Prima e unica donna Papa oppure mera invenzione?
di Chiara
Sacchetti
Quello che stiamo per intraprendere è un racconto al limite
fra realtà e fantasia, con pochissime certezze storiche basate su documenti
autentici e molte supposizioni spesso prive di un reale fondamento. La storia
di una donna diventata Papa, ormai nel lontanissimo Medioevo, è sicuramente
affascinante e ricca di un alone di mistero e di curiosità, ma allo stesso
tempo porta alla luce molte perplessità e incertezze, dove la documentazione al
riguardo si fa scarsa e soprattutto poco attendibile.
Bonifacio Bembo, La Papessa Giovanna su carta dei Tarocchi viscontei |
La straordinarietà della storia di Giovanna, mette in evidenza soprattutto come vedremo, quanto l’emancipazione della donna in un epoca come quella medievale, fosse ben lontana e creasse così tanto scandalo tanto da dover essere associata subito ad altrettanta ingiustificata immoralità: una donna Papa che addirittura mette al mondo un bambino in pubblica piazza!
Ma prima di tutto chi era Giovanna? E come sarebbe diventata
Papa? Secondo quanto raccontato dalle cronache, la donna risalirebbe all’epoca
carolingia e sarebbe nata a Magonza (Germania) da genitori inglesi. Qui si sarebbe
innamorata di uno studioso tanto che per seguirlo si sarebbe addirittura
vestita da uomo e infiltrata in un mondo, quello della conoscenza, prettamente
maschile, dove sarebbe divenuta monaco con il nome di Johannes Anglicus. Divenuta
una studiosa di successo, assieme all’amante, si sarebbe successivamente
trasferita prima ad Atene, e poi a Roma, dove le sue doti sarebbero arrivate
fino alla curia romana. Alla morte di papa Leone
IV, sarebbe stata eletta al soglio pontificio dalla folla, con il nome di
Giovanni VIII. L’elezione a Papa non avrebbe però concluso la sua relazione con
l’amato tanto da restare addirittura incinta. Il 7 aprile 855, durante la
processione pasquale che univa la chiesa di san Giovanni in Laterano con San
Pietro, nei pressi della basilica di San Clemente, il cavallo su cui stava
Giovanna impaurito dalla folla si sarebbe imbizzarrito facendo cadere la donna
che presa dalle doglie avrebbe partorito. Trascinata così per le strade di
Roma, in mezzo alla gente inferocita Giovanna sarebbe stata lapidata vicino a
Ripa Grande e uccisa. Sarebbe stata poi sepolta nel luogo dove era stata
scoperta la sua vera identità, una strada che secondo gli storici del tempo,
sarebbe stata volutamente evitata nelle processioni successive. Secondo
un’altra versione, durante il parto, scoperta, la donna sarebbe stata rinchiusa
in un convento, mentre in un’altra ancora esiliata mentre il figlio, cresciuto
sano e felice, sarebbe poi divenuto vescovo di Ostia, dove fra l’altro nella
basilica di Sant’Aurea Antica sarebbe stato sepolto assieme alla madre.
Il parto di Giovanna in mezzo alla strada |
Santuario della Papessa in via Querceti a Roma |
Questa incredibile storia nasce dai numerosi cronisti che ci
hanno lasciato opere, pur fra molti dubbi e incongruenze: il primo a raccontare
di Giovanna, o meglio di una donna senza nome divenuta Papa, fu il domenicano
Giovanni de Mailly di Metz nel 1240 nella Chronica
Universalis Mettensis. Questi non solo ammette che il nome della Papessa
non fu volutamente scritto nella lista dei Pontefici per far passare sotto
silenzio l’intera vicenda, ma menziona anche un’iscrizione sulla tomba della
donna che così reciterebbe: “PETRE PATER PATRUM PAPISSE PRODITUM PARTO”
(Pietro, padre dei padri, proteggi il frutto del parto della Papessa). Qualche
anno più tardi anche l’inquisitore e confratello Martino Polono di Troppau
nella “Cronaca dei Pontefici e degli Imperatori” ci racconta di una donna
divenuta Papessa alla morte di Leone IV (847-855), e che regnò per due anni,
sette mesi e quattro giorni. Il domenicano Stefano di Bordone nel De septem donis spiritus sancti,
conferma invece l’esistenza dell’epitaffio sulla tomba ma trasporta la storia
qualche secolo dopo, e precisamente all’XI secolo seppur con le stesse analogie
delle altre versioni.
Il racconto fu poi ripreso dai Francescani Spirituali nel
‘300 in segno di protesta verso le ripetute condanne da parte di papa Giovanni
XII (1316-34); poi infine anche dai Luterani che usarono la storia a riprova della corruzione e della lussuria
che a quei tempi padroneggiavano nella Chiesa Cattolica, della quale Giovanna
diveniva l’immagine simbolo di una Roma prostituta e sfrenata.
Perfino Boccaccio in una sua opera meno conosciuta come De mulieribus claris (1361-62) parla di
Giovanna: tra le 106 donne famose di cui ci racconta, la numero 101 racconta
proprio della Papessa il cui vero nome, era appunto Giovanna Angelica che
divenne Papa con il nome di Giovanni Anglicus.
Ma ci sarebbero molti altri esempi.
Giovanni Boccaccio, De mulieribus claris, frontespizio |
Quello che emerge principalmente dalla critica è che la
storia di Giovanna sia apparsa quasi improvvisamente nel momento di maggior
conflitto fra Impero e Papato, in particolare al momento della morte di
Federico II di Svevia, uno dei principali protagonisti di questo contrasto. Ci
si chiede se proprio per questo, la figura della Papessa non sia altro che
un’invenzione e quindi una satira antipapale che metterebbe in luce, un po’
come avrebbero fatto i luterani, le lussurie vaticane e papali e che da alla
donna una posizione preminente rispetto agli uomini con un inganno portato nel
cuore stesso della Chiesa.
Esiste anche una leggenda legata a Giovanna e alla cattedrale
di Siena. Nel coro del duomo, sopra il colonnato della navata centrale, si
possono tuttora ammirare una serie di busti scolpiti fra il 1497 e il 1502
raffiguranti una serie di papi. Racconta un’opera del 1595 che il busto di papa
Giovanni VIII fu sostituito con quello di papa Zaccaria per le lamentele di un
giurista cattolico rinascimentale che mal tollerava la presenza di un
riferimento di tale papa. Che fosse proprio per il riferimento alla Papessa?
Negli ultimi tempi, possiamo invece curiosamente trovare
alcune considerazioni e scoperte che avvallerebbero la veridicità della storia.
La prima è il ritrovamento, da parte di Micheal Habicht, un archeologo della
Flinders University di Adelaide, di antiche monete in argento che avrebbero il
conio della Papessa rinvenute in una serie di sepolcreti papali: da una faccia
della moneta è raffigurata l’effige dei Franchi che a quel tempo dominavano
l’Italia, dall’altro quello del Papa. Inizialmente attribuite tutte al “vero”
Giovanni VIII (872-882), le monete, se osservate attentamente, differiscono fra
di loro per un monogramma leggermente discorde, in cui le lettere sono
posizionate in modo diverso come anche alcuni simboli. Lo studioso ha così
pensato che data l’omonimia dei nome dei due papi una appartenesse al Papa
ufficiale e l’altra alla Papessa.
Le due monete con le leggerissime differenze di effigi |
Pietro Ratto, Le pagine strappate, frontespizio |
Molto ben fatto....anche se per spazio e tempo limitato
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