giovedì 14 gennaio 2021

Il simbolismo del ponte

Firenze ponte vecchio notte
Firenze veduta notturna del celebre Ponte Vecchio


di Mario Pagni

Il simbolo come ormai sappiamo è un tramite per la comprensione e il raggiungimento della vera conoscenza e rappresenta (spesso trasmettendoli) significati non necessariamente palesi a tutti ma solo a chi ne ha la chiave.

Quando sul proprio cammino sia esso reale o simbolico – iniziatico fra noi e la meta da raggiungere si frappongono ostacoli di vario genere, scattano ovvie difficoltà per continuarlo. Uno di questi anche a livello allegorico è il superamento di un fiume, un naturale corso d’acqua che ha due sponde, una di esse è quella dove noi ci troviamo, l’altra è il nostro obbiettivo prefissato.

Scrive Rene Guenon:

“Il ponte gettato su un fiume è proprio ciò che lega una riva all’altra; ma a parte questa osservazione di ordine generale, è implicito in tale termine qualcosa di molto più preciso. Bisogna rappresentarsi il ponte come formato originariamente da alcune funi che ne costituiscono il più ortodosso modello naturale, o da una corda fissata nello stesso modo di quelle, per esempio ad alberi che crescono sulle due rive, le quali sembrano così effettivamente attaccate l’una all’altra da questa corda. Le due rive rappresentano simbolicamente due diversi stati dell’essere ed è evidente che qui la corda equivale al filo che unisce tali stati fra di loro.”

Un vertiginoso ponte tibetano su corde

Nell’antichità erano molti i ponti aventi queste caratteristiche, nel medioevo erano chiamati “cavalconi” in virtù della condizione viaria e della loro caratteristica costruttiva. Senza di essi in un punto del fiume detto “guado” (per essere di più facile superamento visto il ragionevole livello d’acqua), si poteva “attraversarlo” non senza ovvie difficoltà. C’era anche un’altra possibilità che è sopravvissuta quasi fino ai giorni nostri, una barca che proprio con il semplice uso di una corda tirata fra le due sponde, traghettava i viaggiatori da una sponda all’altra quando non c’era troppa corrente.

Siena, ponte medievale detto "della Pia"

Poi nel corso dei secoli e con l’affinarsi delle tecniche costruttive i ponti hanno subito modifiche sostanziali fino a divenire gigantesche strutture anche viarie con possibilità di scorrimento di veicoli di ogni genere e non più limitati come in passato al semplice transito pedonale.

Un modernissimo ponte con viabilità carrabile e campate chilometriche

Il ponte dal punto di vista simbolico però non ha mutato la sua valenza nata come superamento di una prova o addirittura al compimento di un vero e proprio percorso di tipo esistenziale sia terreno che ultraterreno. Esso viene assimilato anche ad un raggio di luce sottile come il filo di una spada, o altrimenti se fatto di legno composto da una unica trave o da un solo tronco d’albero. Questa che pare come una sottigliezza costruttiva è in realtà una caratteristica che fa risaltare il carattere “periglioso” della via che vogliamo percorrere e che d’altro canto in molti casi sarebbe anche l’unica possibile. Non tutti sarebbero però in grado di farlo o almeno con i mezzi che avrebbero a disposizione e qui ritorna prepotente la diversità di intenti che giustificherebbe il superamento della prova e anche l’avvertimento costante che c’è sempre e comunque un pericolo a volte inatteso per passare da uno stato all’altro, verso l’altra sponda. I due mondi “diversi” il punto di partenza e di arrivo rappresentati dalle due rive, sarebbero più in generale il cielo e la terra che erano uniti in principio ma ora separati per scopi e funzioni. Il ponte quindi in sintesi equivarrebbe al pilastro “assiale” che caparbiamente legherebbe in verticale questi due mondi Cielo e Terra. Così il suo attraversamento altro non sarebbe che il percorso dell’asse che solo unisce i vari stati dell’essere.

Il cavaliere  puro e la Cerca del Graal superamento del ponte periglioso

La riva di partenza è di fatto questo mondo, mentre quella opposta da raggiungere è il ritorno allo stato “principiale” dopo aver traversato la regione oscura della morte; dall’altra parte invece ci aspetterebbe la vera immortalità. Intorno a questa simbologia si sono confrontati e paragonati per secoli scrittori e leggende antiche ma anche medievali fino ai giorni nostri, con viaggiatori, eroi, e cavalieri in arme, disposti al superamento della prova per il fine unico dell’immortalità non solo corporea ma anche della propria anima. Lo stesso termine usato sia in ambito laico ma anche in quello religioso ecclesiastico ovvero “Pontefice”, non a caso assume il preponderante significato di “traghettatore di anime” dalla sponda terrena a quella dell’ultraterreno e della gloria celeste posta sull’altro lato del fiume. Ciò sarebbe possibile solo con animo puro e con buone intenzioni ma sempre per un tramite disposto ad accompagnare anima e corpo oltre il mondo conosciuto.

Suggerimento finale; attenzione ai numerosi ponti cosiddetti “del  Diavolo” secondo la leggenda costruiti in una sola notte per un patto con il medesimo,  ma riconoscibili per non avere nessuna delle pietre murata a forma di croce!

Bagni di Lucca Ponte detto del Diavolo


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