giovedì 30 gennaio 2020

Fra leggenda e tradizioni "I giorni della Merla"


di Mario Pagni
Un'intera famiglia di merli fra camino e ricerca di cibo
Questa volta ci è sembrato particolarmente consono visto il periodo incerto dal punto di vista meteorologico non in grado quindi di comunicare certezze, raccontare una leggenda che pur usando una sua simbologia solo apparentemente popolare ha un suo aspetto piuttosto interessante per la tradizione contadina e per la possibilità di “divinare” il proseguo della stagione nella buona o nella cattiva sorte, in particolare per l’agricoltura.
Da sempre i “giorni della merla” sono considerati il picco più basso delle temperature invernali, complice il cosiddetto Global Worming. Da un po’ di anni però non sembra essere più così e come lo dimostrano questi giorni, anche il 2020 non ha nessuna voglia di rispettare le antiche tradizioni. Per consuetudine sembra che la leggenda abbia origini lombarde c’è chi dice nella zona compresa fra Milano e Lodi e chi invece propende per il Bresciano; Sono state altresì rinvenute tracce della stessa leggendaria merla anche nella Maremma amiatina in particolare nella località di Santa Fiora.

lunedì 27 gennaio 2020

La Pizia e l'Oracolo di Delfi


di Chiara Sacchetti
Sacerdotessa di Apollo che dava i suoi responsi in uno stato di trance, la Pizia deve il suo nome al mostruoso serpente che abitava e proteggeva il luogo che lei presiedeva dopo l’uccisione del rettile.
La Pizia
Narra infatti il mito, (come ci racconta Igino scrittore romano), che un oracolo avesse predetto che l’animale di nome Pitone sarebbe morto per mano di uno dei figli di Latona che in quel periodo era incinta di Zeus. La donna fu portata dal dio del mare Poseidone sull’isola di Ortigia che la nascose nei flutti   proteggendola e dove fra gli stessi partorì Apollo. Pitone tentò davvero di uccidere Latona ma senza fortuna e la predizione si avverò. Apollo, saputo dell’attentato alla vita della madre, si recò sul monte Parnaso e con le frecce uccise il mostro impossessandosi del tempio. Gea, che si sentiva oltraggiata dall’uccisione di Pitone, chiese a Zeus che venisse reso omaggio all’amico assassinato istituendo i giochi a lui dedicati e anche di presiederli. Così Zeus obbligò il figlio Apollo a purificarsi e ad andare dal dio Pan a imparare l’arte divinatoria per divenire protettore e creatore proprio dell’oracolo delfico.
Non solo. Il culto dedicato ad Apollo secondo il mito, nacque quando Zeus mandò il figlio appena nato a Delfi fornendogli un carro trainato da cigni che però smarritisi  lungo il cammino, lo condussero nel mondo degli Ipeborei, una terra lontana a nord della Tracia. Il fanciullo arrivò a destinazione soltanto un anno dopo e nella stagione estiva quando la natura è nel pieno del vigore: ma proprio a partire da allora viene celebrato il culto del dio e l’arrivo della stagione calda (con il crescere dei suoi frutti) con un sacrificio dedicato proprio ad Apollo.

giovedì 23 gennaio 2020

Le Gilde

di Mario Pagni

La Gilda, termine di origine incerta (forse dal germanico gelten, “valore”, o dall’anglosassone gylta, “società religiosa”) era una corporazione tipicamente germanica che si sviluppò a cavallo del I millennio.
Gilda di costruttori di cattedrali nel Medioevo
Praticamente definibile come corporazione di arti e mestieri, era una associazione tra tutti coloro che esercitavano una determinata professione. Nella forma originaria, la corporazione era costituita da gruppi di individui legati da uno spirito di reciproca mutua assistenza proprio nella difesa dei suoi aderenti, accomunati dalla stessa confessione religiosa. Fu nell’Inghilterra dell’anno Mille, che nacquero i primi statuti delle gilde inglesi, esse comprendevano specifici patti di assistenza tra gli aderenti (ad esempio contro gli incendi delle abitazioni, che erano per lo più in legno, o per la riparazione di offese subite dai membri).

lunedì 20 gennaio 2020

Le Sibille


di Chiara Sacchetti

«La Sibilla con bocca invasata pronunzia cose tristi, senza ornamento né profumi e attraversa con la sua voce migliaia d'anni per opera del nume» (Eraclito, 92, Diels).
Quando si parla di Sibille si dovrebbe in realtà parlare al singolare, almeno per i primi tempi, fino ad Aristotele quando si comincia a riferire di più di una e distinte per località, fino ad arrivare a vere e proprie liste di 10 o addirittura 20 come nel caso di Varrone.
Sibille (1598)
Figure storiche e allo stesso tempo mitologiche, collocate in diverse zone del Mediterraneo soprattutto nelle epoche più tarde quando la loro credenza e il loro culto si fecero più ampie, le Sibille erano fanciulle vergini, che davano i loro vaticini quando venivano possedute dal dio, da cui erano ispirate e che di solito era Apollo. La loro illibatezza era una prerogativa senza la quale non avrebbero potuto unirsi al dio stesso  al quale si concedevano: dalla loro unione (non di certo fisica), o possessione, per mezzo di un afflato amoroso, avveniva una conseguente gravidanza, che dava alla luce il loro vaticino. Le loro previsioni erano volutamente difficili da comprendere, per lasciare spazio a illusioni e anche a interpretazioni a vario proprio piacimento, forse più per una rassicurazione personale di chi ne chiedeva il responso che per un reale bisogno di sapere la verità. Erano versi in esametri greci, scritti in un forse provocato stato di trance e di inconsapevole frenesia, e acrostici per memorizzarli meglio e probabilmente come garanzia di inalterabilità. Di solito quesiti e risposte avvenivano in grotte o vicino a sorgenti d’acqua, luoghi fra l’altro, dove queste donne vivevano e ai quali ambienti erano associate.

giovedì 9 gennaio 2020

Il misterioso Manoscritto di Voynich


di Mario Pagni
Pagina del Manoscritto
Le nostre biblioteche quelle antiche presenti nei conventi e nei monasteri ma anche quelle moderne sparse ovunque e purtroppo assai poco consultate, nascondono tesori librari di eccezionale interesse sia artistico che scientifico. In passato come ben sappiamo la Conoscenza quella vera consentiva non solo l’elevazione al di sopra di tutto e di tutti ma permetteva di acquisire l’immane potere di chi ben interpretando i preziosi testi, si poteva appropriare dei contenuti e spesso usarli per i propri non sempre leciti scopi personali. Fra la miriade di opere di particolare pregio ed interesse, vi è il Manoscritto di Voynich che prende il nome da Wilfrid Voynich, il commerciante polacco che acquistò questo misterioso manoscritto medievale nel 1912, dal collegio Gesuita di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati, e lo fece conoscere a tutto il mondo.