Abbiamo già
visto nel corso dei nostri scritti figure della tradizione e del folklore che
incarnano aspetti negativi o positivi di una società e che spesso diventano
capri espiatori dei mali di ciascuno.
Questa volta
parliamo di Baba Jaga, una creatura leggendaria che trova le sue origini dalla
mitologia slava e diventata successivamente protagonista di molte fiabe
polacche, russe e bulgare, oltre che anche fra i personaggi di alcuni rituali
magici austriaci, montenegrini e di uno spirito in Bulgaria, Serbia e Croazia.
Baba Yaga, illustr. di Bilibin (coll. privata)
L’origine del
nome
Non è ancora
certa l’etimologia di Baba Jaga. In russo Baba indica una donna, anche se nel
linguaggio per così dire moderno ha preso un’accezione più divertente e ironica,
mentre nelle lingue indoeuropee è il “progenitore” o “l’antenato”. Jaga invece
è una parola senza alcun significato nella lingua russa mentre si ritrova nel
sanscrito con il concetto di sacrificio.
La prima comparsa ufficiale di questa
figura risale al XVII secolo quando si parlò per la prima volta di lei nel
manoscritto di Mikhail V Lomonosov, Grammatica
Russa, ma in
molti sostengono che sia più antica, tanto che alcuni ritengono verosimile la
sua affinità con la dea greca Persefone, dea della primavera e della natura, ritenendola
la sua omologa slava, per la sua vicinanza ai boschi alle foreste e alla natura
selvaggia in generale. Quello che è certo è che secondo la mitologia slava Baba
Jaga risale al XII sec?. e le prime tracce di questa figura si trovano nel 1588
nel trattato ‘Of the Russe Commonwealth’
del viaggiatore Giles Fletcher il Vecchio che, arrivato nel territorio di Perm'
dai Samoiedi, aveva letto circa il culto degli idoli "d'oro o Âgà
Baba", scoprendo però che era una "favola senza senso".
Chi è Baba
Jaga?
“L’essenza di Baba Yaga esiste in molte culture e in molte storie, e simboleggia la natura imprevedibile e indomabile dello spirito femminile, della Madre Terra e il rapporto delle donne con la natura selvaggia” racconta Lindy Ryan, scrittrice e professoressa di Data science e visual analytics alla Rutgers University del New Jersey.