uno spazio definibile “sacro” riguardava tutte le civiltà antiche nessuna esclusa dalla lontana preistoria fino ai rituali di tipo iniziatico – esoterici  tramandati e raccolti da allora fino ai nostri tempi da società più o meno segrete detentrici di un presumibile antico sapere. In realtà gesti e operazioni assai semplici e consuete per i nostri progenitori sono divenute (e appartengono oggi) ad una sorta di complicata quanto misteriosofica ritualità, e ricadono sotto la medesima per essere ben comprese e governate in modo pressoché esclusivo da pochi adepti,  gli unici in grado di ben interpretarla. Persino la disposizione urbanistica e architettonica di interi quartieri e grandi edifici era ben tracciata in precedenza in determinati  giorni ed eventi astronomici ritenuti propizi affinché l’intero insediamento ne traesse i dovuti vantaggi armonici. Poi la disposizione generale di strade e funzioni, che partiva da un centro unico ( origine o mundus) secondo assi  ortogonali fra loro e orientati verso i punti cardinali, nord – sud e est – ovest. Tale processo serviva ugualmente per la fondazione degli edifici, Vitruvio ce ne ha lasciata una completa descrizione.Nel centro si piantava un palo, con una corda veniva tracciato attorno ad esso un grande cerchio; poi anche in questo caso, veniva determinato l’asse nord – sud tracciando sul terreno l’ombra nell’attimo in cui essa passava per il suo minimo; quindi mediante la Groma (strumento simile ad un primordiale squadro agrimensorio), veniva costruita la croce est – ovest ad angolo retto, secondo l’orientamento e la disposizione degli stessi punti cardinali. Prendendo questi ultimi come centro venivano tracciati dei cerchi “minori”  ma dello stesso raggio del primo. Le loro intersezioni determinavano le diagonali del quadrato orientato e iscritto nel cerchio originale. Con il semplice uso di una fune quindi si era passati dal centro, al cerchio e al quadrato già orientato. Questa operazione è assai più difficile ad essere descritta che a realizzarla geometricamente mediante l’uso dei normali strumenti di disegno, nella realtà essa veniva tracciata sul suolo che aveva già ricevuto la dovuta necessaria sacralità per mano e merito degli aruspici prima che degli agrimensori che ne determinavano le misure effettive. Il quadrato che potremo definire di base, si sviluppava successivamente in altri quadrilateri o cerchi che conferivano planimetricamente all’edificio la sua elaborata fisonomia.

lunedì 9 dicembre 2019

Ildegarda di Bigen

Intermediaria fra Cielo e Terra

di Chiara Sacchetti

Stiamo per addentrarci nella prima di due puntate sulla vita di una donna divenuta famosa non solo per le sue eloquenti visioni , ma anche e soprattutto per la conoscenza che anche attraverso di esse ci ha tramandato. Una persona che, al contrario di altre che abbiamo visto, è stata approvata dalla Chiesa e che anzi dalla stessa è stata incoraggiata a divulgare quanto la “voce di Luce” che le appariva, le comunicava e consigliava. Una donna che è stata, non solo Badessa del suo monastero, ma anche medico, erborista, guaritrice, filosofa, poetessa e persino musicista. Ci lascia un po’ stupiti che una figura femminile sia diventata in quel periodo così importante e in certo senso già emancipata, seppure vissuta nell’umiltà e nella paura di ciò che vedeva nelle sue apparizioni dove incontrava Sophia, (la Sapienza femminile),  e che sia stata addirittura approvata e persino santificata: forse il suo segreto è stato proprio, il suo atteggiamento intimorito semplice e mai prorompente, una vita vissuta in un certo senso ai margini e lontana da quelli che oggi definiremo i riflettori della celebrità. Non solo; la sua esistenza si discosta anche molto da quello che, come abbiamo già visto, è lo schema consueto delle agiografie e che per questo la rendono forse ancora più vera e vicina a noi.


Ildegarda di Bigen

giovedì 5 dicembre 2019

Simbolismo determinazione e costruzione di uno Spazio Sacro

Prima parte
di Mario Pagni

Traccia di uno spazio sacro preistorico circolare con altare centrale
Prima di affrontare in poche righe quello che dobbiamo considerare un argomento assai vasto e complesso come ciò che viene enunciato nel titolo, occorre fare una breve ma doverosa premessa.
Gli argomenti descritti sul nostro blog riguardano e vogliono parlare ad un pubblico assai vasto di lettori che oltre ad essere interessati alle tematiche esposte, necessitano di semplici ma chiare indicazioni se pur di tipo didattico per il proseguo delle singole ricerche nei settori considerati. Da qui la scelta di comunicazioni brevi ma corrette per tracciare un semplice ma sicuro solco nel terreno, da seguire costantemente e da usare come trampolino di lancio per l’ulteriore cammino da percorrere sulla via della Conoscenza.
La determinazione di uno spazio “sacro” fino dalla lontana preistoria è stata assieme all’approvvigionamento costante di cibo, una delle priorità di ogni singolo essere vivente organizzato in gruppi e in grado di condurre seppure in modo primordiale una vita e una esistenza che avessero non solo un principio e una fine nel tempo, ma anche lo spazio necessario dove tale esistenza potesse essere condotta in modo più sicuro possibile, ma anche misurabile conformemente alle esigenze primarie di cui parlavamo. Percorrere semplicemente con i propri passi un appezzamento di terreno fino a circoscriverlo a tali esigenze, fu già in antico un modo per attribuire a tale area o porzione di essa, una sua sacralità. Prima la grotta o il riparo, poi l’incerta precaria capanna ottenuta con elementi raccolti e rubati alla stessa natura circostante, furono il modo di compiere  i primi sostanziali passi di una condizione umana che avesse una ragione plausibile per essere tale.

lunedì 2 dicembre 2019

Il giardino delle streghe

Disposizioni e tempi delle piante “magiche”


di Chiara Sacchetti

Abbiamo parlato di alcune delle piante che le streghe usavano per fare i loro incantesimi ma quale e come doveva essere il loro giardino? C’erano anche delle precauzioni da usare per piantare e cogliere queste erbe?
La risposta a queste domande è sì! Vediamo perchè.
Quando il mestiere di medichesse o levatrici era considerato una vera e propria professione le streghe, anche se sarebbe meglio dire genericamente le donne, non fosse solo per il fatto che niente di magico né tantomeno diabolico avevano o facevano, curavano un vero e proprio orto dei loro ingredienti “magici”. Ma la disposizione e anche la raccolta di questi era seguita sempre con molta attenzione. Quasi certamente questa attività si tramandava di madre in figlia o da nonna a nipote, visto che il mestiere o le capacità di una strega erano ritenute cose ereditarie e le conoscenze in materia venivano passate di generazione in generazione.
Schema delle aiuole nel giardino della strega
da Michele del Re, Il giardino del sogno, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 1997