Firenze veduta notturna del celebre Ponte Vecchio |
di Mario Pagni
Il simbolo
come ormai sappiamo è un tramite per la comprensione e il raggiungimento della
vera conoscenza e rappresenta (spesso trasmettendoli) significati non
necessariamente palesi a tutti ma solo a chi ne ha la chiave.
Quando sul
proprio cammino sia esso reale o simbolico – iniziatico fra noi e la meta da
raggiungere si frappongono ostacoli di vario genere, scattano ovvie difficoltà
per continuarlo. Uno di questi anche a livello allegorico è il superamento di
un fiume, un naturale corso d’acqua che ha due sponde, una di esse è quella
dove noi ci troviamo, l’altra è il nostro obbiettivo prefissato.
Scrive Rene
Guenon:
“Il ponte gettato su un fiume è proprio ciò che lega una riva all’altra; ma a parte questa osservazione di ordine generale, è implicito in tale termine qualcosa di molto più preciso. Bisogna rappresentarsi il ponte come formato originariamente da alcune funi che ne costituiscono il più ortodosso modello naturale, o da una corda fissata nello stesso modo di quelle, per esempio ad alberi che crescono sulle due rive, le quali sembrano così effettivamente attaccate l’una all’altra da questa corda. Le due rive rappresentano simbolicamente due diversi stati dell’essere ed è evidente che qui la corda equivale al filo che unisce tali stati fra di loro.”
Un vertiginoso ponte tibetano su corde |
Nell’antichità
erano molti i ponti aventi queste caratteristiche, nel medioevo erano chiamati
“cavalconi” in virtù della condizione viaria e della loro caratteristica
costruttiva. Senza di essi in un punto del fiume detto “guado” (per essere di
più facile superamento visto il ragionevole livello d’acqua), si poteva
“attraversarlo” non senza ovvie difficoltà. C’era anche un’altra possibilità
che è sopravvissuta quasi fino ai giorni nostri, una barca che proprio con il
semplice uso di una corda tirata fra le due sponde, traghettava i viaggiatori
da una sponda all’altra quando non c’era troppa corrente.
Siena, ponte medievale detto "della Pia" |
Poi nel
corso dei secoli e con l’affinarsi delle tecniche costruttive i ponti hanno
subito modifiche sostanziali fino a divenire gigantesche strutture anche viarie
con possibilità di scorrimento di veicoli di ogni genere e non più limitati
come in passato al semplice transito pedonale.
Un modernissimo ponte con viabilità carrabile e campate chilometriche |
Il ponte dal
punto di vista simbolico però non ha mutato la sua valenza nata come
superamento di una prova o addirittura al compimento di un vero e proprio
percorso di tipo esistenziale sia terreno che ultraterreno. Esso viene
assimilato anche ad un raggio di luce sottile come il filo di una spada, o
altrimenti se fatto di legno composto da una unica trave o da un solo tronco
d’albero. Questa che pare come una sottigliezza costruttiva è in realtà una
caratteristica che fa risaltare il carattere “periglioso” della via che
vogliamo percorrere e che d’altro canto in molti casi sarebbe anche l’unica
possibile. Non tutti sarebbero però in grado di farlo o almeno con i mezzi che
avrebbero a disposizione e qui ritorna prepotente la diversità di intenti che
giustificherebbe il superamento della prova e anche l’avvertimento costante che
c’è sempre e comunque un pericolo a volte inatteso per passare da uno stato
all’altro, verso l’altra sponda. I due mondi “diversi” il punto di partenza e
di arrivo rappresentati dalle due rive, sarebbero più in generale il cielo e la
terra che erano uniti in principio ma ora separati per scopi e funzioni. Il
ponte quindi in sintesi equivarrebbe al pilastro “assiale” che caparbiamente
legherebbe in verticale questi due mondi Cielo e Terra. Così il suo
attraversamento altro non sarebbe che il percorso dell’asse che solo unisce i
vari stati dell’essere.
Il cavaliere puro e la Cerca del Graal superamento del ponte periglioso |
La riva di
partenza è di fatto questo mondo, mentre quella opposta da raggiungere è il
ritorno allo stato “principiale” dopo aver traversato la regione oscura della
morte; dall’altra parte invece ci aspetterebbe la vera immortalità. Intorno a
questa simbologia si sono confrontati e paragonati per secoli scrittori e
leggende antiche ma anche medievali fino ai giorni nostri, con viaggiatori,
eroi, e cavalieri in arme, disposti al superamento della prova per il fine
unico dell’immortalità non solo corporea ma anche della propria anima. Lo
stesso termine usato sia in ambito laico ma anche in quello religioso
ecclesiastico ovvero “Pontefice”, non a caso assume il preponderante
significato di “traghettatore di anime” dalla sponda terrena a quella
dell’ultraterreno e della gloria celeste posta sull’altro lato del fiume. Ciò
sarebbe possibile solo con animo puro e con buone intenzioni ma sempre per un
tramite disposto ad accompagnare anima e corpo oltre il mondo conosciuto.
Suggerimento finale; attenzione ai numerosi
ponti cosiddetti “del Diavolo” secondo
la leggenda costruiti in una sola notte per un patto con il medesimo, ma riconoscibili per non avere nessuna delle
pietre murata a forma di croce!
Bagni di Lucca Ponte detto del Diavolo |
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