lunedì 30 gennaio 2023

Le janare

di Chiara Sacchetti

Tra le figure che troviamo nella tradizione e nel folklore italiano c’è la janara, una sorta di strega tipica della regioni meridionali dell’Italia, e in particolare della Campania e che ancora oggi, in certe località rurali più isolate, è una figura delle più temute.

 

Le origini della janara

L’etimologia della parola janara è incerta, secondo alcuni viene da “Dianara”, vocabolo che indicava la sacerdotessa di Diana, dea della caccia legata alla luna e alle streghe stesse, mentre altri sostengono il legame con il termine latino ianura, ossia porta. Dietro a questa infatti, secondo le antiche credenze, doveva essere posta una scopa o un sacchetto di sale grosso per tenere lontane queste fattucchiere, costrette a contare i fili della granata o il numero dei grani contenuti nella busta prima di entrare. Occorre ricordare anche il termine latino Janua per indicare accesso o ingresso verso altro ambiente. Il toponimo  Genova capoluogo ligure, costituisce un esempio di porto o accesso ad un determinato luogo.

Janare intorno al Noce di Benevento

La leggenda relativa a questa figura di strega ha origini nel beneventano in ambiente rurale e ben presto poi si è diffusa fino ad arrivare nella città di Napoli, e ancora oggi in alcuni paesi della provincia non è difficile trovare donne con il preciso compito di tenere lontane queste oscure figure.  

La tradizione vuole che le janare avessero conoscenze profondissime per riti magici e occulti, capaci di distruggere la vita delle persone; la storia ci racconta che esse abbiano fatto il loro ingresso nella cultura locale nel periodo longobardo, quando ancora c’era una simbiosi fra culti pagani e il cristianesimo appena nato e in particolare, quando le genti del contado continuavano a venerare le dee Diana, Iside ed anche Ecate come è anche testimoniato da alcuni monumenti presenti in città.

 

giovedì 26 gennaio 2023

Profezie divine e riscontri scientifici

di Mario Pagni

Il mistero della vita

L’uomo moderno è spesso costretto a confrontare quanto le varie religioni e le antiche tradizioni  riportano a livello di fonti storiche acclarate e quanto la scienza moderna attraverso scarne ma concrete dimostrazioni scientifico–matematiche è in grado oggi di dimostrare. Quello che però è curioso e per certi versi anche un po’ inquietante è che spesso questi dati apparentemente onirici da un lato e quelli reali dimostrati per tramite della sperimentazione, coincidono ormai sempre di più, come se una sorta di verità antica oggi si rivelasse nuovamente a noi attraverso la verifica scientifica.

Dalla fisica quantistica i segreti dell'origine della vita

L’accostamento fra profezia divina e scienza attuale sta quindi suscitando non pochi stupori anche se ancora molti dotti personaggi accademici continuano a sostenere che tali concetti e fatti storici non hanno sicuramente niente in comune. Ecco una serie di domande che meriterebbero risposte veritiere.

lunedì 23 gennaio 2023

Giulia Tofana, l’avvelenatrice di uomini

di Chiara Sacchetti

Molte sono le figure femminili del passato, donne che nel bene e nel male hanno lasciato la loro impronta nel percorso della storia, rimanendo figure che ancora oggi vengono ricordate.

Oggi parliamo di Giulia Tofana, una fattucchiera sui generis che ha aiutato moltissime donne a liberarsi del rispettivi mariti perché vittime di matrimoni infelici se non addirittura violenti e rimasta nella memoria come una vendicatrice. Ma vediamo tutta la vicenda.

 

Chi era Giulia Tofana?

Forse era la figlia o la nipote di Thofania d'Adamo, giustiziata a Palermo il 12 luglio 1633 per aver avvelenato il marito Francesco, cosa che spiegherebbe anche tutte le sue conoscenze in fatto di veleni.

Giulia Tofana

Nacque a Palermo vicino al quartiere del Capo, dove avveniva fra l’altro la tratta degli schiavi, in un anno compreso tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600; la ragazza, rimase sola ancora giovane e non ebbe la possibilità di studiare restando così completamente analfabeta. La condizione in cui si trovava non le permetteva una vita lussuosa e nei primi tempi Giulia, bella e giovane, si mise a fare la prostituta ma poi, stanca di questa vita, decise di sfruttare le competenze che aveva e si dedicò alla realizzazione dei veleni, di cui aveva una profonda conoscenza e in particolare la famosa acqua tofana.

 

L’acqua tofana

Tradizione vuole che questo veleno fosse stato inventato, almeno nelle basi, da Thofania d’Adamo, zia o madre di Giulia che lo aveva usato per uccidere il marito violento. Poi la ragazza, con le conoscenze avute dalla zia/madre lo avrebbe perfezionato rendendolo il perfetto metodo per uccidere chiunque si volesse.

giovedì 19 gennaio 2023

I fuochi di Sant’Elmo

di Mario Pagni

Fuochi di Sant'Elmo su un antico veliero Ricostruzione

Il nome trae la sua origine (secondo alcune fonti) da Sant’Erasmo poi Sant’Elmo vescovo di Formia martirizzato nell’anno 303 sotto l’imperatore Diocleziano. Patrono dell’intestino (secondo una delle versioni agiografiche sarebbe stato martirizzato proprio per eviscerazione), sarebbe anche protettore dei naviganti per i quali le fonti riportano invece la sua condanna al rogo. Per questo e secondo la tradizione, quando il santo fu bruciato si levarono fiamme bluastre che furono viste e interpretate come la sua stessa anima che si levava al cielo. Secondo una ulteriore versione ad esso collegata, Sant’Elmo si sarebbe ammalato proprio durante un viaggio in mare (da qui il patrono dei naviganti) e sopraggiunta una forte tempesta trovandosi già in punto di morte e prima di esalare l’ultimo respiro, promise all’equipaggio che sarebbe tornato per salvare la nave e i suoi occupanti. In effetti poco dopo la sua morte una strana luce bluastra comparve sull’alberatura della nave tranquillizzando i marinai riguardo l’esito propizio della tempesta.

Sant'Elmo o Sant'Erasmo da Formia

C’è anche chi sostiene invece che Sant’Elmo in verità sarebbe San Pedro Gonzales confuso con Sant’Erasmo vescovo siriano che avrebbe ugualmente due significati: stando ai navigatori che ebbero alla loro vista esperienze confortanti, porterebbero (come detto sopra) le imbarcazioni alla salvezza, al contrario le faville elettriche che durante le tempeste coronano le alberature delle navi rappresenterebbero infausti presagi e conseguenti destini.

lunedì 16 gennaio 2023

Alice Kyteler, la strega oscura

di Chiara Sacchetti

Abbiamo già parlato molte volte di streghe, donne spesso accusate e condannate per il solo fatto di sapere e di mettere in pratica (spesso in campo medico) le proprie conoscenze, ma che nella società del passato non venivano tollerate né tanto meno comprese pienamente e spesso viste come capri espiatori di tutti i propri guai.

Scena di stregoneria con nani, opera di uno pseudonimo di Faustino Bocchi (primo decennio del Settecento)

Oggi facciamo la conoscenza di Alice Kyteler, una delle prime donne accusata di stregoneria in Europa, la cui storia comincia in modo assai semplice ma che racchiude molti misteri e legami con altri personaggi leggendari legati all’esoterismo e alla chiesa e della quale si sono perse le tracce.

                                                                                                                      

Gli antefatti

Nel 1299 Alice Kyteler sposò William Outlawe, un ricchissimo banchiere e uomo molto più grande di lei, che gli avrebbe assicurato anche una certa sicurezza economica: dopo pochissimo la donna rimase incinta e dette alla luce William Jr. che ebbe come padrino il cancelliere d'Irlanda, Roger Outlawe, nonché zio del bambino. Il corpo del marito, dopo qualche anno, venne ritrovato però ai piedi di una torre e le dicerie cominciarono a vagare per il paese che non si trattasse di un suicidio.

A poca distanza dal tragico evento, Alice sposò un altro facoltoso banchiere Adam Le Blont, dal quale ebbe una figlia chiamata Basilia, ma anche l’uomo morì non molto dopo per una banale indigestione. A seguire si maritò nuovamente con Richard de Valle, un proprietario terriero di origini francesi che aveva combattuto con i Templari in Terra Santa ma già piuttosto anziano e in condizioni di salute piuttosto precarie, morì poco dopo.

giovedì 12 gennaio 2023

La “Sapienza” Gnostica

di Mario Pagni

La Sapienza gnostica

Ci domandiamo spesso ed ad ogni livello di conoscenza o di bagaglio storico e scientifico quale sia la vera definizione da attribuire allo “gnosticismo”. Su questo tema si sono sfidati per secoli scrittori , storici, e soprattutto filosofi  ma la risposta è stata ed è ancora oggi spesso controversa e dibattuta. Lo gnosticismo esotericamente inteso è una sorta di atteggiamento spirituale coerente, unico e costante, tale da costituire se vogliamo un tipo di religiosità distinto e per certi versi originale. Caratteristica fondamentale della disciplina o fenomenologia gnostica è la centralità dell’elemento conoscitivo, da intendersi come una vera e propria illuminazione riservata a pochi iniziati che proprio per questa via pervengono alla visione del Divino e della Verità intesa come assoluta, ottenendo nel contempo una insperata ma consapevole salvezza. In parole più semplici nella dottrina gnostica è il Sacro inteso in senso generale il vero filo conduttore e l’obbiettivo principale da raggiungere, senza passare da qualsiasi tipo di legame religioso “religo” che per sua natura negherebbe la piena libertà di intenti nel complesso e motivato cammino spirituale.

La via iniziatica

Comunque sia quindi l’uomo nella cui anima brilla almeno una scintilla di luce divina, può tentare per la via iniziatica di uscire dalla prigione della materia intesa come costrizione terrena. Poi grazie a Gesù, inviato da Dio per la salvazione dell’umanità ma del quale l’incarnazione e la morte sono considerate simboliche, gli iniziati hanno la possibilità e l’opportunità di attingere alla luce della vera conoscenza, ottenendo dopo la morte, la salvezza e percorrendo a ritroso, la via dell’emanazione, potersi alla fine ricongiungere al Tutto o se preferite all’Uno primordiale.

lunedì 9 gennaio 2023

Ecate, la dea oscura

di Chiara Sacchetti

È una delle divinità più misteriose e tenebrose della mitologia greca, legata ad eventi catastrofici e terribili e a figure malefiche e demoniache. Ma la sua origine era meno terrificante e paurosa di quanto poi nel tempo non lo sia diventata. Ma vediamo tutto più nei dettagli tutta la sua storia.

 

Le origini di Ecate

La prima dea Ecate (o meglio Hecate, Hekate o Hekat) la troviamo in Asia Minore, nella zona della Tracia e della Tessaglia o Caria dove veniva venerata come una Dea Madre, protettrice delle partorienti e delle nascite ma anche della Natura in generale. Con l’Era Tolemaica però la divinità cominciò a prendere caratteristiche più oscure fino a legarsi alla stregoneria e divenire la regina degli spettri, aspetto che mantenne poi anche in epoche successive fino ad oggi a partire dal Rinascimento, quando la sua figura tornò in auge nei circoli filosofici, letterari e religiosi.

Ecate

 

La dea Ecate

Dea della mitologia/religione greca e romana, Ecate era una divinità psicopompa (in grado cioè di passare dal regno dei vivi a quello dei morti e degli dei e viceversa), caratteristica tipica di coloro che accompagnavano i defunti nell’aldilà. Non a caso infatti spesso viene raffigurata con una torcia in mano, come nell’atto proprio di guidare i vivi nel Regno dei morti.