lunedì 24 febbraio 2020

La Papessa Giovanna

Prima e unica donna Papa oppure mera invenzione?


di Chiara Sacchetti

Quello che stiamo per intraprendere è un racconto al limite fra realtà e fantasia, con pochissime certezze storiche basate su documenti autentici e molte supposizioni spesso prive di un reale fondamento. La storia di una donna diventata Papa, ormai nel lontanissimo Medioevo, è sicuramente affascinante e ricca di un alone di mistero e di curiosità, ma allo stesso tempo porta alla luce molte perplessità e incertezze, dove la documentazione al riguardo si fa scarsa e soprattutto poco attendibile.
Bonifacio Bembo, La Papessa Giovanna su carta dei Tarocchi viscontei

La straordinarietà della storia di Giovanna, mette in evidenza soprattutto come vedremo, quanto l’emancipazione della donna in un epoca come quella medievale, fosse ben lontana e creasse così tanto scandalo tanto da dover essere associata subito ad altrettanta ingiustificata immoralità: una donna Papa che addirittura mette al mondo un bambino in pubblica piazza!
Ma prima di tutto chi era Giovanna? E come sarebbe diventata Papa? Secondo quanto raccontato dalle cronache, la donna risalirebbe all’epoca carolingia e sarebbe nata a Magonza (Germania) da genitori inglesi. Qui si sarebbe innamorata di uno studioso tanto che per seguirlo si sarebbe addirittura vestita da uomo e infiltrata in un mondo, quello della conoscenza, prettamente maschile, dove sarebbe divenuta monaco con il nome di Johannes Anglicus. Divenuta una studiosa di successo, assieme all’amante, si sarebbe successivamente trasferita prima ad Atene, e poi a Roma, dove le sue doti sarebbero arrivate fino alla curia romana. Alla morte di papa Leone IV, sarebbe stata eletta al soglio pontificio dalla folla, con il nome di Giovanni VIII. L’elezione a Papa non avrebbe però concluso la sua relazione con l’amato tanto da restare addirittura incinta. Il 7 aprile 855, durante la processione pasquale che univa la chiesa di san Giovanni in Laterano con San Pietro, nei pressi della basilica di San Clemente, il cavallo su cui stava Giovanna impaurito dalla folla si sarebbe imbizzarrito facendo cadere la donna che presa dalle doglie avrebbe partorito. Trascinata così per le strade di Roma, in mezzo alla gente inferocita Giovanna sarebbe stata lapidata vicino a Ripa Grande e uccisa. Sarebbe stata poi sepolta nel luogo dove era stata scoperta la sua vera identità, una strada che secondo gli storici del tempo, sarebbe stata volutamente evitata nelle processioni successive. Secondo un’altra versione, durante il parto, scoperta, la donna sarebbe stata rinchiusa in un convento, mentre in un’altra ancora esiliata mentre il figlio, cresciuto sano e felice, sarebbe poi divenuto vescovo di Ostia, dove fra l’altro nella basilica di Sant’Aurea Antica sarebbe stato sepolto assieme alla madre.
Papessa Giovanna partorisce in mezzo alla strada durante la processione pasquale
Il parto di Giovanna in mezzo alla strada
Oggi a Roma, nel luogo in cui secondo la leggenda sarebbe accaduto tutto, esiste il Santuario di Papa Giovanna, in via Querceti 27, all’incrocio con via Quattro Santi: nel tabernacolo ivi collocato, possiamo ammirare l’affresco piuttosto rovinato nonostante i numerosi restauri, da cui si può intravedere una Madonna in trono con un bambino. Il dipinto però, è chiaramente anteriore alla storia di Giovanna, e risale verosimilmente all’epoca bizantina, o addirittura antecedente. Interessante notare invece, che il vicolo si chiamasse vicus Papisse, ma non in riferimento alla storia della Papessa, bensì ad una donna Papessa, della famiglia Papa (o Papareschi), che aveva proprietà in zona e una casa di fronte al Tabernacolo. Che la storia di Giovanna sia nata proprio da questo?
Santuario della Papessa in via Querceti a Roma
In ogni caso la leggenda prosegue raccontando che il papa che le succedette, Benedetto III, operò una sorta di damnatio memoriae nei suoi confronti e che di fatto cancellò la storia di Giovanna, condannandola così all’oblio. Da qui sarebbe derivato un curioso rito o prova, in realtà mai svolta, che comprendeva un esame intimo del papa appena eletto e una sedia di porfido, con un foro da cui sarebbe avvenuta una sorta di l’ispezione. In realtà questa sedia, di cui esistono due esemplari, uno ai Musei Vaticani nella sala del Gabinetto delle Maschere e l’altro al Louvre, portato via durante l’invasione francese da Napoleone e mai restituito, risale all’epoca costantiniana e quindi  di molti secoli anteriore alla storia della Papessa. Queste sedie paiono nella realtà essere definibili gestatorie, ossia proprio per partorire, appartenute a donne della famiglia imperiale e da cui deriverebbe il colore rosso tipico riferimento alla regalità; secondo altre fonti  invece, la sedia simboleggia la stessa Madre Chiesa che genera i suoi figli conducendoli alla vita eterna.
Questa incredibile storia nasce dai numerosi cronisti che ci hanno lasciato opere, pur fra molti dubbi e incongruenze: il primo a raccontare di Giovanna, o meglio di una donna senza nome divenuta Papa, fu il domenicano Giovanni de Mailly di Metz nel 1240 nella Chronica Universalis Mettensis. Questi non solo ammette che il nome della Papessa non fu volutamente scritto nella lista dei Pontefici per far passare sotto silenzio l’intera vicenda, ma menziona anche un’iscrizione sulla tomba della donna che così reciterebbe: “PETRE PATER PATRUM PAPISSE PRODITUM PARTO” (Pietro, padre dei padri, proteggi il frutto del parto della Papessa). Qualche anno più tardi anche l’inquisitore e confratello Martino Polono di Troppau nella “Cronaca dei Pontefici e degli Imperatori” ci racconta di una donna divenuta Papessa alla morte di Leone IV (847-855), e che regnò per due anni, sette mesi e quattro giorni. Il domenicano Stefano di Bordone nel De septem donis spiritus sancti, conferma invece l’esistenza dell’epitaffio sulla tomba ma trasporta la storia qualche secolo dopo, e precisamente all’XI secolo seppur con le stesse analogie delle altre versioni.
Il racconto fu poi ripreso dai Francescani Spirituali nel ‘300 in segno di protesta verso le ripetute condanne da parte di papa Giovanni XII (1316-34); poi infine anche dai Luterani che usarono la storia  a riprova della corruzione e della lussuria che a quei tempi padroneggiavano nella Chiesa Cattolica, della quale Giovanna diveniva l’immagine simbolo di una Roma prostituta e sfrenata.
Perfino Boccaccio in una sua opera meno conosciuta come De mulieribus claris (1361-62) parla di Giovanna: tra le 106 donne famose di cui ci racconta, la numero 101 racconta proprio della Papessa il cui vero nome, era appunto Giovanna Angelica che divenne Papa con il nome di Giovanni Anglicus.
Ma ci sarebbero molti altri esempi.
Giovanni Boccaccio, De mulieribus claris, frontespizio
Solo con il 1600 con uno studio vero e critico della vicenda da parte degli storici calvinisti che dimostrarono la mancanza di prove e di fondamento di questa leggenda, la storia di Giovanna fu messa in discussione: fu David Blondel, sacerdote protestante francese nella sua “Dissertazione sulla leggenda della Papessa” a tracciare una serie di motivazioni per la cui l’intera vicenda può ritenersi in realtà falsa. Dopo di lui anche molti altri studiosi confermarono tali dubbi.
Quello che emerge principalmente dalla critica è che la storia di Giovanna sia apparsa quasi improvvisamente nel momento di maggior conflitto fra Impero e Papato, in particolare al momento della morte di Federico II di Svevia, uno dei principali protagonisti di questo contrasto. Ci si chiede se proprio per questo, la figura della Papessa non sia altro che un’invenzione e quindi una satira antipapale che metterebbe in luce, un po’ come avrebbero fatto i luterani, le lussurie vaticane e papali e che da alla donna una posizione preminente rispetto agli uomini con un inganno portato nel cuore stesso della Chiesa.
Esiste anche una leggenda legata a Giovanna e alla cattedrale di Siena. Nel coro del duomo, sopra il colonnato della navata centrale, si possono tuttora ammirare una serie di busti scolpiti fra il 1497 e il 1502 raffiguranti una serie di papi. Racconta un’opera del 1595 che il busto di papa Giovanni VIII fu sostituito con quello di papa Zaccaria per le lamentele di un giurista cattolico rinascimentale che mal tollerava la presenza di un riferimento di tale papa. Che fosse proprio per il riferimento alla Papessa?
Negli ultimi tempi, possiamo invece curiosamente trovare alcune considerazioni e scoperte che avvallerebbero la veridicità della storia. La prima è il ritrovamento, da parte di Micheal Habicht, un archeologo della Flinders University di Adelaide, di antiche monete in argento che avrebbero il conio della Papessa rinvenute in una serie di sepolcreti papali: da una faccia della moneta è raffigurata l’effige dei Franchi che a quel tempo dominavano l’Italia, dall’altro quello del Papa. Inizialmente attribuite tutte al “vero” Giovanni VIII (872-882), le monete, se osservate attentamente, differiscono fra di loro per un monogramma leggermente discorde, in cui le lettere sono posizionate in modo diverso come anche alcuni simboli. Lo studioso ha così pensato che data l’omonimia dei nome dei due papi una appartenesse al Papa ufficiale e l’altra alla Papessa.
Le due monete con le leggerissime differenze di effigi
Pietro Ratto, un professore di Storia e Filosofia oltre che giornalista, ha recentemente scritto il libro, “Le pagine strappate” dove racconta l’incontro con uno studioso che gli avrebbe donato dalla sua collezione personale un libro sfuggito al controllo ecclesiastico operato secoli fa. Dall’approfondito studio di questo manoscritto, comparato anche con lo stesso “censurato”, l’autore racconta, come in una sorta di diario, tutte le scoperte e le tappe che lo hanno portato a capire quanto la storia di Giovanna sia reale ma volutamente censurata nelle versioni ufficiali.
Pietro Ratto, Le pagine strappate, frontespizio
Difficile dire se le prove a supporto dell’autenticità della storia di Giovanna possano bastare a cancellare i numerosi dubbi e incertezze, soprattutto perché non sembrano particolarmente forti e consistenti: le monete discordanti potrebbero verosimilmente essere anche un banale errore di conio, non infrequente anche nei secoli recenti come già ci era dato sapere, e anche il libro sfuggito all’ispezione, non basterebbe (come successo in altri casi con la Chiesa protagonista), a mettere a tacere le varie perplessità in merito, lasciando però un costante alone di dubbio sull’intera vicenda.

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